lunedì 19 dicembre 2022

Nelle librerie di famiglia due libri del mio papà(+1979) .


La pace come dimensione dello spirito 

Atti del Convegno di studio tenutosi a Roma nei giorni 26 e 27 maggio 1967. A cura del Comitato Cattolico Docenti Universitari. COLLANA: Temi e discussioni.

BOLOGNA, Ed. IL MULINO, 1967



PER UN MODELLO MODERNO DI LIBERALISMO PROPRIO DEGLI ANNI SETTANTA.:

Armando Frumento 

Editore: Fondazione Einaudi,, Roma, 1970


mercoledì 14 dicembre 2022

Nelle librerie di famiglia. tre libri della nostra nipotina



Das Meermädchen-Internat: Ein Delfin fürs Leben

Wie glitzerwasserschön sind wahre Freunde! Alarm im Meermädchen-Internat: Alani ist verschwunden! Niemand weiß, wo sie steckt. Selbst ihre beste Freundin Tay nicht, die sorgenvoll in Korallenkrone auf sie wartet. Doch einer weiß es: der geheimnisvolle Delfin Finn. Alani wurde entführt, und er kennt den Weg zum Palast, in den sie gesperrt wurde. Gegen einen cleveren Delfin hat auch ein zwielichtiger Entführer keine Chance. Und so wird Alani dank Finn gerettet. Der 3. Band der Unterwasserwelt-Serie: Das perfekte Mädchenbuch, das zum Träumen einlädt!

Quanto è bella l'acqua scintillante dei veri amici! Allarme nel collegio Meermädchen: Alani è scomparsa! Nessuno sa dove sia. Nemmeno la sua migliore amica Tay, che la sta aspettando con ansia a Coral Crown. Ma una persona sì: il misterioso delfino Finn. Alani è stata rapita e lui conosce la strada per raggiungere il palazzo dove è stata rinchiusa. Anche un losco rapitore non ha alcuna possibilità contro un abile delfino. E così, grazie a Finn, Alani viene salvata. Il terzo volume della serie Mondo sommerso: il libro per ragazze perfetto che invita a sognare!

Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)







Un libro di narrativa illustrato per bambini dai 9 anni, perfetto per gli amanti dei misteri e per chi è in cerca di avventure. Un libro che, attraverso una storia fantastica, tratta tematiche profonde e centrali nel mondo di oggi, come il bullismo, la paura e il coraggio. Che cosa si trova in una biblioteca normale? Libri ordinati e ben sistemati sugli scaffali, lettori silenziosi e roditori discreti. Eliott, invece, scopre un esercito di topi meccanici, un direttore rockettaro tatuato e libri straordinari. Gli passerà tra le mani anche una misteriosa guida per la sopravvivenza, che forse gli tornerà utile...


Le Fiabe russe (russo: Народные Русские Сказки) sono una collezione di 640 storie russe, raccolte da Aleksandr Afanas'ev e pubblicate tra il 1855 e il 1863. Si tratta probabilmente della più grande raccolta di fiabe che sia stata compilata da una sola persona





domenica 11 dicembre 2022

Riordino delle librerie del pensionato e della moglie




Giappone, fine Ottocento. Yuko, diciassettenne ribelle, lascia la famiglia per diventare poeta. Ma la sua poesia, dedicata interamente alla neve, è troppo bianca, e per imparare a darle colore Yuko deve seguire gli insegnamenti del vecchio poeta Saseki, ormai divenuto cieco. Saseki, attraverso il racconto della sua passione per Neve, una ragazza bellissima venuta dall'Europa e scomparsa mentre cercava di attraversare un precipizio sospesa su una fune, insegna a Yuko la forza e la potenza dell'amore. E con questo insegnamento Yuko diverrà non solo un grande poeta ma - cosa più importante - un essere umano capace di amore.


un giovane ragazzo di nome Yuko (ma quanto mi piacciono i nomi giapponesi) che vuole diventare un poeta, suo padre un giorno quando compì diciassette anni gli chiese cosa volesse fare, perché da diverse generazioni i membri della famiglia Akita si dividevano tra religione e esercito, ma lui non interessava ne uno ne l’altro, lui voleva essere un semplice poeta, un poeta di poesie che cantano lo splendore e la bianchezza della neve. Poi il padre gli disse:
“La poesia non è un mestiere. È un passatempo. Le poesie sono acqua che scorre. Come questo fiume.”

Yuko tuffò lo sguardo nell’acqua silenziosa e lesta.

Poi si voltò verso il padre e disse:

“È esattamente quello che voglio fare. Imparare a guardare il tempo che scorre.”



notizie su. Maxence Fermine


Dopo aver trascorso parte della sua infanzia a Grenoble, si trasferisce a Parigi, vivendovi per 13 anni. Riesce a iscriversi alla facoltà di Lettere per un anno, poi decide di partire per l'Africa, per lavorare in un ufficio in Tunisia. Dopo il successo di Neve (tradotto in 17 lingue), si è dedicato completamente alla scrittura di romanzi. Attualmente vive in Savoia con la sua famiglia e lavora dal 2010 come reporter per l'Alpes Magazine.

mercoledì 7 dicembre 2022

Testi di Antica Filosofia ( non di filosoia antica) nelle librerie del pensionato e della. moglie





Armando Carlini - Avviamento alla Filosofia - Ed. Sansoni 1937




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Nelle librerie del pensionato e della moglie.. è presente un noto falso editoriale ,a suo tempo di grande impatto

Il celebre falso: Enrico Berlinguer- Lettere agli eretici-Einaudi Nuovo Politecnico- 1977



Lettere agli Eretici, Epistolario con i dirigenti della nuova sinistra italiana è un celebre falso editoriale del 1977 (attribuito a Pierfranco Ghisleni). L’autore si firma Enrico Berlinguer e pubblica un falso numero 99 della collana Nuovo Politecnico di Einaudi.

