giovedì 14 settembre 2023

Ancora Meticciato e Contaminatio: I Mabinogion di Isabella Abbiati (Autore) Grazia Soldati (Autore) Venexia, 2011




Descrizione

Tramandati a lungo per via orale dai bardi, prima di essere messi su carta, i "Mabinogion" sono una scrittura ispirata, in cui si fondono incredibili storie di dèi e di uomini, gesta eroiche e viaggi in terre lontane e misteriose. Tutti i racconti hanno un grande valore storico-letterario, e permettono, al di là dei miti narrati, di scoprire simboli e insegnamenti utili anche al Cercatore spirituale odierno. Derivati da testi ritrovati in manoscritti di epoca medievale, il White Book of Rhyderch e il Red Book of Hergest, furono curati e tradotti tra il XVIII e il XIX secolo da William Pughe e Lady Charlotte Guest.

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I Mabinogion sono un gruppo di testi gallesi, piuttosto corti.e probabilmente corrispondono alla stesura di un'antichissima tradizione orale. Presentano delle somiglianze marcate con il contenuto folkloristico o mitologico dei romanzi cortesi francesi e di Artù.
Lo strano nome di questa raccolta deriverebbe da un qui pro quo. Lady Charlotte Guest, prima traduttrice in assoluto dell'opera, trovò in uno dei racconti la parola -mabynogyon- pensando che fosse la forma plurale del gallese mabinogi. Cosa vuol dire -mabinogi- vi chiederete... ebbene, anche questa parola ha un significato molto oscuro. In gallese Mab vuol dire figlio e forse c'è una correlazione con Maponos, nome del dio celtico. Quindi ci sarebbe un riferimento a del materiale letterario inerente al dio.
Il corpus del Mabinogi è tramandato su due manoscritti: "Lyfr Coch Hergest" (il Libro rosso di Hergest) databile attorno al 1382 e 1410 e "Lyfr Gwyn Rhydderch" (il [[Libro bianco di Rhydderch]]), scritto attorno al 1350. L'analisi linguistica dei corpi ha dato come conclusione la risalenza attorno al 1100- 1150 per l'uso di un determinato tipo di linguaggio.


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testo in inglese scaricabile senza oneri






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mercoledì 13 settembre 2023

Meticciato e Contaminatio nelle librerie di casa Jean Cau. Il cavaliere la morte il diavolo




Il Cavaliere di Dürer, riscoperto da Jean Cau, riassume in sè ogni rotta tentata e i relativi naufragi, poichè "la guerra, l'amore, il giuoco, la contemplazione" restano le sole verità necessarie, e la loro messa al bando segna la fine di un mondo 

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Così il «Cavaliere» di Dürer diventò l'icona eroica della destra nobile e perduta

L'incisione più famosa e malinconica del maestro rinascimentale ispirò a Cau un saggio diventato il breviario di una generazione


https://www.ilgiornale.it/news/cultura/cos-cavaliere-d-rer-divent-licona-eroica-destra-nobile-e-927657.html


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Si chiamava Jean Cau, era stato segretario personale di Sartre per dieci anni, «facevo parte dei reparti d'assalto dell'intelligenza di sinistra», insignito da giovane del premio Goncourt per il suo libro La pietà di Dio (tradotto nel 1961 da Mondadori). Ma un giorno, tornando dalla guerra d'Algeria, si convertì all'onore e alla tradizione. Combatté contro la decadenza della Francia e dell'Europa, schiacciata tra l'americanizzazione e il comunismo sovietico, avversò il '68. Gli estremi del degrado erano per lui la gioventù drogata e la tecnocrazia al potere. Da allora Jean Cau diventò quel Cavaliere solitario e in disparte, dannato all'inferno e alla morte civile. Scrisse opere taglienti, come Il Papa è morto e Le Scuderie dell'Occidente, pubblicate in Italia da Volpe, e celebrò la corrida in un celebre libro, Toro (edito in Italia da Longanesi) dedicato ai suoi amici matadores, banderilleros e picadores. Non mancò di scrivere un ardito elogio del Che (Passione per Che Guevara, Vallecchi, 2004), che esaltò come un Comandante intrepido, un artista, insomma un Cavaliere che sfida la morte e il diavolo. Per lui, il Che andò a cercar la bella morte: «Ci sono mille modi di suicidarsi. Balzac scelse il caffè, Verlaine l'assenzio, Rimbaud l'Etiopia, l'Occidente la democrazia, e Guevara la giungla». Cau lasciò uno splendido testamento ideale con una prefazione di Alain de Benoist, che uscì postumo in Italia col titolo I popoli, la decadenza, gli dei (ed. Settecolori). Ma l'opera che riassume la sua visione del mondo fu proprio quella dedicata all'incisione di Durer, Il Cavaliere la morte e il diavolo (1977)


https://www.ilgiornale.it/news/cultura/cos-cavaliere-d-rer-divent-licona-eroica-destra-nobile-e-927657.html


