venerdì 29 luglio 2022

Citazioni "un po' così" tra follia e fiaba iniziatica. quarta parte 29 Luglio 2022-Contaminatio e Meticciato




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C’era una volta, una donna bellissima, che si chiamava Medusa. C’era una volta, un dio bellissimo, che si chiamava Poseidone.

Medusa e Poseidone s’innamorano e decidono di giacere insieme, ma compiono il loro atto nel Tempio di Athena.

Athena si indigna e trasforma Medusa in un mostro serpentino, che pietrifica tutti coloro che la osservano.

Athena è la signora del potere razionale, ordinatore, civilizzatore. Non a caso è il simbolo della polis, delle leggi, dell’organizzazione dell’esercito e persino dell’artigianato.

Al contrario, il Dio del Mare - antico Signore delle acque che rendono fertili la Terra - e Medusa sono signori delle grandi potenze emozionali, che sgorgano dai profondi recessi dei mari e delle terre.

Medusa e Poseidone si uniscono, cioè giungono al limite estremo delle forze passionali: l’estasi. 

Ma compiono l’errore di stabilire l’estasi nella  casa della Ragione - il Tempio di Athena.

La Ragione non può tollerare l’Estasi, del resto, l’Estasi è follia e la follia non può dominare la civiltà, o sarebbe il caos.

Perciò Athena e Poseidone sono irriducibili nemici, senza che nessuno abbia veramente torto o ragione.

Quella volta, però, le Emozioni e l’Estasi avevano fatto irruzione volontaria in “campo nemico” e Athena aveva diritto di difendersi: trasformerà Medusa in un essere mostruoso, destinato a pietrificare chiunque lo guardasse.

Proprio come, spesso, davanti alla ragione, le emozioni troppo grandi …ci pietrificano.

La grandezza del mito greco…

Ma aggiungo: la storia non finisce qui. Perseo, un eroe, riuscirà a tagliare la testa a Medusa. Dal suo collo sgorgano due fiotti di sangue: uno dà vita a Crisaore - il portatore delle Armi d’Oro - e l’altro è un bellissimo cavallo, con due immense ali. 

Si chiama pegasos - colui che sta presso le Sorgenti - e con le sue ali può volare alto nei cieli, e incontrare gli Dèi.

Pegaso è il simbolo di quanto le emozioni possano farci volare in alto, nei cieli, se siamo capaci di “tagliare la testa” alla nostra Medusa


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Le avventure di Pinocchio sono un percorso iniziatico scandito secondo le fasi dell’opera alchemica: riassumere in poche righe i tanti simboli a sostegno di questa tesi, non è agevole e sarebbe anche prosa noiosa per il lettore che sicuramente ricorda l’episodio della lapide della bambina dai capelli turchini abbandonata dal suo fratellino Pinocchio.. . il principio dell’iniziazione del burattino ammesso ad una prima gnosi effettiva: la seconda . . .nel ventre della balena dove il burattino Pinocchio rinviene una candela, un tavolo, residui di cibo, cioè gli ingredienti di un momento di un cerimoniale iniziatorio ancor oggi praticato nelle logge libero-muratorie: il cosi detto Gabinetto di riflessione13). Anche il burattino Pinocchio impiccato come l’Appeso dei tarocchi è parte del percorso iniziatico14). Poco interessa che Carlo Lorenzini/Collodi sia stato affiliato ad una loggia moratoria, fatto non fondamentale ai fini della comprovata conoscenza iniziatica, in quanto Lorenzini/Collodi può aver ritrovato altre vie, altri percorsi per conseguire l’iniziazione15): è fondamentale, di contro, constatare che Pinocchio è un percorso iniziatico sotto forma di racconto nel quale sono presenti una serie di simboli da attraversare o superare per passare dal male al bene: così lo è, con diversi valori, la Divina Commedia.



Quirino pittore, dice alla moglie sospettosa: “ Perché pensi sempre al tradimento, perché pensi a una donna? Ti preoccupi delle donne, e invece io, guarda, potrei tradirti con un paesaggio”. Immagine infelice! Da quel giorno la moglie si scopre una vera umoristica: “Ha telefonato un paesaggio” dice. Oppure: “Come sta il tuo Corot?” E infine un giorno in campagna: “Guarda che bel culo ha questo tramonto”.
Ennio Flaiano  (Le ombre bianche - Occasioni, Alfabeto 1972)






Nel dipinto “il Bacio di Dante e Beatrice”di Roberto Ferri, risalta il bianco indice di purezza di Beatrice e il Rosso della  passione di Dante, che si fondono. Dante cinge con il braccio scoperto il volto di Beatrice, un corpo ispirato a canoni contemporanei, e sta per baciarla.



sabato 16 luglio 2022

Citazioni "un po' così" tra follia e fiaba iniziatica. (terza parte. 16 Luglio 2022)


Centinaia di sequoie giganti, tra le più alte e antiche al mondo, sono minacciate da un mega incendio scoppiato nello Yosemite National Park, in California. Nelle ultime 24 ore la portata delle fiamme è raddoppiata e si stima che abbia bruciato 1.591 acri. I vigili del fuoco stanno lavorando senza sosta dal 7 luglio su un terreno difficile per salvare le circa 500 sequoie minacciate. Tra queste anche la famosa Grizzly Giant che si pensa abbia circa tremila anni. Le sequoie giganti sono alcuni degli alberi più grandi del pianeta.


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La prima parte sta in 


https://lapocrifo.blogspot.com/2022/06/citazioni-un-po-cosi-tra-follia-e-fiaba.html


La seconda parte sta in

https://lapocrifo.blogspot.com/2022/06/citazioni-un-po-cosi-tra-follia-e-fiaba_25.html


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Ho domandato ad una bambina: 'Chi comanda in casa?' 

