venerdì 24 luglio 2020

Racconti del Materassao- --L'elegante signora di quasi 90 anni

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Quando venne in negozio la prima volta Madam Blanch, era accompagnata dalla figlia ed acquistò una poltrona relax color pavone. Il fascino di quella donna di quasi novant'anni era dato dalla sua eleganza nel porsi e nella bellezza degli occhi vivaci con quel tocco di rimmel ed un filo di rossetto discreto ma presente. 
La erre moscia poi, completava tutto il suo essere francese anche se di origine italiana. Sarei stata ore ad ascoltare i suoi racconti di quando viveva in Francia tra le difficoltà della guerra ed il suo essere aristocratica.
Rimasta vedova era rientrata in Italia e i suoi figli con lei.
Oggi era passata in negozio per chiedermi se avevo trovato il suo bastone, non lo trovava più ed ora usava quello del marito con il manico d'argento con delle lavorazioni floreali a bassorilievo, ma era troppo alto per lei. Io controllai se per caso era stato messo nello sgabuzzino, ma niente. Non so se per il caldo o la mascherina, ma la vedevo un pò affaticata e glielo dissi. Lei allora mi spiegò di avere molti pensieri in quel periodo, in quanto il figlio si era separato da poco ed era tornato a casa sua. Mi raccontò di quanto non sopportava il suo disordine e mi sembrava di vederla mentre rimproverava il figlio di cinquant'anni come fosse un bambino di sette. Lei così precisa e raffinata non riesce a sopportare un ospite fuori controllo che gli sparpaglia vestiti in giro per la barchessa nel pavimento palladiano con gli affreschi che guardano sorridenti.
Madame, deve portare pazienza le dico, sono uomini e non hanno il senso dell'ordine né dell'accudimento.
Lei scuote la testa rassegnata.
- Oui oui, c'est terrible!
Poi mi saluta e parte con la sua cinquecento d'epoca.
Il fascino di una donna non sta solo nella giovinezza ma anche nella capacità di invecchiare con quell'eleganza eterna.

sabato 18 luglio 2020

Orwell 1984-regime ed associazionismo totalitario-Una riflessione sul personaggio di 'O Brien

1984 - George Orwell


O’Brien, l’intellettuale dell regime post-totalitario


https://gruppodilettura.com/2017/04/27/orwell-1984-un-libro-inattuale/?fbclid=IwAR3VO6t4wfRds6INdphUp_ZVgCdmEoeV1WF1Pz2DwCfuoYB4OtsNyaUAmmQ

In sostanza, il ruolo di O’Brien, intellettuale al servizio del totalitarismo compiuto del Grande Fratello ci mostra il lavoro al quale si è dedicato: definire un metodo per annullare anche il residuo di libertà interiore che Winston pensa di avere conservato, con la sua storia d’amore, con la riflessione sulla neolingua, con la scrittura di un diario, con il ricordo oltre la riscrittura continua dei fatti e della storia. Si illude Winston, ci dice il narratore di Orwell.
Perché O’Brien dimostra a Winston che questo nucleo intangibile di libertà e autonomia interiore, non esiste.

Winston infatti, non solo finisce per credere davvero, almeno per qualche secondo, che 2+2 possa fare 5. Ma soprattutto chiede di infliggere a Julia, la donna che amava, la peggiore delle torture, la tortura che lui non voleva e non poteva sopportare.
Dopo questa auto-umiliazione totale, dopo questa dimostrazione di annullamento di qualsiasi volontà, in balia del torturatore, Winston sa che non tornerà mai più colui che era, colui che pensava di essere. Quella frattura degli eventi non gli permette di pensare a se stesso come si era sempre pensato.

Alla fine del romanzo, Winston non solo è sconfitto, ma non esiste più come essere sociale con pensiero e volontà. La sua storia di ribellione è annullata, cancellata. Ha rinnegato se stesso. Non potrà mai recuperare la sua vecchia identità. Per   ri-socializzarla, dovrebbe ritrovare un discorso credibile su stesso da condividere con altri. Orwell ci ricorda la dimensione inter-soggettiva della nostra identità, l’impossibilità di tenere separati il pensiero e l’essere. Winston, per quanto sopravviverà, abiterà una dimensione sociale nella quale non è più ciò che credeva di essere; nessuno, tanto meno Giulia lo identifica con quell’identità. O’Brien ha vinto davvero.



