giovedì 23 febbraio 2023

tra i libri di casa -Narrativa. Norman Mailer*. Il Vangelo secondo il Figlio -"secondo testo "gesuano"

Vangelo-secondo-figlio-6c7b0e0e-b01d-4842-be87-8fcfbc8011b1


Descrizione


Per duemila anni, il breve soggiorno terrestre di un predicatore nazareno ha segnato, nel bene e nel male, la storia dell'Occidente, ispirando decine di biografie e sacre rappresentazioni. Ma quest'opera di Mailer non rientra in nessuna delle due categorie. È un romanzo, narrato in prima persona, il cui protagonista si chiede: Dio mi sta parlando? Se quella che sento è la sua voce, perché ha scelto me come suo Figlio? E se invece è solo un'illusione, da chi mi viene il potere di fare miracoli? Una prospettiva che fa sì che il lettore sia coinvolto fin da subito nelle ansie e nei dubbi di un uomo costretto a chiedersi il perche di un destino, roso dai dubbi e illuminato dalla fede, esaltato e poi tradito, adorato e poi deriso, fino alla fine tragica della crocifissione. Un romanzo storico in cui rivivono la Galilea e la Gerusalemme di allora, sfondo colorito e tumultuoso su cui Gesù proietta post-mortem la sua tragica vicenda costellata di perplessità e dilemmi.





"ha voluto cimentarsi con Il Vangelo secondo il Figlio, che racconta la storia di Cristo in prima persona.

L’idea gli è venuta in una camera d’albergo parigina quando, una notte, non riuscendo ad addormentarsi, ha preso in mano la Bibbia: «Ho pensato: “Ecco un libro davvero buffo. Ci sono frasi degne di Shakespeare, ma nel complesso è orrendo”. Poi ho pensato ancora: “Ci sono almeno cento scrittori al mondo che potrebbero fare di meglio… E io sono uno di loro”».

Così Mailer ha riscritto il Vangelo, i critici l’hanno fatto letteralmente a pezzi, e oggi lui stesso è disposto ad ammettere che sapeva «di non aver fatto un buon lavoro. Era come se non mi sentissi all’altezza del materiale che avevo di fronte» dice, mostrando, tutto sommato, un certo buon senso.


norman-mailer-il-demonio-esiste-dico-sul-serio


PUBBLICO L'INCIPIT  della narrazione


"Il Vangelo di Marco,che non oserei definire falso. è tuttavia esagerato. E andrei ancora più cauto per quelli di Matteo,Luca e Giovanni  che mi hanno attribuito parole che non ho mai pronunciato e mi hanno descritto come mite anche quando ero pallido di rabbia,Le loro narrazioni sono state scritte molti anni dopo la mia dipartita e si limitano a ripetere  quanto era stato raccontato loro da uomini anziani. Molto anziani. Su questi racconti  non si può fare affidamento...Darò quindi  la mia versione..."




lunedì 20 febbraio 2023

Tra i libri di casa: un Testo "gesuano"

Foto 1 di 4

https://www.fondazionesancarlo.it/recensione/gesu-e-yahve/


Descrizione

Quando si parla delle radici della nostra civiltà, ci si imbatte regolarmente nella tradizione giudaico-cristiana. In questo saggio Harold Bloom intende dimostrare che quella tradizione in realtà non esiste, poiché Ebraismo e Cristianesimo sono di fatto incompatibili.

Esaminando con il metodo della critica letteraria e storica la Torà ebraica, l'Antico e il Nuovo Testamento e i Vangeli gnostici contemporanei a quelli canonici, l'autore arriva alla conclusione che il Gesù ebraico di Marco, così umano, irascibile e incline all'ironia, potrebbe essere davvero figlio di quella divinità fin troppo umana che è lo Yahvè della Torà; mentre il Cristo degli altri libri del Nuovo Testamento proviene da una famiglia del tutto diversa; e lo Yahvè degli ebrei e il Dio Padre dei cristiani hanno ben poco in comune.