Sono otto lettere apocrife di Enrico Berlinguer ad alcuni dirigenti della nuova sinistra italiana, Marco Pannella, Goffredo Fofi, Adele Faccio, Angelo Pezzana, Andrea Valcarenghi, Antonio Negri, X e “indiani metropolitani”, … propongono alla riflessione pubblica le modalità possibili di gestione del potere nella realtà italiana degli anni ’70. Le lettere sono precedute da una Presentazione (altrettanto falsa) dell’editore Giulio Einaudi.


SUCCESSIVAMENTE 

Il Caso Berlinguer e la Casa Einaudi 1977 è la risposta dell’autore anonimo delle Lettere a Giulio Bollati, direttore di Tuttolibri che si affannava a costruire un identikit del falsario…

Straordinario nella risposta  dell'autore anonimo a Giulio Bollati il seguente passaggio

"Come tanti diligenti scolaretti di teologia, voi vi ponete, di fronte alle birbonate che vi gioca la realtà, che non capite, questa maliziosa e ricorrente questione metafisica. Tutto ciò che sfida le vostre certezze progressiste dev'essere immediatamente ricondotto ai minimi termini di questo dilemma: " di destra " o " di sinistra "? E, sotto la mannaia della vostra critica senza concessioni, la risposta, che precede sempre la domanda, è sempre la stessa: " di destra ". A vostra attenuante, va detto che è lungi da voi progressisti non solo la pretesa di avere qualche apparenza di ragione che giustifichi la conclusione, ma non v'importa nemmeno di simulare un ragionamento; ciò che importa è la conclusione, che è: " di destra ". Poiché questa magica formula è l'unica capace di rassicurare la vostra falsa coscienza, e poiché la vostra cattiva coscienza non domanda altro che di essere rassicurata, voi non esitate a pronunciarla ogni-qualvolta la realtà vi inquieta;

le due lettere  si riscontrano al seguente link




Al seguente link si può scaricare senza oneri l'intero libro 







martedì 6 dicembre 2022

Dalle librerie di famiglia del pensionato. (James Hillman. Romano Màdera.-- Karl Popper)


 Il potere. Come usarlo con intelligenza


Rizzoli Editore  anno 2002 


Che cosa è il potere? O, meglio, a quale idea di potere siamo abituati? Potere come prestigio e come possibilità di disporre (delle cose e delle persone) o potere per vivere e aiutare a vivere meglio?
James Hillman, filosofo e psicanalista, analizza in questo libro le varie forme che assume il potere nella società e nella nostra vita per portare alla luce le sue manifestazioni, consapevoli o inconsce.
Oggi l’economia e la tecnica detengono il potere assoluto e gli elementi sui quali esso si sostiene (il commercio, il prodotto, la proprietà, il valore, il denaro, il profitto) pongono esigenze, dettano ritmi, guidano i nostri pensieri.
Gli stessi elementi si strutturano e prendono corpo in una”fenomenologia del potere” che mette in azione il prestigio, l’esibizionismo, l’ambizione, l’ascendente, il veto, il carisma….
Ma secondo Hillman esiste un’altra e diversa possibilità di “avere potere” e di utilizzarlo.

Esiste una prospettiva, nel mondo del lavoro, degli affari, dell’economia, che può trasformare il potere da chiave di autoaffermazione in possibilità di apprendimento, di relazione, di crescita armonica, servizio, manutenzione e desiderio di accostarsi alla perfezione. Esiste il potere di ridare equilibrio alle scelte, di esprimere giustizia nei confronti delle persone e delle cose, di promuovere la bellezza, di diffondere amore, di persuadere senza doversi imporre, di esprimere carisma senza necessariamente essere o diventare famosi, di acquisire prestigio senza inganno e mistificazione, di guidare senza intimorire (e rinunciando al sottile piacere che l’incutere timore ci dà).

