giovedì 24 febbraio 2022

Il discorso di re Giorgio VI, del 3 settembre 1939



Il celebre discorso di re Giorgio VI, tenuto in occasione dell’entrata in guerra del Regno Unito contro la Germania il 3 settembre 1939, che fu trasmesso in tutte le abitazioni dei cittadini inglesi. In quell’occasione il sovrano riuscì controllare con successo la sua balbuzie Giorgio VI il 3 settembre 1939 sulla partecipazione della Gran Bretagna alla seconda guerra mondiale

https://video.repubblica.it/mondo/il-discorso-di-re-giorgio-vi-del-3-settembre-1939/364358/364915


E da lì in poi ai successivi discorsi radiofonici attraverso i quali il re saprà conquistarsi la stima e l’affetto dei suoi sudditi, tenendo sempre alto il loro morale. Il balbettio pian piano sfumerà, trasformandosi in voce, una voce in grado di costruire l’immagine autorevole di un sovrano che sarà il simbolo della resistenza nazionale. 

https://unaparolaalgiorno.it/articoli/le-parole-del-cinema/il-discorso-del-re-28

In quest’ora grave, forse la più fatidica della nostra storia, inviò a ogni famiglia della mia gente, sia in patria che all’estero, questo messaggio, espresso con la stessa profondità di sentimento ad ognuno di voi, come se fossi in grado di varcare la soglia di casa vostra e parlarvi di persona.


Il compito non sarà facile. Ci potranno essere giorni bui davanti a noi, e la guerra non si limiterà al campo di battaglia,  ma possiamo fare solo il giusto, come vediamo il giusto.


Più e più volte, abbiamo cercato di trovare una via pacifica per risolvere le differenze tra noi e quelle che ora sono nostri nemici, ma è stato invano


se prevalessero i principi dei nostri avversari, i popoli del mondo saranno mantenuti in schiavitù della paura, e tutte le speranze di pace stabile e della sicurezza, di giustizia e libertà, tra le nazioni, sarebbe finita.


Siamo stati costretti in un conflitto, perché siamo chiamati, … ad affrontare la sfida di un principio che, se dovesse prevalere, sarebbe fatale … Si tratta di un principio che consente a uno Stato … di ignorare i trattati e le promesse solenni, che sancisce l’uso della forza …  contro la sovranità e l’indipendenza di altri Stati.   Tale principio, spogliato di ogni travestimento, è sicuramente la semplice dottrina primitiva che la forza è diritto e se dovesse affermarsi nel mondo, la libertà del nostro paese e di tutto il Commonwealth sarebbe in pericolo. Questa è la posta in gioco. Per amore di tutto quello che ci è caro, è impensabile che possiamo rifiutare tale sfida».

https://www.davantiatutti.it/giorgio-vi-parla-al-pubblico-il-discorso-che-annuncia-la-guerra/



mercoledì 9 febbraio 2022

Rinaldo Küfferle GHIRLANDA (da: Poesie scelte, Bocca, Milano-Roma, 1954)






http://www.superzeko.net/poetry/RinaldoKufferleGhirlanda.html


Con Una breve premessa e UNA RACCOLTA DEI DATI BIOBIBLIOGRAFICI RELATIVI A RINALDO KÜFFERLE.  e   STUDI SU KÜFFERLE

a cura di Dario Chioli 


GHIRLANDA

1.

Mentre tu crei, si celebra un mistero:

ogni ricordo, ogni presagio tace.

In chiuso cerchio gli attimi ristanno.


T'affisi là, dove l'umano affanno

è ricomposta, angelicata pace,

né più dei sensi langui prigioniero.


Fulgore insostenibile s'espande

e fluttua senza fondo e senza riva

al vertice dell'anima. La grande

luce s'addensa in una forma viva.


2.

Luce s'addensa in una forma viva

che infaticabilmente si trasmuta

e d'una in altra se stessa deriva.


La configurano incorporei gesti

d'artefici nascosti alla veduta

effimera. Non forse erano questi


i doni che al superstite promise

chi fra le stelle risalì leggiero?

Trascolora la luce in mille guise,

risuona, e si rifrange nel pensiero.


3.

Risuona, e si rifrange nel pensiero

la sostanza dell'opera nascente,

ancor sospesa fra la terra e il cielo:


meraviglioso fiore senza stelo,

dei tuoi giorni sofferti redolente

e di più alta vita messaggiero.


