venerdì 28 agosto 2020

AVVOCATO https://diversamenteintelligente.wordpress.com/2018/06/21/avvocato/

AVVOCATO

Ci siamo mandati spesso.
Anzi no, ti ci ho mandato io.
Anzi no, mi ci hai mandato tu con il pensiero.
Insomma ci siamo mandati a volte, ma…
ma… il giorno della festa della tua laurea,  a fine serata, sei arrivato da me con un pacchetto. Alla tua festa di laurea, tu, facevi un regalo a me. Dire che ero sorpresa è poco, e forse son stata così stronza da non averti mai detto “grazie”.
Dentro il pacchetto un orologio di vetro, con le lancette che scandivano il tempo, accompagnato da un “Grazie per tutto il tempo che mi hai dedicato”.
L’orologio di vetro, come il tempo passato, non c’è più. Entrambi fragili in questa vita. Ma noi in qualche modo siamo qua, sbagliati, claudicanti, pieni di difetti e, diciamolo, a volte pure noi un pò più stronzi.
ma… una sera estiva di luglio, tu abbronzato in un completo bianco (che più bianco non si può) e io. I tuoi amici ti aspettavano per una serata in discoteca sul lago, tu hai procrastinato, mi hai regalato un pò del tuo tempo, per darmi la tua spalla e la tua camicia bianca in modo che io potessi appoggiare la testa e le lacrime. Lo hai fatto incurante del mascara e del trucco che colava manco fossi il Niagara, a causa dell’uomo sbagliato che avevo, che io di giusti mai.
ma… una notte, ubriaca (dire che ero ubriaca è un eufemismo) dopo che avevamo passato l’ennesima serata con gli amici. Tu rimanevi con me per non lasciarmi sola a smaltire i fumi dell’alcol. Mi hai portata in auto con te, in giro, mentre io ogni due per tre andavo a vomitare. Poi seduti in auto a parlare, ti raccontavo di me, degli uomini stronzi, di cosa io pensavo, di cosa io provavo. E io provavo dolore.
Ho pianto così tanto quella notte che entrambe le narici mi si tapparono, non riuscivo neppure più a respirare.
Il non ricordarmi più nulla, il giorno dopo, di quello che avevo detto. Nulla a parte l’averti insultato con un “Guarda che non ti salvi neppure tu, sei stronzo come gli altri”. E tu bastardo, ancora oggi che non mi racconti che ti ho detto quella notte.
Quando ti dico che sei l’unico uomo che mi ha visto piangere così, e cosi tante volte, tu mi fai un mezzo sorriso sarcastico e mi dici “Che culo!”.
Potrei raccontare altri frammenti di quello che ci ha portati a oggi, a essere amici. Da quando ci siamo conosciuti (occhio che a breve sarai il maschio con più anni di permanenza nella mia vita), son passati bisticci, abbracci, alcol, incazzature e sguardi complici, son passate serate e momenti in cui i ruoli si alternavano, ma preferisco il silenziarmi, questo post non è nato per ricordarci come eravamo ieri.
Questo post è nato semplicemente per augurarti
Buon compleanno Avvocato!
Ora svolgi la professione per cui quella sera, quella in cui mi regalasti l’orologio, festeggiavi. Crono porta le lancette avanti e noi due siamo ancora (per il momentoamici (alcolizzati, ca va san dire).
Ti voglio bene (nonostante tutto) anche se a volte non sembra (tipo come mettere un “per il momento” e “nonostante tutto” nelle frasi).
PS: mi racconti cosa ti ho detto per due ore quella notte, oltre ad averti insultato?

giovedì 27 agosto 2020

CIORAN CAHIERS 1957-1972 Avant-propos de Simone Boué GALLIMARD







26 août 1970 

Sanda Golopenfia me raconte que l’université américaine de Bloomington où elle vient de passer un an comprend quarante mille étudiants et la ville du même nom trente mille habitants seulement. Une telle anomalie est annonciatrice de désastre. Dans ces sociétés dites avancées où le plombier est aussi rare que le génie, seul prolifère le faux intellectuel, l’universitaire nul et prétentieux, qui s’érige en révolutionnaire pour dissimuler son néant.