Poiché esistono molti modi per esercitare il potere, Hillman parla di “poteri”, al plurale. E quello che, nelle ultime pagine del libro, dichiara essere il più importante di tutti è il potere delle idee.
“La stessa cosa vale per il profitto – continua Hillman. Basta trasformare la “o” di profitto in una “i”, il profitto non soltanto per i soci e gli azionisti. Il monoteismo del profitto può essere allentato in modo da dare spazio ad altre forme di proficuità: proficuo per la continuità a lungo termine della vita e delle generazioni future, proficuo per il piacere e per la bellezza del bene comune, proficuo per lo spirito”. E’ l’idea stessa del profitto che deve essere pluralizzata”.
Un libro, questo, che non si legge d’un fiato, ma che esige riflessioni, disponibilità a pensare, ad approfondire, a rivedere paradigmi consolidati. Per chi vuole, un serio esame di coscienza.


http://www.trainingmeta.it/approfondimenti/il-potere-come-usarlo-con-intelligenza-di-james-hillman/ 


L Animale Visionario Elogio Del Radicalismo

di Romano Màdera.   Il Saggiatore, 1999

Che la particolarità dell'uomo sia di dover prendere posizione su se stesso è una delle tesi di Gehlen che Romano Madera certamente condivide. "Secondo le decisioni implicite in tale interpretazione, si rendono visibili o invece si occultano determinati compiti" (Arnold Gehlen, L'uomo, Feltrinelli, 1990).Ma da dove partire, però? Sempre dando retta a Gehlen - alla cui diffusione in Italia Romano Madera ha certamente contribuito -, finora l'uomo ha interpretato se stesso o partendo da Dio (posizione metafisica) o partendo dall'animale (evoluzionismo classico). Si tratta ora di provare a interpretare l'uomo partendo dall'uomo stesso.Madera, da buon junghiano, riprende e modifica: partire da sé, dalla propria variabile individuale. E "sé", in questo caso, significa: dalla propria condizione di naufraghi, di uomini e di donne travolti dal grande naufragio della società moderna e di quel tratto di modernità che è stato il movimento operaio e comunista. "Ora il punto non è che il re sia nudo - nota l'autore del prologo -, è che il re non c'è: il comandante è nessuno, Nessuno è il grande timoniere, e la tempesta non cala.Il disordine arriva fino al cielo, la situazione è pessima".L'espressione "Il comandante Nessuno" deriva da Marx, che è stato uno dei grandi interlocutori di Madera, bibliograficamente già dal primo libro (Identità e feticismo, Miozzi, 1977); è il comando anonimo delle leggi del capitalismo globale, del capitalismo - come usa esprimersi l'autore - "giunto a se stesso".Marx, già nel Manifesto del Partito comunista, associava l'eventuale sconfitta del movimento socialista - la così detta "barbarie" - alla rovina di tutte le classi in lotta. "Domina un'esteriorizzazione scompensata, che lascia la maggior parte dell'umanità in un'ignoranza quasi totale delle tecniche che le consentono di sopravvivere.Un idiotismo unilateralmente consumistico si impadronisce delle masse", riassume Madera, non senza aver prima ricordato, a mo' di promemoria, che il 20% della popolazione mondiale dispone dell'83% del reddito, e che al miliardo delle persone più povere resta l'1,4% delle risorse, con una tendenza, dagli anni settanta ad oggi, al progressivo peggioramento.

Se questa è la diagnosi, ragionevolmente apocalittica, la via d'uscita, per Madera, comincia dall'individuo, dal lavoro di ognuno su di sé."Per ricominciare dopo il naufragio si deve innanzitutto revocare la scomunica del pensiero mitico-utopico che ha segnato, fin dalla nascita, il grosso del marxismo".Il pensiero mitico-utopico, cioè il simbolismo del profondo, così pesantemente trascurato dal marxismo in nome della razionalità scientifica, è invece alla base del metodo proposto dal libro, la "comprensione biografica" - un cominciare da sé (e non a caso il libro, a mo' di scala, si conclude proprio con un frammento di autobiografia) scoprendo in se stessi l'interconnessione globale con gli altri e con la natura che, oggi più di un tempo, ci caratterizza.Passare, come suggerisce Madera, dall'utopia all'eutopia significa, in questo senso, passare dal non luogo che, gehlenianamente, è la costante antropologica su cui si basa la cultura umana al "buon luogo" che fondi una prassi e una cultura della tolleranza e dell'amore.La dimensione del pensiero di Madera, come si vede, è di quelle totalizzanti.La monografia su Jung (Carl Gustav Jung.Biografia e teoria, Bruno Mondadori, 1998) era stata un'eccezione: la tendenza di Madera è senz'altro verso l'onnicomprensività dei fatti umani.È questo che lo porta a valorizzare le componenti del sacro e dell'apertura a Dio come costanti antropologiche essenziali.






Karl Popper. Contro Hegel   Armando Editore  1997

In questo libro sono state raccolti gli scritti di Popper contro il pensiero Hegeliano. Sono pagine di grande violenza verbale e di notevole forza teorica. Popper accusa Hegel di essere la fonte di tutto lo storicismo contemporaneo" e sostiene che il suo successo segnò l'inizio dell'era della disonestà e dell'era dell'irresponsabilità intellettuale prima e morale poi.

















lunedì 5 dicembre 2022

domenica 4 dicembre 2022

Il pensionato. per allenare la mente e realizzare un po’ di fatica utile ai suoi anni riordina le librerie di casa

Il  pensionato. per allenare la mente e realizzare un po’ di fatica utile ai suoi anni riordina le librerie di casa e,senza tante pretese, elenca i libri esistenti in un foglio excel distinguendoli  per categorie. E ritrova,insieme con la moglie, libri che hanno attraversato i loro studi  e la loro storia matrimoniale e familiare ..quindi libri che marito e moglie possiedono anche da almeno cinquanta anni.