In te, uomo, si specchia il tuo passato

deterso già, quale agli Dei risulta,

e l'avvenire tuo prefigurato.

Epifania della bellezza occulta!


4.

Epifania della bellezza occulta

e della verità consolatrice!

Ne risfavilla l'anima e n'esulta.


Dolse pur dianzi in ogni cicatrice

la sua vita, avventandosi inconsulta

contro la sorte che ora benedice.


Le è reso in una gioia senza nome

il patimento, il verno in gloria estiva.

Lo spirito ora in lei s'accende come

raggio di sole in pura acqua sorgiva.


5.

Raggio di sole in pura acqua sorgiva

è il tremolio dell'ispirata forma

nel giuoco dei riverberi cangianti.


Puoi, contemplandola, ai fantasmi erranti

durevolmente imprimere la norma

della natura e far che il sogno viva.


Cosi il poeta la superna luce

nel chiuso tabernacolo consulta,

astro che nella buia anima luce,

pria che nel verso orma d'eterno sculta.


6.

Pria che nel verso orma d'eterno sculta

sia la sonora immagine apparita,

e l'anima, di sé fatta più adulta,


dal creatore spirito investita,

abbia dal grembo della zolla inculta

disprigionato il brio d'una fiorita,


vertiginosamente t'abbarbaglia

il vortice del lume sovrumano,

e mentre il folgorio gli occhi travaglia,

a volte, esita incerta la tua mano.


7.

A volte, esita incerta la tua mano

sulle corde ancor mute, e a quando a quando

ne dissuggella un preludiare vano.


Ruotano in alto melodie possenti,

e tu gemi, qual tronco venerando

sotto la furia giovane dei venti.


Intenso più che mai vibra nel cielo

del tuo concavo petto lo splendore,

ma te l'offusca un tempestoso velo:

oscure nebbie salgono dal cuore.


8.

Oscure nebbie salgono dal cuore,

commiste a cupe fiamme, a verdi lampi,

e tutto intorno ingombran l'orizzonte.


Fra il paradiso e te crollato è il ponte;

nei tumuli e nei rovi solo inciampi,

della tristezza tua vendemmiatore.


Speranze folli e sterili rimpianti

ti son risposta all'anelare umano.

O interminate, in nostalgia di canti,

notti d'attesa al bivio antelucano!


9.

Notti d'attesa al bivio antelucano,

passi perduti sopra ignote strade,

foreste che nereggiano lontano.


Uccelli strambi dagl'infausti lagni,

bagliore di meteora che cade

senza turbare il sonno degli stagni.


Un brivido ti serpe dentro l'ossa,

e sulle labbra la parola muore.

Di nuovo il sole i culmini, ecco, arrossa:

grazia su grazia nelle sacre aurore!


10.

Grazia su grazia nelle sacre aurore

largiscono al poeta gli Dei buoni:

l'oscurità s'illumina d'amore!


Torna a raggiare nel pensiero terso

l'iridescente forma in mille suoni,

e un'eco tu ne incanti ora nel verso.


Sul palpito del cuore e sopra l'onda

del tuo respiro lo scandisci intiero,

e fai che all'arte verità risponda.

Mentre tu crei, si celebra un mistero.


11.

Mentre tu crei, si celebra un mistero:

luce s'addensa in una forma viva,

risuona, e si rifrange nel pensiero.


Epifania della bellezza occulta!

Raggio di sole in pura acqua sorgiva,

pria che nel verso orma d'eterno sculta.


A volte, esita incerta la tua mano,

oscure nebbie salgono dal cuore.

Notti d'attesa al bivio antelucano,

grazia su grazia nelle sacre aurore!


  

Da " Lawrence Lessig Cultura libera: un equilibrio fra anarchia e controllo, contro l'estremismo della proprietà intellettuale "


https://www.dir.uniupo.it/pluginfile.php/140526/mod_resource/content/0/lessig_cultura_libera.pdf

"All'epoca in cui i fratelli Wright inventarono l'aeroplano, la legislazione americana sosteneva che il proprietario di un terreno ne possedeva di conseguenza non soltanto la superficie, ma tutta la terra al di sotto, fino al centro della terra, e tutto lo spazio al di sopra, “fino a un'estensione indefinita, verso l'alto”(4). Per molti anni, gli studiosi si erano chiesti come interpretare correttamente l'idea che i diritti sulla terra potessero estendersi fino al cielo. Ciò significava forse che si possedevano anche le stelle? Si potevano denunciare le oche per le continue e volontarie violazioni?