26  Agosto  1970


Sanda Golopenţia (1) mi racconta che l’Università americana di Bloomington, dove ha appena trascorso un anno, conta quarantamila studenti, e la città dallo stesso nome solo trentamila abitanti.
Una tale anomalia è foriera di disastri.
In queste società cosiddette avanzate in cui un idraulico è raro quanto un genio, prolifera solo il falso intellettuale, l’universitario inetto e pretenzioso, che si atteggia a rivoluzionario per dissimulare la propria nullaggine.

1. - Sanda Golopenţia-Eretescu (nata il 2 marzo 1940 a Bucarest) è una linguista, folclorista, saggista e memorialista romena, emigrata dal 1980 negli Stati Uniti. È professoressa emerita alla Brown University di Providence, negli Stati Uniti e una presenza attiva nella vita culturale e scientifica romena.





27 août   1970  
Écouté une émission littéraire. Toujours le même défaut : la vanité
étalée, vice français par excellence. Décidément, les Anglais ont plus de
classe.
J. D. raconte qu’en 1956, à un dîner chez le consul de France à
Washington, il y avait un vieux monsieur qui portait une redingote râpée,
une chemise en celluloïd (?) et qui restait là sans ouvrir la bouche. C’était,
dit-il, Saint-John Perse. – Tout est faux dans ce portrait. Saint-John Perse
est bavard, s’habille bien, et, quand je l’ai vu pour la dernière fois en 1965,
donc à peu près dix ans après l’année qu’indique J. D., il paraissait n’avoir
pas dépassé soixante-cinq ans. Ses cheveux étaient noirs (teints, il est vrai,
mais qu’importe ?).
Je ne connais rien de pire que l’esprit parisien, qui se réduit à briller aux
dépens des autres. Médisance systématique par vanité, ressort du génie
français.
Toute passion est un moyen d’autodestruction.
J’ajouterai : le moyen le plus sûr et le plus direct.
Je n’ai pas eu des passions, mais des emballements.
Seulement, à cause de l’époque, ils m’ont fait prendre pour un fanatique,
et j’ai subi les conséquences de mes caprices comme s’il se fût agi de
convictions.




27  agosto  1970 

Ascoltata una trasmissione letteraria. Sempre lo stesso difetto: sfoggio di vanità, vizio francese per eccellenza. Gli inglesi hanno decisamente più classe.
J.D. racconta che nel 1956, a un pranzo dal console francese a Washington, c’era un anziano signore che indossava una redingote lisa, una camicia di celluloide (?) e stava lì senza aprire bocca. Era, dice lui, Saint-John Perse (2). - Il ritratto è completamente falso. Saint-John Perse è loquace, veste bene e, quando l’ho visto l’ultima volta nel 1965, quindi circa dieci anni dopo l’anno indicato da J.D., dimostrava al massimo sessantacinque anni.
Aveva i capelli neri (tinti, questo è vero, ma che importa?).
Non conosco niente di peggio dello spirito parigino: ci si riduce a brillare a spese degli altri. Maldicenza sistematica per vanità, risorsa del genio francese.
Ogni passione è un mezzo di autodistruzione.
Aggiungerò: il mezzo più sicuro e più diretto.
Non ho avuto passioni, ma infatuazioni (3).
Solo che, data l’epoca, mi hanno fatto passare per un fanatico, e ho dovuto subire le conseguenze dei miei capricci come se fossero state convinzioni.


2. - Saint-John Perse, pseudonimo di Alexis Léger (1887-1975), poeta, scrittore e diplomatico francese, fu insignito nel 1960 del Premio Nobel per la Letteratura. L'adozione dello pseudonimo di Saint-John Perse sottolinea la volontà di separare produzione poetica e attività diplomatica: Perse mantenne distinte le due identità; il letterato non si doveva sovrapporre al diplomatico.