E un po’ per celia, un po’ per una buona dose di superbia  il pensionato decide di pubblicare nel suo blog le notizie di qualche  testo ...una sorta di rito di per sè liberante e non tanto per un “come eravamo” ma forse per “come siamo tornati ad essere” e per “come siamo diventati”...i parricidi e i matricidi  lungo il proprio divenire si compiono attraverso le letture ed anche attraverso la sistemazione odierna dei libri, alcuni vengono collocati in terza e seconda fila ed altri in prima fila e non è detto che costoro siano  del XXI secolo.

Inizio  questo adagio di “celia “ e di superbia con un testo di diritto processuale...a proposito di garantismo e un testo del 1943 ,nell'edizione del 1947,  di filosofia.


La lealtà. Una filosofia del comportamento processuale

 

di Fabio Macioce. Giappichelli Editore anno 2005


"La lealtà che l'ordinamento impone alle parti nel processo non può essere ridotta a un banale rispetto delle regole assimilabile a quel fair play che deve essere chiesto a una coppia di giocatori o di duellanti. Più correttamente - ed è tale l'oggetto della presente ricerca - essa deve essere interpretata alla luce di una differente visione del processo, tale che lo si intenda come l'istituzionalizzazione di un paradigma relazionale che veicoli e mantenga l'interazione su un piano di parità e di dialogo. Difatti, affinché il comportamento soggettivo sia coerente con il senso dell'interazione processuale, è necessario che il dialogo tra le parti venga mantenuto su un piano di fondamentale parità."


https://www.ibs.it/lealta-filosofia-del-comportamento-processuale-libro-fabio-macioce/e/9788834854952




Louis LAVELLE – Studi sul pensiero contemporaneo traduzione di E. Valenziani prefazione di G. Kaisserlian – 1943. Fratelli Bocca editori, Milano;







mercoledì 30 novembre 2022

Sara Cassandra ..delle percezioni , delle emozioni e del dovere di tutelarle

***

Sara Cassandra ..delle percezioni, delle emozioni e del dovere di tutelarle 

Non è mica sempre vero,cara Sara, che in principio è il Logos. Forse è vero l'opposto: In principio ci sono i nostri  disegni e i disegni non sono (per loro fortuna) presso dio(al minuscolo) ma sono nostri e a noi tornano e non è necessario e forse neppure opportuno che vengano decodificati da alcuno
Un abbraccio e sempre Grazie .
Padre Giovanni 

sabato 29 ottobre 2022

Andrea Giostra Novelle brevi di Sicilia-- IL SENATORE -




https://andreagiostrafilm.blogspot.com/2017/09/novelle-brevi-di-sicilia-mia-nonna-vita.html?fbclid=IwAR3bORbWKAdSkXOseWGAfdZosTaEwnIanw9FxPK7suegd5aNp0M5cYConLw

Il senatore

Portò l'indice destro verso la lingua per inumidirlo e sfogliare facilmente il Giornale di Sicilia nel quale stava leggendo della morte di un ex senatore della Repubblica ucciso dal suo giovanissimo badante immigrato regolarmente, dopo che l'aveva prima lavato e poi accompagnato nella camera da letto.

Aveva immaginato il rosso sangue colorare a chiazze profonde e ampie le lenzuola bianche del grande letto matrimoniale dell’ex senatore, e le pareti schizzate dappertutto come in un dipinto astratto di Goa, un pittore sardo del quale aveva visto le opere navigando su Internet. La stanza si era riempita di carabinieri e di giornalisti sui cui visi si leggeva il disgusto della scena del delitto.

I primi erano intenti a delimitare con un nastro bianco e rosso la scena del crimine... i secondi, chi sul palmare, chi su taccuini di carta riciclata, prendevano velocemente appunti facendo domande a raffica al capitano appena arrivato e ancora disorientato dallo spettacolo che gli si era presentato agli occhi.

Il Prefetto, appena uscito dalla stanza, aveva ricevuto la telefonata della massima autorità dello Stato, amico di lunga data dell'ex senatore, che gli chiedeva notizie. Impalato come sull'attenti nell'ingresso della villa e sudaticcio per il caldo afoso di agosto e per la tensione della telefonata ricevuta, aveva raccontato i fatti e rassicurato il Presidente sulla discrezionalità delle indagini.

Poi chiuse il cellulare e prese dal taschino il suo fazzoletto bianco ricamato che poggiò sulla fronte per assorbire le vistose gocce di sudore dalla pelle rossiccia e paonazza per il caldo e l'emozione della telefonata.

Il Questore per tutta la telefonata rimase immobile accanto a lui e lo fissava dritto negli occhi per la curiosità di quello che di lì a poco gli avrebbe detto.

Il Prefetto lo guardò, gli fece solo un cenno con gli occhi, che nel loro linguaggio non verbale voleva dire: appuntamento in Prefettura per il pomeriggio.

Le dita della mano destra del Prefetto si erano sollevate lentamente e l'Audi A3 blu notte blindata si avvicinò.