Il risultato è una visione molto critica sulle possibilità di dialogo tra ebrei e cristiani; e allo stesso tempo un'esortazione a evitare le contrapposizioni tra religioni, perché nessuna fede può arrogarsi la pretesa di possedere la Verità assoluta. Una lettura illuminante, un'opera di critica letteraria capace di far riflettere tanto gli ebrei quanto i cristiani, un invito a rivedere tutto ciò che era ritenuto patrimonio comune alle due fedi.


***

A pagina 1 dell'inserto Il Foglio di sabato 24 dicembre 2005 pubblica un'intervista di Amy Rosenthal al critico letterario Harold Bloom. La riportiamo: 

https://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=14911






domenica 19 febbraio 2023

tra i libri di casa I testi dell'area liberale a partire dagli anni settanta del secolo scorso(un primo elenco )








le tesi liberali. di  friburgo




Associazione per la libertà economica e il progresso sociale -per un manifesto liberale




Atlante del liberalismo è un libro di Raimondo Cubeddu 
https://www.areaonline.ch/Liberalismo-78362000




















Ripartire da Dahrendorf: attualita di un inattuale



Nel 1990 Ralf Dahrendorf pubblicò un libro in forma di lettera immaginaria ad un amico polacco sugli eventi del 1989. Dato alle stampe in Italia da Laterza, il libro si intitola 1989. Riflessioni sulla rivoluzione in Europa, sulla falsariga del libro del politico e pensatore conservatore Edmund Burke Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia sugli eventi di due secoli prima



Ralf Dahrendorf e l’immagine morale dell’uomo.



Sergio Caruso Per una nuova filosofia della cittadinanza


sabato 18 febbraio 2023

tra i libri di casa Ugo Betti. Corruzione al Palazzo di Giustizia

Foto 1 di 2

Corruzione al Palazzo di giustizia è un dramma in prosa in tre atti del drammaturgo italiano Ugo Betti: è considerata una tra le più celebri opere della produzione dell'autore.

Composto nel 1944 fu rappresentato la prima volta unicamente il 7 gennaio 1949 al Teatro delle Arti di Roma e pubblicato sulla rivista Sipario nel marzo dello stesso anno.

Nel 1966 fu trasmesso l'omonimo sceneggiato dal Programma Nazionale della Rai (l'odierna Rai 1), nell'ambito della prosa televisiva, con la regia di Ottavio Spadaro e la partecipazione di attori del calibro di Glauco Mauri, Nando Gazzolo e Tino Buazzelli.

Nel 1974 il dramma ebbe anche una trasposizione cinematografica diretta da Marcello Aliprandi ed interpretata da Franco Nero, Gabriele Ferzetti, Fernando Rey, Umberto D'Orsi e Martin Balsam.

Nel 2009 avviene la lettura a cura di Alberto Terrani all'Auditorium San Paolo di Macerata per lo Sferisterio Opera Festival.


https://it.wikipedia.org/wiki/Corruzione_al_Palazzo_di_giustizia_(dramma)


Storia del dramma in breve

In un immaginario, simbolico paese straniero, un certo Ludvi-pol, avventuriero e politicante, viene trovato cadavere in una stanza del palazzo di Giustizia; poiché le circostanze della sua morte non risultano chiare, e l’opinione pubblica sospetta colpevoli rapporti fra la sua morte ed altri fatti delittuosi avvenuti negli stessi giorni, viene aperta un’inchiesta fra il personale del tribunale e persino tra i giudici.

Dopo un primo sommario interrogatorio, i sospetti dell’inquisitore paiono concentrarsi sulla figura del vecchio presidente Vanan, il quale, da prima respinge con violenza ogni addebito ma, poco dopo, crolla in una crisi d’amarezza e di sconforto.

Grande è lo stupore dei colleghi; solo il giudice Cust, che è il vero colpevole, infierisce sul vecchio nel tentativo di eliminarlo per poterne prendere il posto, ma il suo collega e rivale Croz, che nutre la stessa ambizione, nonostante sappia di essere minato da un male implacabile, controlla attentamente le sue mosse.