Poi arrivarono gli aeroplani, e per la prima volta questo principio della legislazione americana - profondamente innestato nella tradizione, e riconosciuto da gran parte dei maggiori studiosi di diritto del passato - divenne importante. Se il mio terreno arriva fino al cielo, che cosa succede quando la United ci vola sopra? Ho il diritto di vietarne il passaggio sulla mia proprietà? Mi è consentito firmare una licenza esclusiva con Delta Airlines? Possiamo organizzare un'asta pubblica per decidere il valore di tali diritti?

Nel 1945, queste domande divennero un caso federale. Quando Thomas Lee e Tinie Causby, contadini del North Carolina, iniziarono a perdere i polli a causa dei voli a bassa quota degli aerei militari (sembra che i polli volassero terrorizzati contro le pareti del granaio e morissero), i Causby sporsero denuncia sostenendo che il governo violava illegalmente la loro proprietà terriera. Gli aeroplani, naturalmente, non toccavano mai la superficie del terreno dei Causby. Ma se, come avevano sostenuto Blackstone, Kent e Coke, la proprietà raggiungeva “un'estensione indefinita, verso l'alto”, allora il governo stava violando tale proprietà, e i coniugi Causby volevano impedirlo.

4 St. George Tucker, Blackstone's Commentaries 3, South Hackensack, N.J., Rothman Reprints, 1969, p. 18.


La Corte Suprema accettò di esaminare il caso. Il Congresso aveva dichiarato pubbliche le strade dell'aria, ma se la proprietà di qualcuno si estendeva veramente fino al cielo, allora la dichiarazione del Congresso avrebbe ben potuto configurarsi come una “appropriazione” incostituzionale della proprietà senza compenso. La Corte riconobbe che “esiste un'antica dottrina secondo cui nel diritto consuetudinario, o sistema giuridico a ‘common law' 5, la proprietà di un terreno si estende fino alla periferia dell'universo”. Ma il giudice Douglas non aveva molta soggezione verso le antiche dottrine. In unico paragrafo, vennero cancellati centinaia di anni di leggi sulla proprietà. Così scrisse Douglas a nome della Corte:

[Tale] dottrina non ha spazio nel mondo moderno. L'aria è un'autostrada pubblica, come ha dichiarato il Congresso. Se ciò non fosse vero, ogni volo transcontinentale sarebbe soggetto a infinite denunce per violazione di proprietà. Il senso comune si ribellerebbe all'idea. Il riconoscimento di simili istanze private nei confronti dello spazio aereo intaserebbe queste autostrade, interferendo seriamente con il loro controllo e sviluppo nell'interesse pubblico, e trasferirebbe alla proprietà privata ciò su cui soltanto il pubblico può vantare diritti.6

“Il senso comune si ribellerebbe all'idea.”

È così che normalmente funziona la legge. Spesso in modo meno brutale o intollerante, ma in definitiva è così che funziona. Lo stile di Douglas non dava adito a esitazioni. Altri giudici avrebbero blaterato per pagine intere prima di raggiungere la conclusione che Douglas racchiude in una sola riga: “Il senso comune si ribellerebbe all'idea”. Ma che occupi intere pagine o si risolva in poche parole, lo spirito peculiare del sistema di diritto consuetudinario, com'è il nostro, è che la legge si adegua alle tecnologie dell'epoca. E mentre vi si adegua, cambia. Concetti che erano solidi come roccia in un'epoca si riducono in polvere in un'altra."

martedì 8 febbraio 2022

Sara Cassandra: Gentile Professoressa la sua assenza coesiste con la sua presenza.






Gentile professoressa,

io non saprei esattamente come, ecco, diciamo che io non so come introdurre tutto questo. Mi perdoni, probabilmente mi sta già riconoscendo dallo stile esitante. Oggi i miei genitori me l'hanno detto, lei può immaginare che cosa, e adesso lo sappiamo proprio tutti, ha inviato una segnalazione per le mie numerose assenze, e io volevo dirle che ha fatto bene, dico davvero, è il suo dovere. 

Però anch'io sento un dovere in espansione che mi trascina a parlare delle sue assenze, della sua assenza. Vede professoressa, io temo che la differenza fra la mia assenza e la sua assenza è che la sua assenza è autosabotata per definizione. Perché è un'assenza che coesiste con la sua presenza. 