Salì gustandosi la frescura dell'aria condizionata sparata a diciotto gradi dal suo autista e frettolosamente sparì dietro l'angolo che delimitava la tenuta della Fondazione di cui era Presidente l'ottantenne ex senatore della Repubblica. Aveva immaginato tutto questo.

Poi aveva chiuso il giornale e si era tuffato nelle acque trasparenti della spiaggia dell'asino dalla quale si vedevano i fumi del vulcano minaccioso e affascinante.

Gli era venuto in mente Sciascia e il suo romanzo breve "Una storia semplice".

Si era chiesto come mai.

In fondo era in Sicilia e lui era un siciliano.

Come l'ex senatore della Repubblica, come il Prefetto, come il Questore, come il Capitano dei Carabinieri.

Uscì dall'acqua e pensò che avrebbe dovuto distendersi sul lettino e godersi la vacanza in quel posto straordinario e così colmo di silenzio e di pace.

Chiuse il Giornale di Sicilia, lo rotolò, lo infilò nel cestino del lido dove decine di turisti stavano apprezzando la natura illuminata da un sole caldissimo che in quel posto appariva selvaggio e possessivo.

martedì 18 ottobre 2022

Racconti di un quotidiano maldormire trasformati in un'avventura nella rieducazione posturale.

Racconti dal materasso. Ediz. illustrata - Stefania Vian - copertina


Quando entrarono dissero di voler dare solo un occhiata, le lasciai girare per il negozio ma mi soffermai ad osservarle da lontano, una giovane e giunonica, l'altra dal fascino elegante ma un pizzico alternativo, entrambe con dei lunghi capelli biondi ed un'abbronzatura fresca da spiaggia con un ondata di profumo di cocco.

Dove finiva una, iniziava l'altra.

Mi avvicinai con discrezione, non volevo essere invadente ma guardare i materassi da sole non è un prodotto estetico ma va provato per poter capire dove ci si sente meglio.

Così mi presentai e gli chiesi di cosa avevano bisogno e mi risposero un materasso.

Ma per chi è il materasso, chiesi io?

Per me, rispose la signora, anzi per noi, mia figlia da quando è mancato il padre dorme con me anche se in realtà abbiamo sempre dormito assieme...

Mi spiega di quando era piccola e andava nel suo letto da una piazza e mezza per addormentarla e alla fine si addormentava lì e ci rimaneva, lasciando il marito solo nel talamo nuziale,

Ma non si fa così, dissi io.

Eh lo so, ma ormai è andata così.

La figlia che avrà avuto diciotto anni, prendendo i capelli tra le mani e raccogliendoli in parte mi disse:

- e poi se io devo andare a dormire nell'altra stanza la mamma mi deve comprare un letto nuovo.( con aria di sfida)

- Ma ti troverai un fidanzato prima o poi e vedrai come ti passa la voglia di dormire con la mamma.(le risposi, accettando la sfida)

La mamma sorridendo, mi disse, basta che mi lascino il letto matrimoniale che non mi tocca andare a finire nella cameretta..

Ridemmo tutte e tre.

Allora è arrivato il momento di provare i materassi, ditemi il vostro ideale di confort.

Mia figlia aveva visto questo in bamboo perchè è un attivista green ed è molto interessata a questa filosofia.

Io gli spiego che quel materasso è un buon materasso ma rientra nella tipologia dei rigidi anche se in maniera dolce e noi donne che quasi tutte dormiamo di lato, il rigido tende a schiacciarci la spalla.

Comunque Greta, provalo che cosi verifichiamo.

lei si distende a pancia in su, dopo un pò gli dico di provare a mettersi su un fianco e le faccio notare come la spalla è spinta in sù creando una tensione cervicale.

Provami il materasso qui in fianco a te.

lei ormai da perfetta modella dalle gambe lunghe si distende in scioltezza sul materasso un pò più confortevole.

Vedi, questo è il giusto confort ergonomico dove il bacino scende, le gambe salgono ed il respiro è diaframmatico e tu praticamente hai quell'espressione di estasi.

- mamma si sta benissimo, dice e speriamo di riuscire a convincerla a dormire da sola o forse è la mamma che non vuole?