''Il potere non è un mezzo, è un fine.
Non si instaura una dittatura con l'intenzione di tutelare una rivoluzione;
invece si fa una rivoluzione con lo scopo di stabilire una dittatura.
Il fine della persecuzione è la persecuzione.
Il fine della tortura è la tortura.
Il fine del potere è il potere.''

''…Ma ogni cosa era a posto, ora , tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli (Winston ndr) era uscito vincitore su se medesimo. Amava il Gran Fratello…”.

giovedì 16 luglio 2020

Viri chi dannu ca fannu i babbaluci…(Con una nuova premessa in data 19 Febbraio 2024)





Premessa

a) il ritornello lo canto spesso con mia nipote Maya di anni 9 e lo balliamo pure
b) in ambito ecclesiale e politico non esiste dubbio alcuno per individuare gli ovvi  destinatari del canto 





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Vidi chi dannu ca fannu i babbaluci
ca cu li corna ammuttano i balati,
su unn‘era lestu a jittarici na vuci
vidi chi dannu ca facianu i babbaluci.

C’era na vota, na vota un muraturi
ca lu travagliu ah nun putia truvari
e priava sempri a Santu Cuttufatu
truvau u travagliu e cadiu do fabbricatu.


C’era na vota, na vota un surdatu
aviu l’ugnu du pedi ‘mpussunatu
e priava sempri a Santu Gabrieli
ci guariu l’ugnu e ci cadiu lu pedi.

C’era na vota na vota un vicchiareddu,
ca avia lu sceccu ‘anticchia attuppateddu
e priava u disgraziatu ‘nginucchiuni
si stuppa u sceccu e s’attuppau u patruni.

Lu tavirnaru di l’Abbaddarò
avia tri giorni ca un putia pisciari
e priava a Santu Cuttufatu
pisciò vintitrì litri di moscatu.

Ecco un altro testo

Viri cchi dannu ca fannu i babbaluci
ca cu li corna ammuttanu i balati
su unn‘era lestu a jittarici na vuci
viri cchi dannu ca fannu i babbaluci.

C’era ‘na vota ‘nu poviru surdato
c’avieva l’ogghiu du peri atturciniato
prigo lu Santu Santu San Michele
Cariu lu ogghiu e ci cascau lu peri.

C’era ‘na vota ‘na povira cinquicentu
c’aveva persu lu tubbu ri scappamentu
prigu lu Santu Santu prutitturi
truvaò lu tubbo e perse lu muturi.

C’era ‘na vota nu poviru pasturi
c’avieva perso la pecora mighiuri
prigau i Santi Santi cavaleri
truvaò la pecora e perse a mugghieri.

C’era ‘na vota na povira signorina
ca persu lu taccu di la scarpina
prigava siempre la Santa Venerina
truvaò lu taccu e ci cascau a vestina.

E un altro ancora

Viri cchi dannu ca fanu i babbaluci
ca cu li corna ammuttano i balati
su nn’era lestu a jittaricci ‘na vuci
viri cchi dannu ca fanu i babbaluci.

C’era ‘na vota ‘npoviru piscaturi
c’avia tri misi ca nun ‘npiscava nenti
s’arrivurgiu allu santu patriarca
dopu tri jorna affunnau cu tutta a varca.

C’era ‘na vota ‘npoviru muraturi
c’avia tri misi ca nun faciva nenti
s’arrivurgiu allu santu prutitturi
dopu tri jorna cascau du ‘mpalcaturi.

C’era ‘na vota ‘npoviru becchinu
c’avia tri misi ca nun faciva nenti
s’arrivurgiu allu santu di l’altari
dopu tri jorna lu ieru a vurricari.

venerdì 10 luglio 2020

La filastrocca di befebisacottomane

33. C'era 'nna vota un Re
C’era una volta un Re, befè, biscotto e minè, che aveva una figlia, befiglia, biscotto e miniglia, che aveva un uccello befello, biscotto e minello.

Un giorno l’uccello, befello, biscotto e minello della figlia befiglia, biscotto e miniglia del re befè, biscotto e minè volò. 
Ahi, come piangeva, la figlia befiglia, biscotto e miniglia del re befè, biscotto e minè!