Mi spiego meglio. 

Io non ci sono e non ci sono. 

Lei invece c'è e non c'è. Capisce?

Conservo ancora il ricordo della sua prima assenza, lei se ne stava lì, di fronte a me (presente) eppure non era mai stata tanto assente. Io me ne stavo lì, di fronte a lei (presente) eppure la mia presenza non la riguardava. Non la sto accusando, mi creda, non intenzionalmente, tutto questo è soltanto per dirle che io ho cominciato ad assentarmi imparando dalla sua assenza. 

Lei poteva salvarmi. Perché non mi ha salvato? Perché non mi ha tirato fuori da quelle grinfie feroci? Dio, ero circondato da mostri non addomesticati, mostri senza destrezza, incapaci a fermarsi, un bestiario ubriaco tutto perso in un delirio di movimenti neonatali, io me li ricordo, che muovevano i loro primi passi con uno sgambettare ridicolo e con uno scalciare scoordinato. È veramente così, è come le dico, quando morivano alla loro natura di esseri umani e si facevano nascituri dal grembo del mostro, loro imparavano subito il mestiere di saltare, e saltavano proprio sopra ai miei compiti, sui miei fogli scritti, a cui immensamente avevo faticato, nel mio affanno di pensieri e parole - pensieri e parole, professoressa - loro ci saltavano sopra, e lasciavano sul foglio una disgustosa impronta di terriccio secco che sapeva ancora di pioggia. E lei ci può giurare, li conservo ancora negli occhi, quei timbri di scarpe moleste, macchie opache che rievocano le forme spezzate e asimmetriche delle suole. A dirla tutta, qualche volta ho avuto la sensazione che non fossero nemmeno impronte vere, ma che fossi io stesso a proiettare l'idea del mio disgusto con gli occhi, a solidificare il mio disgusto in un alone scuro sulla chiarità del foglio. Professoressa, ero così spaventato dall'esistenza di quei mostri, che preferivo sentirmi io stesso il mostro. 

Mi stavo assumendo l'estrema colpa della loro mostruosità. Riesce a immaginare? 

Cominciai ad assentarmi all'inizio del primo trimestre, quando la mattina mi guardavo allo specchio e mi incolpavo per i miei lineamenti sottili e delicati, che vedevo contrastare con il mio essere maschio. Credevo che la conformazione del mio volto attivasse l'ira delle persone, come se io avessi un tipo di segnaletica facciale capace di ricordare qualche paura ancestrale e primitiva, forse inconscia, nei bulli. Magari mi attaccavano perché vedevano in me un nemico remoto, fosse anche il volto di un antico angelo troppo buono per essere amato, che stava impiantato nei circuiti genetici della memoria collettiva. Sa, quando andavo a raccogliere i miei fogli rovinati a terra, e cercavo di ricucire qualche parola, mi persuadevo del fatto che i bulli detestavano l'azione di produrre pensieri. Mi dicevo che quell'atto di bullismo non era che una maniera di saltare sui loro stessi pensieri inespressi. Come a dire: se io non posso pensare i tuoi pensieri prima di te, neanche tu dovrai pensare quei pensieri; se io non posseggo i tuoi pensieri prima di te, tu dovrai smettere subito di possedere i tuoi pensieri. Era come se vedessero il mio pensiero come una porzione di vita che a loro mancava. E allora oscuravano il mio pensiero con un salto stordito. E macchiavano le mie parole. Che dovevano diventare le sue parole. Perché erano destinate a lei, professoressa. Erano i miei compiti per lei, quelle parole sciupate. 

Ma lei dov'era? Ha detto ai miei genitori che ho fatto troppe assenze. È vero, lo so, io stavo scappando. Ma le sue assenze? Io non posso dimenticarle, quelle. Non dimentico la sua assenza di attenzione quando avrebbe dovuto osservarli. Non dimentico la sua assenza di parole quando avrebbe dovuto tacerli. Non dimentico la sua assenza di gesti quando avrebbe dovuto fermarli.


Sara Cassandra 


giovedì 3 febbraio 2022

Elogio dell’imperfezione è un libro che ripercorre la vita di Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012)



Elogio dell’imperfezione è un libro che ripercorre la vita di Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012). Levi-Montalcini, neurologa, accademica e senatrice a vita italiana, Premio Nobel per la medicina nel 1986, narra la sua esperienza umana e scientifica, i suoi successi e gli insuccessi professionali quasi come fosse un po’ un bilancio della sua vita.