https://it.linkedin.com/pulse/racconti-dal-materasso-stefania-vian-10 

Entra una coppia sui 70 anni, lei con il cappello di paglia e lui in tenuta da turista per caso, sembrano appena scesi da una nave crociera e con spirito baldanzoso mi dicono che vogliono un materasso rigido e che non vogliono spendere una follia. Io spiego loro che noi siamo produttori e abbiamo un offerta a ventaglio quindi riesco a darvi anche un prodotto con buon rapporto qualità prezzo.Ah bene fa lui e si sdraia su uno dei nostri materassi più rigidi. Uno schiumato ad alta densità. Gli faccio notare come quel materasso spinge troppo sulla schiena e sul diaframma, non permettendo la massima aderenza della colonna vertebrale. Venga con me, gli faccio. La moglie nel frattempo si era allontanata perché continuava a tossire forse a causa dei pelucchi che si formano dentro la mascherina. Lo faccio sdraiare su un materasso rigido si, ma con una lastra di visco mind modellante che gli fa cambiare completamente la postura. Vede com'è più appoggiato e come respira meglio? Lui mi guarda sorpreso e mi fa vedere come il suo stomaco si sposta...Allora rimango io a bocca aperta. Mi siedo in fianco a lui e mi racconta che a 40 anni ha avuto un aneurisma addominale e che per intervenire avevano dovuto togliergli 2 costole per cui il suo stomaco fluttuava di qua e di là e come un Barba papà cambiava forma ogli volta che lo toccava. Mi hanno anche tolto un polmone e la milza per questo non voglio spendere troppo. Non so per quanto tempo ci sono.Io lo ascolto con quella curiosità di capire la forza dell'essere umano ogni volta che viene colpito sul fisico e come riesce a rafforzare la mente, anche se non sempre avviene.Mi pare che stia reagendo bene comunque e ha un aspetto sano e una grinta che aiuta sempre. Si, si mi fa lui, anche l'ironia. Pensi che uscito dalla sala operatoria il chirurgo mi viene a parlare in stanza, spiegandomi che l'intervento era partito dall'inguine per intervenire sull'aorta per cui erano state compromesse le parti basse, ed io che avevo la mascherina dell'ossigeno, me la tolgo e guardandolo fisso gli chiedo:- in che senso?- nel senso della sterilità.- mavaffaculo dottore, l'importante che riesca ancora a trombare, cazzo! Ridiamo.A volte mi chiedo come riesco a tirare fuori tanta confidenza dalle persone, ma credo sia merito dei materassi e della posizione distesa che mette a nudo la parte più intima.

https://www.facebook.com/stefaniavian69

https://www.lospaziobianco.it/author/stefaniavian/


domenica 2 ottobre 2022

Jacob Presser La notte dei Girondini Traduzione di Primo Levi



RISVOLTO

Uno degli aspetti più terrificanti nella macchina infernale dei campi di concentramento nazisti è stato senz’altro l’utilizzazione e lo sfruttamento per fini distruttivi di un certo odio di sé ebraico, di cui già nell’Ottocento dà testimonianza tutta una serie di pubblicazioni antiebree ad opera di ebrei. Questo sentimento ambiguo e autodenigratore era vivo in particolare fra gli ebrei occidentali agiati, che più tenacemente volevano l’assimilazione nei paesi dove vivevano. È un tema difficile, intricato e sconcertante – e su di esso è centrato il breve, intensissimo romanzo che qui presentiamo, scritto dallo storico olandese Jacob Presser sulla base di esperienze anche dirette della persecuzione nazista in Olanda.

Il giovane protagonista, ebreo di origine portoghese, professore di storia in una scuola di Amsterdam, è tormentato dall’idea dell’assimilazione, da una volontà cocciuta di nascondere il suo ebraismo, che gli fa sentire il fascino di laide corporazioni studentesche e perfino del movimento fascista. Siamo durante l’ultima guerra: l’Olanda è sotto il dominio nazista e gli ebrei di Amsterdam scompaiono a poco a poco. I nazisti li rinchiudono nel campo di concentramento di Westerbork, da cui partono con inesorabile regolarità convogli per Auschwitz. E paradossalmente, proprio per salvarsi dalla persecuzione, il giovane professore decide di farsi internare anche lui a Westerbork, ma in una posizione di comando, che lo obbliga all’orrendo compito di amministrare le vittime.

Qui gli si farà luce su tutto: non solo sulla mostruosa impresa nazista, ma sulla cecità delle sue vittime, convinte di essere al sicuro, ciascuna su una ‘lista’ segreta di privilegiati, che non dovranno mai partire per Auschwitz. Queste liste invece «saltano» a una a una: la tortura per mezzo della speranza è infatti il più beffardo e atroce trucco dei nazisti per mantenere l’ordine nei campi. Passando attraverso episodi che sanno illuminare l’orrore con pochi e memorabili tratti, mentre si delinea la straordinaria figura del feroce Cohn, ebreo collaborazionista da cui dipende la vita di tutti nel campo, e a contrasto quella del giovane ‘rabbi’ Geremia Hirsch, che aspetta lucidamente il destino leggendo la Scrittura, il racconto precipita verso la sua tragica fine: per il protagonista, infatti, penetrare dietro la cortina di fantasmi che hanno avvolto la sua vita e quella di tanti suoi parenti e amici vuol dire riconoscere la propria degradazione e con ciò condannarsi a morte. Non senza, però, aver compiuto un gesto di rivolta che capovolge i termini della sua breve vita di cieco e delicato intellettuale.

La notte dei Girondini apparve per la prima volta nel 1975.


https://www.adelphi.it/libro/9788845913372



Lo spazio tra carnefici e vittime è una zona grigia, non è un deserto“, spiega Levi. E quella zona grigia, tutt’altro che desertica, è spesso popolata da individui che hanno avuto ruoli quanto meno equivoci e, visti al di fuori di un certo contesto, senz’altro esecrabili. Ed è esattamente nella zona grigia di cui dice Levi che si muove il protagonista de “La notte dei Girondini”, l’olandese Jacques Suasso Henriques, insegnante di storia presso l’unico Liceo Ebraico che i tedeschi permettono che esista ad Amsterdam. Suasso è un ebreo di origini portoghesi, un dettaglio che, nel 1943, non cambia praticamente nulla agli occhi dei nazisti. Lo sa bene il suo allievo Georg Cohn:“… perché nel 1703 c’era un Henriques che abitava ad Oporto. Le so dire quanto le servirà! […] Prima dell’estate setacceranno tutta Amsterdam. Lei conta di nascondersi?” Il ragazzino sembra conoscere il fatto suo e forse anche qualcosa in più. Per questo invita l’insegnante a diventare l’aiutante di suo padre, capo del Servizio d’Ordine ebraico nel campo di concentramento di Westerbork, nella provincia olandese del Drente, affinché diventi un uomo vero, un uomo forte e determinato e, soprattutto, un ebreo in meno da far salire sui treni per Auschwitz.