Allora il re befè, biscotto e minè disse:
“A chi riporterà l’uccello befello, biscotto e minello della figlia befiglia, biscotto e miniglia del re befè, biscotto e minè, io la darò in sposa!”.

E venne un cristiano vavùso, tignùso, biscotto e minnùso e disse:
“Ecco, re befè, biscotto e minè, io ti ho riportato l’uccello befello, biscotto e minello della figlia befiglia, biscotto e miniglia del re befè, biscotto e minè, ora me la devi dare in sposa!”.

Il re befè, biscotto e minè chiamò la figlia befiglia, biscotto e miniglia, ma quella, quando vide quel cristiano vavùso, tignùso, biscotto e minnùso disse:

“Io sono la figlia befiglia, biscotto e miniglia del re befè, biscotto e minè e non sposerò quel cristiano vavùso, tignùso, biscotto e minnùso, neppure se mi ha riportato l’uccello befello, biscotto e minello!”.

Allora il cristiano vavùso, tignùso, biscotto e minnùso aprì le dita e l’uccello befello, biscotto e minello della figlia befiglia, biscotto e miniglia del re befè, biscotto e minè, volò …






CCCP Fedeli Alla Linea - Testo Aghia Sophia e link YOU TUBE





Tedio domenicale: quanta droga consuma
Tedio domenicale: quanti amori frantuma
Tedio domenicale

Sophia Sapienza Sophia
Incalora le donne ed arde
Arde di uomini
E gli consuma il cuore

Sophia sapienza sophia
Incalora le donne ed arde
Arde di uomini
E gli consuma il cuore

Toccami

Magari solo in sogno

Soffia

Sussurra un'altra volta "vivi"

Io lo sarò

Guardami

Tra le nuvole e i veli

Soffia

Sussurra un'altra volta "vivi"

E io vivrò

Vivrò l'ordine la libertà l'obbedienza
La responsabilità l'uguaglianza
Vivrò la gerarchia l'onore la punizione
Vivrò la libertà d'opinione
La sicurezza il rischio la proprietà
Vivrò la verità che è l'ultima
La prima

La verità ti fa male lo so
Cittadine cittadini
Pargoli enfants teen-agers babies
This is the program, è senza prezzo:
L'antico è favolistico folklore grezzo
Il moderno è iniziato e finito
Voilà l'età del mezzo liberodemocraticoprogresso

Larallalla larallallallalla
Larallalla larallallallalla

Voilà l'età del mezzo liberodemocraticoprogresso
Il moderno è iniziato e finito
L'antico è favolistico folklore grezzo
Cittadine cittadini
Cittadine cittadini
Cittadine cittadini (Larallalla larallallallalla)
Cittadine cittadini

Larallalla larallallallalla...

Tedio domenicale: quanta droga consuma
Tedio domenicale: quanti amori frantuma
Tedio domenicale

Tedio domenicale: quanta droga consuma
Tedio domenicale: quanti amori frantuma
Guarda Sophia, (tedio domenicale...)
Guarda la vita che vola via!
Guarda Sophia,
Guarda la vita che vola via!
Guarda la vita!
Guardala che vola via!


Facevi 'a pizza a Pozzuoli e 'a burina a Roma

E mmò tu fai la Svizzera abbiti a Nuova York

Sophia bella Sophia

Sophia delle altrui brame

Mmmh... quant'è bello in progress 'sto cazzo di reame!

Tedio domenicale: quanta droga consuma
Tedio domenicale: quanti amori frantuma
Tedio domenicale: quanta droga consuma
Tedio domenicale: quanti amori frantuma...


da PensieriParole.it <https://www.pensieriparole.it/testi-canzoni/cccp/aghia-sophia>

giovedì 9 luglio 2020

IO SONO UNA FORZA DEL PASSATO..(PIER PAOLO PASOLINI



pasolini8


dal  diario  facebook  di  Francesco  Virga  che  ringrazio


..IO SONO UNA FORZA DEL PASSATO...