Intanto il presidente Vanan, spronato dalla giovane figlia Elena, che crede nell’innocenza del padre, ha faticosamente preparato un memoriale di autodifesa; Elena stessa, dopo qualche giorno porta il plico al palazzo e lo vorrebbe consegnare nelle mani dell’inquisitore, ma Cust, intuendo che nel memoriale ci sono gravi prove contro di lui, glielo sottrae con astuzia, ed opera poi per convincerla della colpevolezza del padre e della generale, inevitabile corruzione degli uomini. Elena per un poco gli resiste ma poi, uscita dall’aula e vinta dallo sconforto, si getta nella tromba dell’ascensore, uccidendosi.

Cust, che si sente padrone della situazione, ha un attimo di debolezza con Croz, il quale, fingendosi morente, gli estorce una mezza confessione e si prepara a smascherarlo pubblicamente quando viene davvero colpito da collasso; allora, per un’estrema beffa ai colleghi e in dispregio di ogni giustizia, morendo si accusa del delitto.

Cust viene quindi nominato presidente ma, ora che ha vinto, si sente stremato, lo tormenta il pensiero della ragazza uccisasi, il rimorso di quell’innocenza distrutta non gli dà tregua, alla fine, prostrato, va a confessare i suoi crimini all’ Alto Revisore.

http://www.antoniosterpi.it/spettacoli-in-calendario/corruzione-al-palazzo-di-giustizia/


venerdì 17 febbraio 2023

tra i libri di casa -Dialoghi d'amore Leone Ebreo a cura di Santino Caramella


Book page image

il libro è scaricabile senza oneri ---

https://it.wikisource.org/wiki/Dialoghi_d%27amore

I tre Dialoghi d'amore di Leone Ebreo (Yehudah Abrabanel), scritti presumibilmente all'inizio del Cinquecento e usciti postumi nel 1535, rappresentano uno dei testi fondamentali della filosofia d'amore del Rinascimento italiano. Un'opera misteriosa e, assieme, fortunata: tra l'anno di prima pubblicazione e il 1607 conobbe venticinque edizioni con un successo durevole lungo tutto il Seicento e, in qualche misura, nel secolo successivo. L'autore, autentico talento filosofico, è un'affascinante figura di letterato e medico, aperto a vari orientamenti di pensiero. I suoi Dialoghi d'amore sono una sintesi ineguagliata fra tradizione platonica, aristotelismo arabo, cultura ebraica, esegesi biblica.


https://www.amazon.it/Dialoghi-damore-cura-Santino-Caramella/dp/B01JS2Z3MK?asin=B00M0LQDNK&revisionId=da0e3a3f&format=1&depth=1

giovedì 16 febbraio 2023

tra i libri di casa -Accademia delle Dame ovvero Dialoghi intorno ai segreti d'Amore e di Venere (Aloisia Sigea) di Nicolas Chorier


Accademia delle Dame ovvero Dialoghi intorno ai segreti d'Amore e di Venere (Aloisia Sigea)

di Nicolas Chorier

Nicolas Chorier Vienne  1 Settembre 1612 – 14 agosto 1692) è stato  scrittore, storico e avvocato francese ,  e  conosciuto soprattutto per le sue opere storiche sul Delfinato e per un dialogo saffico apocrifo intitolato L'Academie des dames, ou les Sept entretiens galants d'Alosia (L’Accademia delle signore o i sette incontri galanti di Alosa). Fu avvocato a Grenoble e poi procuratore del re. Le sue opere sul Delfinato restano ancora oggi una fonte importante per gli storici.


Il libro apparve inizialmente sotto forma di un manoscritto in latino sotto il titolo di Aloisiae Sigaeae, Toletanae, Satyra sotadica de arcanis amoris et Veneris. Si pretendeva che l'originale fosse stato scritto in spagnolo da Luisa Sigea, poetessa e damigella della corte di Lisbona, e poi tradotto in latino da un certo Jean Meursius, umanista nato a Leida, nei Paesi Bassi nel 1613: naturalmente, l'attribuzione alla Sigea era un'invenzione come quella del Meursius. Il manoscritto circolò all'inizio del XVIII secolo negli ambienti libertini ed ebbe numerose edizioni in latino con diversi titoli; fu tradotto più volte in francese, una a cura di Jean Terrasson nel 1750, e altre in inglese.