Suasso è un ebreo. Cohn è un ebreo. Entrambi si ritrovano al centro di quella zona grigia indagata spesso anche da Levi attraverso le sue opere. Sono ebrei ma sono al servizio diretto degli aguzzini tedeschi. Collaborano con loro, rastrellano altri ebrei, li catturano, li conducono al campo, stilano le liste e li chiudono nei treni piombati destinati ad arrivare nei campi di sterminio in Polonia. “O loro o io“, spiega Cohn padre a Suasso appena arrivato a Westerbork. Il principio appare infallibile. Se quel che c’è da fare non lo fa Cohn, lo farà sicuramente un altro ebreo al posto suo: “Che cosa vorresti fare? E che cosa posso fare io, che cosa possiamo fare noi, qui?“. Una domanda che fa da inciampo a migliaia di discussioni venute dopo la Shoah. Cosa potevano fare quegli ebrei che per non diventare vittime si sono tramutate in carnefici? Potevano davvero fare qualcosa? La loro era solo paura, viltà, meschinità? E se così fosse, basta tanto a giustificare la mutazione in carnefici e, quindi, la morte di tante persone?

“La notte dei Girondini” non è altro che il memoriale di Henriques. Ormai l’uomo si trova in una baracca, come tutti gli altri ebrei di Westerbork, in attesa di essere messo su un treno che lo condurrà allo sterminio. La sua posizione di aiutante dell’ebreo più potente del campo è compromessa. Non gli resta altro che ricordare e, per quel che serve, confessare le proprie colpe. Lo deve al nuovo se stesso, probabilmente. A quel nuovo sé affiorato grazie alle parole scambiate con Jeremia Hirsch, un insegnante di religione ebraica rinchiuso a Westerbork con la sua famiglia. L’ebreo occidentale, come spiega Levi nella premessa, è profondamente integrato con la cultura nazionale di cui è parte, “talmente intrecciato con la cultura del paese-ospite da non possedere, come è noto, una lingua propria. […] La figura dell’ebreo contento del suo ebraismo, a cui il suo ebraismo basta (l’immortale Tevie il lattivendolo, di Schalom Alechem), in Occidente è rara o manca“. E Suasso è un ebreo occidentale fatto e finito. Vive sotto un regime violento ed ostile e non sopporta il proprio ebraismo. Lo trova detestabile, scomodo e sconveniente. Molti ebrei occidentali sembrano aver scoperto la propria appartenenza religiosa solo dopo le persecuzioni naziste. Prima non faceva differenza, non era rilevante e, comunque, non aveva particolare valore.

“La notte dei Girondini” è un romanzo breve uscito nel 1957. Presser, il suo autore, è uno storico ebreo olandese che, durante il Nazismo, è riuscito a nascondersi e a sfuggire ai rastrellamenti. Nel 1975 Levi ha chiesto la pubblicazione di questo libro curandone personalmente la traduzione, poiché, seppur evidenziando la qualità non eccellente della narrazione che appare spesso un po’ troppo leziosa ed artefatta, riconosce al romanzo di Presser valori rilevantissimi. In primis la verosimiglianza della storia. Nonostante Presser non abbia mai fatto esperienza diretta, è riuscito a descrivere la deportazione in maniera impeccabile e veritiera. Inoltre, come ho scritto poco sopra, a “La notte dei Girondini” va il merito, secondo Levi, di essersi soffermato sulla crisi di identità dell’ebreo occidentale e, soprattutto, di aver analizzato, in maniera ancora nuova alla fine degli anni ’70, quella “zona grigia” che mescola e sovrappone vittime ed aguzzini.


https://www.lankenauta.it/?p=9239


Primo Levi e La notte dei Girondini


Si tratta di un testo importante, il primo in cui Levi parla esplicitamente di quella che sarà la “zona grigia”, ovvero l’ampia area che separa i carnefici dalle vittime, che troverà la sua definizione nell’omonimo capitolo de I sommersi e i salvati nel 1986. Il passo della nota a Presser suona così: “da molti segni pare sia giunto il tempo di esplorare lo spazio che separa le vittime dai carnefici, e di farlo con mano più leggera, e con spirito meno torbido, di quanto non si sia fatto ad esempio in alcuni recenti film ben noti”. Il film cui allude è quello di Liliana Cavani, Portiere di notte, di cui parlerà ancora.