...Vorrei aggiungere però una cosa. Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive. Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo. Così anche ogni cultura è sempre intessuta di sopravvivenze. Nel caso che stiamo ora esaminando, ciò che sopravvive sono quei famosi duemila anni di imitatio Christi quell'irrazionalismo religioso. Non hanno più senso, appartengono a un altro mondo, negato, rifiutato, superato: eppure sopravvivono. Sono elementi storicamente morti ma umanamente vivi che ci compongono. Mi sembra che sia ingenuo, superficiale, fazioso negarne o ignorarne l'esistenza. Io, per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dirlo!), ma so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io coi miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. 

Sarei folle se negassi tale forza potente che è in me: se lasciassi ai preti il monopolio del Bene.


(PIER PAOLO PASOLINI, Vie nuove  n. 47 a. XVI, 30 novembre 1961)

lunedì 6 luglio 2020

Racconti dal Materasso-Il signor Arturo


Carolus-Duran con il suo "Homme endormi", (1861).



Racconti dal Materasso





Racconti di un quotidiano maldormire trasformato in una divertente avventura nella rieducazione posturale e non solo.


Buongiorno signor Arturo, che piacere rivederla.
 - Cara Stefania, si ricorda ancora di me?

- Certo dico io! Mi ricordo sempre dei galantuomini, perché siete in pochi sa? 
Sorride un po’ tra l’imbarazzato e il compiaciuto, di chi non riceve da tempo un complimento.

- sono venuto a nome di mia figlia per un coprimaterasso.

- Ok, aspetti che glieli faccio vedere.

   Ecco vede, ci sono quelli in spugna trapuntata con gli angoli ampi per una maggiore vestibilità e poi ci sono quelli in cotone elasticizzato che sono più leggeri.

- In verità mia figlia mi ha chiesto un coprimaterasso perché affitta casa per un periodo in quanto si trasferisce all’estero e voleva in qualche modo proteggere il materasso.

- Ah ok, allora forse è meglio che prenda quello con la pellicola protettiva così riesce a preservare il materasso da eventuali macchie indiscrete.

- si dice lui non convinto perché non sa cosa è meglio prendere.
- Facciamo così, dico io, torni con la figlia così decidete assieme.
- si, forse è meglio, ma visto che sono qua volevo acquistare un cuscino, da abbinare al materasso e al letto che mi aveva venduto due anni fa.

- come dorme solitamente?
- di fianco ma anche a pancia in su.

- Allora gli consiglio un guanciale a saponetta, venga che ne proviamo un po’.
Dopo qualche prova, dove lui mi dice che dorme con due cuscini, io gli spiego dell’importanza di scaricare la cervicale per ossigenare le corde e dare beneficio al collo che alla mattina si risveglia riattivato e non in contrattura.

Lui mi guarda con gli occhi di chi ha scoperto un nuovo sistema di beneficio automatico, lui che ha sempre il collo teso in avanti da anni di cattive posture. 
Mi ringrazia per la spiegazione, mi ringrazia tanto.

Nel frattempo gli faccio provare un cuscino in memory h. 13 cm e vedo che è quello giusto dall’espressione del viso distesa e dalla sincera postura di confort che gli permette di coccolarsi un po’. 
- Va bene questo dice.

- Perfetto dico io, gli faccio la fattura così può scaricarlo come spesa medica.

Finisco di stampare i documenti e gli allungo la scatola con il cuscino.

Lui prende la scatola e con l’altra mano mi prende la mano per farmi il baciamano.

Lo avevo detto io che Il signor Arturo è un galantuomo.



https://www.facebook.com/stefaniavian69/posts/1002394256788418


Racconti di un quotidiano maldormire trasformato in una divertente avventura nella rieducazione posturale e non solo.

domenica 5 luglio 2020

LA DONNA DI BATH -ANDREA BASSOLI - FIABE RIABILITATE

https://www.ilraccoglitore.com/2019/08/13/la-donna-di-bath/?fbclid=IwAR0QOaaazZrtqY8E3saRePLHYHrAsWgcVHDX_w4kmk5qq7pCPNw42sN9RK4


Benvenuti, amici. Lasciate che mi presenti, il mio nome è Icario, cittadino del mondo, estraneo di questa terra. Vivo nel cielo, come gli uccelli, e con loro ho volato sopra ogni angolo di questo pianeta. Ho visto città così alte da sfiorare le nubi del cielo, foreste così grandi da sembrare oceani e mari così piccoli da apparire come pozzanghere. Conobbi i popoli più diversi e ascoltai molte delle loro storie cosicché oggi, se vorrete, potrete ascoltarne qualcuna. Vi avverto, potrebbero sembrarvi fiabe conosciute, ma abbiate la pazienza di ascoltare la fine perché, sapete, ogni racconto è un piccolo universo. Ora però avvicinatevi, amici miei, sto per narrarvi di una terra verde chiamata Britannia e di una storia che lì ascoltai molti anni fa.