E’ importante riconoscere i propri errori, sostiene la neuro-scienziata, capirli, studiarli per favorire così il progresso scientifico. L’imperfezione è un momento imprescindibile al raggiungimento della meta ed è così consona alla natura umana che merita perciò un elogio.

Tra le pagine della sua vita, l’autrice dedica ampio spazio alla scoperta del Nerve growth factor (NGF), agli studi che le hanno consentito di ricevere il Premio Nobel per la Medicina e agli anni bui del regime nazista. Ma racconta anche del suo ambiente natale, delle difficoltà che incontrò come donna nell’ intraprendere gli studi, difficoltà a cui lei si è poi ribellata con determinazione.
Narra inoltre l’esperienza della terribile guerra e del suo periodo vissuto negli Stati Uniti.
Il ritorno di Levi-Montalcini in Italia avviene per un ambizioso progetto di dar vita ad un’unità di ricerca nel Paese, convenzionata con la Washington University, presso la quale avrebbe continuato a tenere il corso semestrale di neurobiologia ma avviene anche per il suo desiderio di riavvicinarsi alla famiglia.

Molto coinvolgente la parte in cui racconta il lutto per la morte della madre. Non tralascia inoltre di raccontare le difficoltà nel dirigere un istituto di ricerca in Italia che è la sua ennesima sfida.
Molto toccante anche l’apostrofe al noto autore di “Se questo è un uomo”, Primo Levi.

Serena Fuart



****

"Sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l’animo, e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi."


Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di volta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato (…) di conciliare due aspirazioni inconciliabili, secondo il grande poeta Yeats: “Perfection of the life, or of the work”. Così facendo, e secondo le sue predizioni, ho realizzato quello che si può definire “inperfection of the life and of the work”. Il fatto che l’attività, svolta in modo così imperfetto, sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l’imperfezione nell’eseguire il compito (…) sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione. (Rita Levi Montalcini)


Considerando in retrospettiva il mio lungo percorso, quello di coetanei e colleghi, (…) credo di poter affermare che, nella ricerca scientifica, nè il grado d’intelligenza, nè la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. Nell’una e nell’altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e più acuti, non affronterebbero.”


„In questo lungo periodo gli incontri «veri» sono stati del tutto casuali e imprevedibili, e come tali sono impressi nella mia memoria non avendo mai avuto l'abitudine, né me ne pento, di scrivere appunti e di redigere un diario. Se infatti la memoria non ha registrato in modo indelebile un evento, è inutile e superfluo tentare di farlo rivivere attraverso la documentazione scritta.“

„È venuta a cadere – come prospetta il noto neurobiologo Gunther Stent – l'ipotesi che la creatività che si manifesta in campo scientifico, e consiste nella facoltà di scoprire nuovi fenomeni e leggi di natura universale, differisca da quella espressa nelle opere d'arte.“





mercoledì 2 febbraio 2022

Il Signor Carlo e il fantasma di Umberto Eco



Il vero male del mondo - disse Carlo al fantasma di Umberto Eco - è uno e uno soltanto: l'ignoranza!".

"In realtà è la semi-ignoranza" chiosò il professore.

"Che intendi dire?"

"Intendo dire che una sana e completa ignoranza non crea danni. Ad esempio, quando ero in vita e vivevo nella mia casa di Milano, non ne sapevo nulla di impianti elettrici ed ero del tutto privo di nozioni sull'argomento. Perciò, consapevole della cosa, mi affidavo completamente al mio elettricista. Questo perché l'ignoranza totale è accompagnata anche dal timoroso rispetto dell'argomento ignorato, e di conseguenza dall'umiltà. Se invece avessi letto al tempo due o tre manuali e, convinto di aver assimilato il sapere, mi fossi messo in testa di farmi l'impianto elettrico da solo, probabilmente avrei dato fuoco alla mia biblioteca di inestimabile valore".

"Quindi mi stai dicendo che una conoscenza approssimativa è più dannosa rispetto a una totale ignoranza?"

"Esattamente, soprattutto se associata ad un'altra caratteristica molto comune"

"Sarebbe?"

"La coglionaggine"



https://www.facebook.com/vitadicarlo/posts/155627993335299


https://www.facebook.com/mvilardo/posts/10223462203135373