Sta zitta e mi guarda. 

'Su, chi comanda da voi: il babbo o la mamma?' 

La bambina mi guarda e non risponde.

'Dunque me lo dici? Dimmi chi è il padrone.' 

Di nuovo mi guarda, perplessa. 

'Non sai cosa vuol dire comandare?' 

Sì che lo sa.

'Non sai cosa vuol dire padrone?' 

Sì che lo sa.

'E allora?' 

Mi guarda e tace. Mi debbo arrabbiare? O forse é muta, la poverina. Ora poi scappa addirittura, di corsa fino in cima al prato.

E da lassù si volta a mostrarmi la lingua e mi grida, ridendo: 

'Non comanda nessuno, perché ci vogliamo bene!'. 

Gianni Rodari

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"Il surreale è parte stessa della realtà, perché la nostra reale percezione del mondo è composta dal quotidiano e dall’immaginazione."

(Siro Ferrone)

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Le fiabe non temono l’esperienza; anzi, esse fanno di

tutto per dare voce a delle verità, almeno alcune, che

provengono dal più profondo vissuto del soggetto. In tal

senso questi racconti, che certamente sono di finzione,

altrettanto certamente pretendono dar voce ad alcune

verità sull’esperienza umana

(da Silvano . PETROSINO, Le fiabe non raccontano favole.

Credere nell’esperienza) 

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Andromeda

John Roddam Spencer Stanhope (British,1829-1908)

https://www.facebook.com/groups/213794150327/posts/10166214197500328/


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PIN-OCCHIO - IL SIGNIFICATO ESOTERICO DELLA FAVOLA

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mercoledì 6 luglio 2022

Abolire il carcere. Una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini


Non è una provocazione. Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l'abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. Ora dobbiamo abolire le carceri, che, come dimostra questo libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione. Tutti i paesi europei più avanzati stanno drasticamente riducendo l'area del carcere (solo il 24 per cento dei condannati va in carcere in Francia e in Inghilterra, in Italia I'82 per cento). Nel nostro paese chi ruba in un supermercato si trova detenuto accanto a chi ha commesso crimini efferati. Il carcere è per tutti, in teoria. Ma non serve a nessuno, in pratica. I numeri parlano chiaro: la percentuale di recidiva è altissima. E dunque? La verità è che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha idea di che cosa sia una prigione. Per questo la invoca, ma per gli altri. La detenzione in strutture in genere fatiscenti è sovraffollate deve essere quindi abolita e sostituita da misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale. Il libro indica dieci proposte, già oggi attuabili, per provare a diventare un paese civile e lasciarci alle spalle decenni di illegalità, violenze e morti. Postfazione di Gustavo Zagrebelsky.




“Abolire il carcere”, il pamphlet illuminista rilancia la sfida


"Abolire il carcere di Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Federica Resta, edito da Chiarelettere, non somiglia in niente alla gran parte dei saggi italiani che circolano oggigiorno. Al posto delle dispute di scuola, l’osservazione diretta della realtà di cui si scrive. Al posto delle descrizioni scorate e orfane di pars costruens un decalogo di proposte cui manca solamente la buona volontà per essere applicate. Al posto di una sola voce, e gravata dai dettagli biografici, quattro autori che si avvicendano nei diversi capitoli in modo indistinguibile ma contribuendo ognuno con un’ottica e una professionalità sue alla tesi condivisa
Con le loro stesse parole: “Il carcere non costituisce un efficace strumento di punizione, dal momento che quanti vi si trovano reclusi sono destinati in una percentuale elevatissima, più del 68 per cento, a commettere nuovi delitti”. E per dimostrare quanto e come il carcere sia inutile, i quattro autori procedono lungo i capitoli del saggio con una strategia argomentativa da veri e propri illuministi. In principio sfatano il mito che il carcere sia sempre esistito, indagando la storicità della pena detentiva


..Dieci cose da realizzare subito, dieci presupposti per un percorso di avvicinamento all’abolizione definitiva del carcere, dieci proposte concretissime che vanno dal superamento dell’ergastolo alla riduzione della carcerazione preventiva, dalle misure alternative alla detenzione fino alla soppressione della detenzione minorile. Ma non solo...




Sono state le leggi ordinarie, modificabili da qualsiasi maggioranza parlamentare, a introdurre l'idea che la risposta sanzionatoria dello Stato alla violazione delle leggi penali debba consistere nella privazione della libertà per un determinato periodo di tempo. E un simile concetto non lo si trova da nessun'altra parte e tantomeno nella Costituzione...
La pena detentiva troppo frequentemente corrisponde di per sé a un trattamento contrario al senso di umanità, al punto da generare il sospetto che essa sia - in sostanza - una pena inumana. E si dimostrerà ancora come sempre la pena detentiva - nella grande maggioranza dei casi - non tenda alla "rieducazione" del condannato, ma costituisca una sua degradazione fino a connotarne tragicamente il destino. D'altro canto, la Costituzione non parla mai di carcere, né di pena detentiva. Anche se i costituenti conoscevano solo il carcere (per averlo personalmente scontato durante il regime fascista) e la pena capitale, in modo saggio e miracolosamente lungimirante non aggettivarono le pene, lasciando campo libero a un legislatore che voglia cambiare radicalmente la fisionomia delle sanzioni penali. Siamo dunque autorizzati a osare.




Abolire il carcere significa, cioè, mettere in atto una serie di misure e provvedimenti capaci progressivamente ma concretamente di rendere la cella superflua, di ridurre la sua apparente necessità e ineludibilità: e di lavorare affinché costituisca davvero l’extrema ratio.

https://www.ilriformista.it/perche-il-carcere-e-un-pericolo-per-la-nostra-societa-e-va-abolito-270412/