Ai tempi di re Artù vi era un cavaliere, alto, bello, coraggioso e forte ma, ahimè, ben poco virtuoso. Amava le donne, il vino e le risse, e quando non poteva averne, una furia cieca lo divorava. Fu in un giorno di giugno che lungo le rive dell’Avon vide una giovane fanciulla di rara bellezza cogliere fiori. Il cuore del cavaliere arse di lussuria e, avvicinatosi, cercò di sedurla con dolci parole: “Bellissimo fiore dell’Avon, sboccia per me, lascia che posi le mie labbra sulle tue che tanto m’hanno stregato”. La ragazza, impaurita, rispose al cavaliere: “Oh mio buon signore, le tue parole mi colpiscono l’anima, ma non posso di certo concedermi a voi senza il volere di Dio”. Non fu necessario un secondo rifiuto, la furia lo rese cieco e in un attimo balzò addosso alla giovane. Quante urla, quante suppliche si sentirono quel giorno sulle rive dell’Avon ma, ahimè, nessun uomo corse in aiuto della fanciulla.


 





Sazio della sua ferocia, il cavaliere lasciò la giovane esanime per riprendere il suo cammino ma non fece molte miglia prima di essere raggiunto dalle guardie del re. Dovete sapere, infatti, che quella giovane ragazza era la più piccola fra le figlie del Duca di Bath, fedele suddito del grande re Artù. Per questo il cavaliere fu condotto in catene alla corte del sovrano. Interrogato dal re, egli ammise la sua colpa implorando clemenza: “Grande Artù, tu che sei il più magnanimo fra tutti i re del mondo, ti chiedo di risparmiare la mia vita, lascia che mi ritiri da penitente affinché non possa più nuocere a nessuno”. Non aveva ancora finito di parlare che sulla soglia apparve Ginevra, la regina: “Marito mio, lascia che sia io a decidere della sua sorte poiché il crimine fu commesso contro una donna, quindi da una donna dev’essere giudicato”. Il cavaliere tremò e scoppiò in lacrime: “Mia signora, sublime regina, ti supplico, risparmiami la vita”. La sovrana, guardandolo con disgusto, disse: “Avrai salva la vita, ma a una condizione: entro l’alba dovrai dirmi qual è il desiderio più grande per una donna. Se risponderai, correttamente, potrai riprendere il tuo cammino, ma se fallirai darò la tua testa in dono al Duca di Bath”.

Quanto poco sollevato fu il cavaliere dopo aver udito le parole della regina! Poiché aveva sempre visto le donne come oggetti e mai veramente vi aveva parlato, non sapeva cosa desiderasse realmente il loro cuore! Uscito dal palazzo iniziò a domandare in giro ma, per quanto chiedesse, ogni donna gli dava una risposta diversa: “l’amore”, “il denaro”, “la bellezza”, “la fama”, “la libertà”. Persa ogni speranza, il cavaliere si avviò nel bosco con l’intenzione di porre fine lui stesso alla sua vita ma proprio al limitare della selva una vecchia – la più orribile che possiate immaginarvi! – si avvicinò e gli disse: “So perché ti affliggi tanto, mio bel cavaliere, ma ora ascoltami, ti dirò la risposta al quesito della regina però tu, dopo aver avuta salva la vita, mi darai quello che ti chiedo”. L’uomo non poteva credere alla sua fortuna e senza esitazione gli rispose: “Ti darò qualsiasi cosa tu voglia, però ti prego, dammi la risposta, l’alba è vicina!”. La vecchia si avvicinò, gli sussurrò all’orecchio e poi scomparve nel bosco. “Dev’essere una strega” pensò “però poco m’importa, ormai la vittoria è mia” e corse al palazzo di Artù.