Di nuovo riaffiora, seppur in modo diverso, un aspetto che gli era già chiaro vent’anni prima, nel 1955, quando aveva scritto un intervento (Anniversario): il nazionalsocialismo non santifica le vittime. Oggi aggiunge: «le degrada e le sporca, le assimila a sé, e ciò tanto più quanto più esse sono disponibili, bianche, prive di un’ossatura politica o morale». Cohn, prototipo dell’ebreo che collabora con i nazisti per sopravvivere, è detestabile e mostruoso, «ma la sua colpa è il riflesso di un’altra colpa ben più grave e generale».

sta in

https://www.doppiozero.com/primo-levi-e-la-notte-dei-girondini

venerdì 29 luglio 2022

Citazioni "un po' così" tra follia e fiaba iniziatica. quarta parte 29 Luglio 2022-Contaminatio e Meticciato




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C’era una volta, una donna bellissima, che si chiamava Medusa. C’era una volta, un dio bellissimo, che si chiamava Poseidone.

Medusa e Poseidone s’innamorano e decidono di giacere insieme, ma compiono il loro atto nel Tempio di Athena.

Athena si indigna e trasforma Medusa in un mostro serpentino, che pietrifica tutti coloro che la osservano.

Athena è la signora del potere razionale, ordinatore, civilizzatore. Non a caso è il simbolo della polis, delle leggi, dell’organizzazione dell’esercito e persino dell’artigianato.

Al contrario, il Dio del Mare - antico Signore delle acque che rendono fertili la Terra - e Medusa sono signori delle grandi potenze emozionali, che sgorgano dai profondi recessi dei mari e delle terre.

Medusa e Poseidone si uniscono, cioè giungono al limite estremo delle forze passionali: l’estasi. 

Ma compiono l’errore di stabilire l’estasi nella  casa della Ragione - il Tempio di Athena.

La Ragione non può tollerare l’Estasi, del resto, l’Estasi è follia e la follia non può dominare la civiltà, o sarebbe il caos.

Perciò Athena e Poseidone sono irriducibili nemici, senza che nessuno abbia veramente torto o ragione.

Quella volta, però, le Emozioni e l’Estasi avevano fatto irruzione volontaria in “campo nemico” e Athena aveva diritto di difendersi: trasformerà Medusa in un essere mostruoso, destinato a pietrificare chiunque lo guardasse.

Proprio come, spesso, davanti alla ragione, le emozioni troppo grandi …ci pietrificano.

La grandezza del mito greco…

Ma aggiungo: la storia non finisce qui. Perseo, un eroe, riuscirà a tagliare la testa a Medusa. Dal suo collo sgorgano due fiotti di sangue: uno dà vita a Crisaore - il portatore delle Armi d’Oro - e l’altro è un bellissimo cavallo, con due immense ali. 

Si chiama pegasos - colui che sta presso le Sorgenti - e con le sue ali può volare alto nei cieli, e incontrare gli Dèi.

Pegaso è il simbolo di quanto le emozioni possano farci volare in alto, nei cieli, se siamo capaci di “tagliare la testa” alla nostra Medusa


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Le avventure di Pinocchio sono un percorso iniziatico scandito secondo le fasi dell’opera alchemica: riassumere in poche righe i tanti simboli a sostegno di questa tesi, non è agevole e sarebbe anche prosa noiosa per il lettore che sicuramente ricorda l’episodio della lapide della bambina dai capelli turchini abbandonata dal suo fratellino Pinocchio.. . il principio dell’iniziazione del burattino ammesso ad una prima gnosi effettiva: la seconda . . .nel ventre della balena dove il burattino Pinocchio rinviene una candela, un tavolo, residui di cibo, cioè gli ingredienti di un momento di un cerimoniale iniziatorio ancor oggi praticato nelle logge libero-muratorie: il cosi detto Gabinetto di riflessione13). Anche il burattino Pinocchio impiccato come l’Appeso dei tarocchi è parte del percorso iniziatico14). Poco interessa che Carlo Lorenzini/Collodi sia stato affiliato ad una loggia moratoria, fatto non fondamentale ai fini della comprovata conoscenza iniziatica, in quanto Lorenzini/Collodi può aver ritrovato altre vie, altri percorsi per conseguire l’iniziazione15): è fondamentale, di contro, constatare che Pinocchio è un percorso iniziatico sotto forma di racconto nel quale sono presenti una serie di simboli da attraversare o superare per passare dal male al bene: così lo è, con diversi valori, la Divina Commedia.



Quirino pittore, dice alla moglie sospettosa: “ Perché pensi sempre al tradimento, perché pensi a una donna? Ti preoccupi delle donne, e invece io, guarda, potrei tradirti con un paesaggio”. Immagine infelice! Da quel giorno la moglie si scopre una vera umoristica: “Ha telefonato un paesaggio” dice. Oppure: “Come sta il tuo Corot?” E infine un giorno in campagna: “Guarda che bel culo ha questo tramonto”.
Ennio Flaiano  (Le ombre bianche - Occasioni, Alfabeto 1972)






Nel dipinto “il Bacio di Dante e Beatrice”di Roberto Ferri, risalta il bianco indice di purezza di Beatrice e il Rosso della  passione di Dante, che si fondono. Dante cinge con il braccio scoperto il volto di Beatrice, un corpo ispirato a canoni contemporanei, e sta per baciarla.