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“Ero esigente, asciutto, piuttosto duro. Credevo in certe cose, in certi ideali, in certi valori. Poi incontro Sartre e mi impegno in sezioni dell’intellighenzia francese. Con mio grande stupore, cosa scopro? Che questi intellettuali erano tutti di origine borghese, ma adoravano il popolo e la sinistra. Non hanno mai visto un lavoratore in vita loro, hanno dei domestici, delle cameriere, degli schiavi, insomma, ma sono di sinistra. C’era un atteggiamento nevrotico, un regolamento di questioni personali. Incapaci di essere se stessi, sono andati dal popolo”.

Nato a Bram da Etienne Cau, un lavoratore agricolo poi impiegato di banca a Carcassone, e da Rose una donna delle pulizie, dopo aver concluso gli studi secondari grazie al suo maestro Castel, riesce ad ottenere una borsa di studio per la École Normale Súperieure di Parigi dove si laurea in filosofia. Nel 1946 avvicina Jean-Paul Sartre, del quale è grande ammiratore, guadagnandosene la simpatia e diventandone segretario per oltre 11 anni fino al 1957.

È stato giornalista e reporter per l'Express, Le Nouvel Observateur, Le Figaro e Paris-Match.

Proveniente dall'estrema sinistra, dopo i suoi reportage nella Guerra d'Algeria si allontanò dalle idee di Sartre (pur senza mai parlare male del suo ex "Maestro") e si avvicinò progressivamente (dal 1960) verso la destra radicale, il Groupement de recherche et d'études pour la civilisation européenne (GRECE, chiamato anche "Nouvelle Droite"), scrivendo testi anticonformisti che criticavano la sinistra, la decadenza dell'Europa ed esaltando le tradizioni europee.

Amico personale di Alain Delon, ha scritto la sceneggiatura di film come "Borsalino" e "Il ribelle di Algeri" e il soggetto di "Una donna come me".

In Italia sono stati pubblicati romanzi e saggi: Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo (Volpe 1979; Settimo sigillo 2015), Una passione per Che Guevara (Vallecchi 2004), La pietà di Dio (Mondadori 1962), Il Papa è morto (Volpe 1969), Il popolo, la decadenza e gli dei (Settecolori, 1993),Toro (Longanesi 1962; Iduna 2019).





„Ci sono mille modi di suicidarsi. Balzac scelse il caffè, Verlaine l'assenzio, Rimbaud l'Etiopia, l'Occidente la democrazia, e Guevara la giungla.“


“Mi piace la solitudine del cavaliere i cui passi allineati pesano sulla terra. Quest’uomo che avanza, solo, nel coagulato silenzio, mi piace: ha poche idee nella testa di pietra, l’assurdità̀ di un coraggio incomprensibile per quelli che rabbrividiscono, chiudono la porta, accendono il lume quando la notte cade sulla foresta”

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sabato 9 settembre 2023

Nella libreria di casa Alain De Benoist Identità e comunità (per il sano meticciato e la contaminatio di famiglia )


Identità e comunità 
di Alain de Benoist (Autore)
Guida, 2005

Nei tre saggi che compongono il volume, l'autore critica alcuni concetti fondanti la riflessione liberale sull'uomo e sullo Stato. All'antropologia individualista liberale egli oppone una concezione dell'identità e dell'individuo basata sulla comunità e sul riconoscimento reciproco delle differenze. L'idea di bene comune ed il concetto di comunità sono alla base dell'interesse dell'autore per l'opera di Johannes Althusius, letta come alterantiva federalista e partecipativa al progetto statualista della modernità. 


Article paru en septembre 2009 dans le quotidien “Il Giornale”
(Milan).Comunità è identità Alainde Benoist

Alain de Benoist: “La questione identitaria e la modernità”


De Benoist e il comunitarismo tra speranze e disillusioni