Giunto a palazzo, fu portato davanti alla regina e alla sua corte di donne e li prese la parola: “Potente regina, rispettabili donne di corte, ho la soluzione al tuo enigma: tutte le donne hanno un solo desiderio, dominare il proprio marito”. Un silenzio tombale cadde fra tutte le donne, ma solo per pochi secondi, perché un riso esplose fragoroso come un tuono. La regina, ancora assorta nelle sue risa, disse: “Mio caro cavaliere, la tua risposta è così sbagliata che non posso fare a meno di ridere. Vedi ti ho mandato alla ricerca di una soluzione che non esiste, noi donne, come voi uomini, abbiamo desideri diversi, e solo se avessi davvero ascoltato una donna avresti potuto capirlo. Ora però basta ridere, la tua vita si conclude oggi, deriso da chi tanto deridevi”. Caduto in ginocchio il cavaliere tornò a supplicare: “Ti prego, non uccidermi, cambierò, sarò un esempio di virtù d’ora in poi, non toccherò mai più una donna senza il suo consenso! Anzi, sarò solo al servizio di voi donne affinché ogni vostro desiderio possa avverarsi!”. Proprio quando terminò di parlare apparve la vecchia che aveva incontrato nel bosco. “Mia regina, risparmia la vita a quest’uomo perché mi ha promesso quello che più desidero se fosse stato graziato. Ebbene se lo risparmierai dovrà sposarmi e seguirmi ovunque io vada”. Un’altra risata esplose fra le donne mentre il cavaliere, disgustato dalla richiesta, si gettò ai piedi della regina: “Ti prego uccidimi, non lasciarmi alla mercé di quella strega, preferisco morire”. Ginevra lo guardò e con sottile ironia gli rispose “Oh, mio virtuoso cavaliere, come cambi in fretta i tuoi pensieri! Poco fa dicesti che avresti esaudito tutti i desideri di noi donne e ora ti rifiuti in questo modo?”, poi si rivolse alla vecchia: “Tu, prendi quest’uomo che da oggi sarà tuo marito per mio volere e fatti servire in tutto ciò che desideri affinché trascorra la vita che gli resta maledicendo i suoi errori”. Fu così che il cavaliere, privato dell’armatura e rivestito di umili vesti, s’incamminò lontano al fianco della sua nuova moglie, rimpiangendo per sempre i suoi errori.

Così termina questa storia che mi fu narrata tempo fa da una donna della piccola città di Bath. Ora tornate pure alle vostre case e ripensate a quello che vi ho raccontato: ascoltate col cuore e abbiate rispetto, o finirete con un rospo nel letto!





venerdì 3 luglio 2020

La Lezione Sulla Condivisione Delle Idee -------Di Andrea Camilleri

andrea Camilleri condivisione
Lo scrittore raccontò che, da giovane, si recò a Roma per sostenere l’esame come allievo regista all’Accademia di Arte Drammatica.
Dopo lunghe prove, il maestro di regia, dandogli la mano, gli disse:
Sappia che io non condivido nulla di quello che lei ha detto e scritto in queste ore. Arrivederla.

Camilleri se ne andò, sicuro di non essere stato ammesso, a casa di un amico, e passò dieci giorni meravigliosi, a spasso per Roma, che non conosceva.

Poi, arrivò il giorno della partenza.

Fu allora che, passando dall’albergo in cui aveva alloggiato la prima notte, trovò una serie di telegrammi di suo padre.

Il primo diceva:

Sei stato ammesso all’Accademia, con la massima borsa di studio
Il secondo riportava:
Mi accorgo, con orrore, che le lezioni sono iniziate da sei giorni

Ed ecco che il giovane Camilleri si precipita all’Accademia dove, tutto trafelato e mortificato per il ritardo, incontra il maestro di regia, il quale gli chiede, immediatamente, perché si presentasse con tanto ritardo.

Lui gli risponde che non pensava di essere stato ammesso, perché quelle parole “non condivido nulla di quello che ha detto e scritto” sembravano proprio un segno di non avercela fatta.

Ma il maestro lo interrompe e gli dice: 

“Fermati. Non condividere non significa che il pensiero, le opinioni dell’altro siano sciocche. Possono essere idee intelligenti, solo che io – semplicemente – non le condivido.

https://spiraglidiluce.org/2019/07/18/lezione-sulla-condivisione-andrea-camilleri/