L'Académie des dames si presenta come una serie di dialoghi tra Tullia, dama italiana di 26 anni, moglie di Callia, che inizia sessualmente la giovane cugina Ottavia, alla quale dichiara che «Tua madre mi ha chiesto di rivelarti i segreti più misteriosi del letto matrimoniale e d'insegnarti quel che tu devi essere con tuo marito e anche ciò che tuo marito sarà per te, toccando quelle piccole cose per le quali gli uomini s'infiammano così tanto. Questa notte, per poterti indottrinare su ogni cosa più liberamente, noi dormiremo insieme nel mio letto, per quella che vorrei poter dire che sarà stata la più dolce lizza di Venere».

https://it.wikipedia.org/wiki/Nicolas_Chorier


https://data.bnf.fr/fr/13513595/nicolas_chorier_aloysia_sigea/

La letteratura libertina


https://www.treccani.it/enciclopedia/la-letteratura-libertina_%28Storia-della-civiltà-europea-a-cura-di-Umberto-Eco%29/


Il corpo che la storia ha dimenticato 




IL ROMANZO LIBERTINO NELLA STORIA CRITICA

1. La tradizione libertina francese del Settecento

2. “Libertin” e “libertinage” nei dizionari del Settecento e nei manuali di storia letteraria

3. Caratteristiche del romanzo libertino settecentesco


cito dal paragrafo 3

"Riferendosi al movimento libertino secentesco, il critico R. Pintard afferma che l’aggettivo libertin finisce per definire un qualsiasi comportamento che liberamente si distacca dalla morale e dalla religione, entrambe strettamente correlate al governo e alla tradizione vigenti ai tempi dell’Ancien Régime..Il libertinaggio secentesco, dunque, rappresenta un’attitudine che implica una strenua rivendicazione della libertà individuale, si esprime attraverso la libertà dei costumi e la libertà di spirito e si ispira non solo ai filosofi italiani rinascimentali (Giordano Bruno), ma anche a eminenti letterati francesi vissuti del XVI secolo (Rabelais, Montaigne e Charron). .."

https://core.ac.uk/download/pdf/53298581.pdf

lunedì 13 febbraio 2023

tra i libri di casa- Joseph Conrad Il compagno segreto


Copertina di: Il compagno segreto

Il compagno segreto (The Secret Sharer) è un racconto di Joseph Conrad scritto nel 1909 e pubblicato per la prima volta nel 1911 sull'Harper's Magazine, prima di venire raccolto in "Racconti di mare e di costa" o anche sotto il titolo "Fra terra e mare" (Twixt land and sea tales) nel 1912, insieme a "Un briciolo di fortuna" e "Freya delle sette isole". In italiano, il racconto è stato pubblicato nel 1946 da Giulio Einaudi Editore con il titolo: "Il coinquilino segreto, episodio della costa" e la traduzione di Piero Jahier.


Un bastimento con un giovane capitano, al comando da appena 15 giorni, dà fonda nella baia di Meinam, nei pressi di Paknam (Thailandia dell'Est). Egli conosce appena i due ufficiali di bordo, il cambusiere e l'equipaggio, con i quali ha un rapporto di diffidenza. Il veliero è diretto in patria e sosta per rifornimenti.

Al largo, in una rada si trova la Sephora, un'imbarcazione di Liverpool con un carico di carbone a bordo, in attesa del rimorchiatore che deve trainarla lungo un fiume nelle vicinanza per poi poter scaricare la merce.

Di notte, con un mare liscio come l'olio e un cielo stellato, il capitano, contrariamente alle disposizioni usuali, decide di essere di guardia sul ponte fino al mattino, immerso nelle sue riflessioni e pensieri, congedando gli ufficiali e i marinai nelle loro cuccette.

Improvvisamente un naufrago, o meglio un uomo in acqua, si avvicina alla nave aggrappandosi ad una scaletta lasciata inavvertitamente dai marinai fuori bordo. Si tratta di Leggatt, un giovane della stessa età e corporatura del capitano, fuggito dalla Sephora dove era detenuto da ormai vari giorni in una cabina chiusa a chiave per aver commesso involontariamente un omicidio (un marinaio poco di buono, scansafatiche e prepotente) durante una tempesta che aveva investito l'imbarcazione.

