William Ernest Henley, Invictus. (Henley rimase vittima del morbo di Pott, che a 17 anni lo costrinse all'amputazione di una gamba. Nonostante ciò, non si perse d’animo, continuò i suoi studi e divenne poeta, giornalista ed editore. Visse fino all’età di 54 anni, seppur con una protesi artificiale. La poesia Invictus fu scritta proprio sul letto di un ospedale nel 1875.)
Ringrazio gli dei qualunque essi siano
Per la mia indomabile anima.
Nella stretta morsa delle avversità
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
Incombe solo l'orrore delle ombre.
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
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