Il capitano, convinto della buona fede e dell'innocenza dell'uomo, lo nasconde nella sua cabina personale, mettendo così a repentaglio la sua stessa reputazione e carriera. 

Trascorrono i giorni e il capitano riesce, con non poca fatica e apprensione, a tenere celato al resto dell'equipaggio il suo compagno segreto, il quale, nell'inconscio del capitano, finisce per divenire il suo alter ego, il suo duplicato, sosia fisico e morale; la parte oscura della propria anima.

Il capitano della Sephora, Archbold, si reca in visita a bordo sospettando che il suo ricercato vi abbia trovato rifugio, dato che le ricerche effettuate nella zona avevano dato esito negativo. Il capitano, facendogli visitare la nave, cerca di convincerlo della possibilità che questo possa essere affogato. 

Ormai la nave deve ripartire e la situazione a bordo sembra divenire insostenibile, finché è lo stesso Leggart, calmo e tranquillo, a offrire al capitano, ormai con i nervi scossi e in preda all'agitazione, la soluzione: filare in acqua, non visto, mentre il veliero si avvicinerà di notte alla costa di Koh-ring (Cocincina).

Il capitano, mettendo a repentaglio la sicurezza della nave, di fronte ai marinai esterrefatti, dirige la nave verso la costa, doppiando il promontorio meridionale della scura montagna per: "trovare qualche regolare brezza di terra che spinga il veliero più veloce".

Leggatt riesce a fuggire non visto e il capitano con un'ardua virata allontana il veliero da quell: "immensa massa nera che incombeva sulle cime dei nostri alberi".

https://it.wikipedia.org/wiki/Il_compagno_segreto


“Il compagno segreto” fu scritto di slancio in due settimane, sospendendo il lavoro sugli ultimi capitoli di “Sotto gli occhi dell’Occidente”, che ancora si intitolava semplicemente “Razumov”

Luglio 1909: arrivò a Conrad la lettera di uno sconosciuto capitano Carlos M. Marris, che poi ebbe la fortuna di essere invitato a casa dello scrittore. Questo Marris aveva vissuto vent’anni in Malesia, lì aveva sposato una principessa ed ora tornava in Inghilterra per curarsi. Pieno d’ammirazione, gli raccontava che nei mari d’Oriente gli ufficiali inglesi lo leggevano sempre come il loro miglior cantore. Gli chiedeva così di non fermarsi, di scrivere ancora storie come quella di Almayer, di Lord Jim, di capitani come MacWhyrr o il cieco Whalley. 

In una lettera al suo agente Pinker, Conrad raccontò: 

“E’ stato come risvegliare i morti – morti per me, visto che la maggior parte di loro vivono laggiù e leggono anche i miei libri e si domandano chi diavolo fosse che andava in giro a prendere appunti. Il mio ospite mi ha detto che Joshua Lingard ha provato a indovinare: “Deve essere stato quel tizio che era primo ufficiale sul Vidar con Craig”. Sono proprio io. E il bello è che tutti quegli uomini di ventidue anni fa sono affezionati al Cronista delle loro vite e delle loro avventure. Ne avranno altre di quelle storie che gli piacciono.”


https://www.compagnosegreto.it/NUMERO1/racconto1.htm

Citazione

"Essa galleggiava sul punto di partenza di un lungo viaggio, immobile in seno a un’immobilità immensa, con il sole al tramonto che ne proiettava lontano a oriente le ombre dell’alberatura. In quel momento in coperta ero solo. Non c’era alcun rumore nella nave – e intorno a noi nulla si muoveva, nulla viveva, né una canoa sull’acqua, né un uccello nell’aria, né una nube in cielo. In questa pausa di bonaccia all’inizio di una lunga traversata la nave ed io sembravamo vagliare la nostra attitudine ad un’impresa lunga e ardua, a quel compito assegnato alle nostre due esistenze, da assolvere lungi da sguardi umani, avendo il cielo e il mare come unici testimoni e giudici.

http://fondazione.cinetecadibologna.it/viaggio/imaprare_guardare/compagno



sabato 11 febbraio 2023

Nelle librerie di casa. -Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski


DESCRIZIONE

DESCRIZIONE

La biografia di Bukowski include due tentativi di lavorare come impiegato, dimissioni dal ‟posto fisso” a cinquant’anni suonati, ‟per non uscire di senno del tutto” e vari divorzi. Questi scarsi elementi ricorrono con ossessiva insistenza nella narrativa di Bukowski, più un romanzo a disordinate puntate che non racconti a sé, dove si alternano e si mischiano a personaggi e eventi di fantasia. ‟Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo,” ha scritto Beniamino Placido su ‟la Repubblica”, aggiungendo: ‟in questa scrittura molto ‘letteraria’, ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant’anni (al tempo in cui scrive questi racconti, attorno al ’70), le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco... Lui, Charles Bukowski, ‘forse un genio, forse un barbone’. Anzi, ‘io Charles Bukowski, detto gambe d’elefante, il fallito’, perché questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta”. Un pazzo innamorato beffardo, tenero, candido, cinico, i cui racconti scaturiscono da esperienze dure, pagate tutte di persona, senza comodi alibi sociali e senza falsi pudori

https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/storie-di-ordinaria-follia-1/#descrizione


https://lepenneirriverenti.altervista.org/uno-sguardo-su-charles-bukowski/


Grandezza dell’opera è indubbiamente il tono con il quale viene affrontata, vi è un perfetto equilibrio tra sarcasmo e amarezza, sempre controbilanciati. È così dunque che un evento divertente o di poco conto diviene occasione per scardinare la società e porne in risalto le sozzure, mentre da uno più serio può derivare una riflessione profonda ma allo stesso tempo altamente ironica.

(…) capace di ridere di se stesso, il che talvolta è segno di grandezza, o perlomeno è segno che può darsi che non finirai per essere uno stronzo letterario.

In fondo, non c’è nessun uomo al cento per cento sano, tutti abbiamo varie forme di pazzia e di bruttezza, delle quali non siamo coscienti, ma di cui gli altri sono consapevoli. Se ci pensi su fitto, non vivi più. 


Se mettessimo fuorilegge tutto ciò che fa diventar matta la gente, l’intera struttura sociale crollerebbe: il matrimonio, la guerra, i trasporti pubblici, il mattatoio, l’apicultura, la chirurgia, tutto quanto. Qualsiasi cosa può far diventare matta la gente poiché la società è fondata su basi false, finché non avremo ribaltato tutto, i manicomi resteranno pieni. E i recenti tagli ordinati dal nostro governatore al bilancio dei manicomi, in California, mi fanno capire che la società non ritiene suo dovere curare quelli che la società stessa ha fatto impazzire (…)


Sì, non potevo soffrire d’alzarmi alla mattina. Significava rientrare nella vita e dopo che hai passato una notte a dormire e ti sei costruito una specie di nicchia privata nel sonno, non ti va di ricominciare. Sono stato sempre solitario – sarò matto, sarò – ma per me (…) non me ne fregherebbe proprio un tubo se morissero tutti al mondo. Sì, lo so, non è carino. Ma io sarei contento (…) Dopo tutto è la gente che m’ha reso infelice. 

Nel frattempo, io scrivo di me stesso e bevo troppo, ma questo lo sapete.

giovedì 9 febbraio 2023

Nelle librerie di casa.“Frammenti di un discorso amoroso”, il saggio di Roland Barthes (1915 – 1980),



«Non si tratta di un manuale: non vi dirà come comportarvi né che cosa fare per togliervi dall'affanno e dall'ingombro di un abbandono. Non ha trama, se non quella dell'indagine dei movimenti amorosi. Ogni capitolo è indipendente: potete leggerne uno oggi e il seguente fra cinque anni, Roland Barthes vi darà comunque uno specchio bellissimo per riflettere, pensare, decidere, paragonare la vostra storia a quella di Werther o a un haiku giapponese; vi darà un respiro piú ampio in cui emettere il vostro rantolo e, improvvisamente, la coscienza del vostro amore si rafforzerà».

Pier Vittorio Tondell


Perché rileggere “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes



Un vocabolario che comincia con un "abbraccio" e prosegue con "cuore", "dedica", "incontro", "notte", e "piangere" in cui Barthes interviene con il suo sottile ingegno di linguista a collezionare tutti questi discorsi spuri in un unico soliloquio. Per il grande pensatore francese l'amore è un discorso sconvolgente ed egli lo ripercorre attraverso un glossario dove recupera i momenti della "sentimentalità", opposta alla "sessualità", traendoli dalla letteratura occidentale, da Platone a Goethe, dai mistici a Stendhal. Si realizza così un repertorio suffragato da calzanti riferimenti letterari e da obbligati riferimenti psicanalitici sul lessico in uso nell'iniziazione amorosa.



Tra le tante definizioni del libro trovano spazio due concetti chiave: l’attesa e l’assenza dell’amato.

“Sono innamorato? – Sì, poiché sto aspettando”. L’altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell’innamorato non è altro che: io sono quello che aspetta.



Roland Barthes, alla ricerca di un’analisi il meno soggettiva possibile di una situazione amorosa





sabato 4 febbraio 2023

riordinando le librerie di famiglia Sezione Cultura di Destra


Evola così risponde a una domanda su Cavalcare la tigre e sulle sue possibili influenze, come quelle di favorire l’assenteismo o la rinuncia di ogni azione positiva verso il mondo: «Non nego che il libro accennato non ha potuto non trarre le conclusioni da un bilancio negativo (…). Se qualcuno ha parlato del libro come un manuale dell’anarchico di destra, ciò, in certa misura, colpisce il segno. Ha sconcertato il mio affermare che oggi non esiste nessun sistema politico, nessun rilevante schieramento o partito pel quale valga la pena impegnarsi sino in fondo: che tutto l’esistente va negato. Ma questa negazione e questo non-impegno non derivano dal non avere dei principi, ma proprio dall’averne; precisi, saldi e non suscettibili di compromessi. Né questa è la sola differenza rispetto al nichilismo o all’anarchismo degli “arrabbiati”, della generazione più o meno bruciata, beatshipsters e simili, il cui “no” non parte da nulla di positivo. Nella vita di oggi può essere opportuno, per molti, retrocedere per stabilirsi fermamente su di una linea più interna di trincee, affinché ciò su cui non si può più nulla, nulla possa su di noi».

https://www.fyinpaper.com/julius-evola-cavalcare-la-tigre-sessantanni-dopo/

mercoledì 1 febbraio 2023

riordino delle librerie di famiglia- dalla sezione libri acquistati da mia. moglie


SPECULUM. L'altra donna.Prima edizione 1975

Autore: Luce Irigaray

Casa Editrice: Feltrinelli - Psicologia e Psicoanalisi 305

L’opera, che era la tesi di dottorato dell’autrice, le costò l’espulsione dall’Università di Vincennes e decretò la rottura con Lacan e l’Ecole Freudienne de Paris, dove Luce Irigaray si era formata.

Il titolo Speculum, che fa riferimento allo specchio concavo con cui in ginecologia si guarda all’interno del corpo femminile, è, infatti, anche un evidente polemico richiamo allo specchio di Lacan, (vd. saggio Stadio dello specchio del 1937, reso noto al grande pubblico nel 1966),

Protagonista del libro è la differenza sessuale, ed in particolare la ‘mancata esperienza di alterità’ da parte di filosofia e psicoanalisi. Queste discipline, partorite da menti maschili e quindi espressioni di una cultura fallocentrica, hanno, secondo l’autrice, omologato, sintetizzato, nell’Uno, nel Medesimo ogni differenza, ogni dimensione che rimanda all’alterità della sessualità femminile: il mondo femminile viene considerato, e quindi rappresentato e narrato, come copia di quello maschile.

Nella terza e ultima parte del libro, l’hustèra di Platone, la filosofa propone un’interpretazione del mito della caverna di Platone, basata sul parallelismo tra caverna e utero, ritrovando in questo mito proprio l’origine simbolica dell’esclusione del femminile e del materno da tutto il pensiero filosofico occidentale.


tratto da 

http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2013/02/speculum-laltra-donna/