◾️3. - Cfr. l'appunto del • 9 ottobre 1966: "Il solo modo di evitare l’infatuazione o l’acrimonia è rendersi conto che, per l’appunto, non ci può capitare niente di importante, e che ciò che chiamiamo evento non è che un accidente più o meno irrisorio." Inoltre: • 18 marzo 1967: "La cosa più difficile è rinnovare le proprie ammirazioni. Si ammira davvero solo fino ai vent’anni. Dopo, sono solo infatuazioni o capricci." • 18 dicembre 1967: "Non si dovrebbe mai tornare sulle proprie infatuazioni [riferimento a Valéry]; è pur vero che, nella fattispecie, non è per passione, ma per necessità che vi sono tornato. Gli autori che ci siamo lasciati alle spalle non possono che annoiarci. Perfino Nietzsche faccio fatica a rileggerlo." • 14 dicembre 1968: "Quella che viene chiamata esperienza non è altro che la delusione conseguente a una causa che ci ha appassionati per un certo periodo. Più forte è stata l’infatuazione, più lo sarà la delusione. Avere esperienza significa espiare i propri entusiasmi." • 11 aprile 1969 [a proposito dell'infatuazione per la Guardia di Ferro]: "Le conseguenze che ho dovuto subire per una semplice infatuazione giovanile sono state e sono talmente sproporzionate che in seguito mi è stato impossibile diventare campione di una causa, fosse pure inoffensiva o nobile o dio sa che. È un bene aver pagato molto caro una follia di gioventù; in seguito ci si risparmia più di una delusione." • 12 maggio 1969: "La quantità di imbecilli e di pazzi che ho ammirato! Quando penso al mio passato la vergogna mi sommerge. Tante infatuazioni che mi squalificano." • 25 maggio 1969: "Quando mi esamino un po’ più da vicino, non so capacitarmi di essere stato a lungo preda di infatuazioni e persino di passioni. Eppure è la verità. Per tutta la vita ho ambito al distacco; non l’ho mai provato veramente. Ciò non toglie che vi abbia aspirato ardentemente e che, per camuffare il mio fallimento, abbia finto di essere superiore a tutto." • 19 gennaio 1972: "C’è anche il culto per Rilke, che all’epoca anteponevo a qualsiasi altro poeta. Si è meno datati nei propri disgusti che nelle proprie infatuazioni. Quasi tutti i poeti che ho citato hanno perso la 'posizione' che avevano all’epoca. Bisogna affidarsi solo a Dio. Ma anche lui è datato."





La  traduzione  in  romeno  al  limk


martedì 25 agosto 2020

Elogio dello Xanax


Visualizza immagine di origine
https://www.facebook.com/daniele.marletta/posts/10224040859596122

Ringrazio  ilm  caro  Padre  Daniele Marletta 



- Ma guarda, quelli di Amazon m'hanno rimborsato una cosa che non ho manco comprato. Sono otto euro, però buttali via. Otto euro, son sedici goleador, quindi quattro pranzi e quattro cene...

- Congratulazioni!

- Ahh!

- Salve.

- Chi diavolo è lei?

- Chi sono non è importante, ciò che importa è che lei è primo.

- Primo?

- Primo.

- Primo di che?

- Di tutti.

- Tutti?

- Tutti. Tutti gli altri. Tutti e sette miliardi. È appena salito in cima alla classifica, complimenti.

- La classifica? Che classifica?

- La classifica della felicità.

- Non capisco.

- Lei, in questo momento, è l’uomo più felice sulla faccia della terra.

- No.

- Sì. Qui c’è il suo attestato e qui la sua coccarda.

- La mia coccarda.

- E l’attestato, non se lo scordi. Selfie? Selfie. Fermo così. Aspetti, è venuta mossa, dobbiamo rifarla

- Senta, ci dev’essere un errore.

- Nessun errore, abbiamo ricontrollato. Tre volte. Lei è il più felice.

- Ma io non posso essere… senta, io sono solo, sono egoista, c’ho le crisi d’ansia, mi tengo tutto dentro, mento, rubo, invidio, desidero roba e donna d’altri, sono sentimentalmente inaffidabile, emotivamente complessato, sono quotidianamente preda di una diversa sfumatura dell’angoscia e non posso fare a meno di notare che il mio pene è anni luce distante da qualsiasi cosa abbia mai visto in un porno.

- Non le faccio io le regole. C’è un algoritmo.

- Un algoritmo…

- Sì, medie ponderate, fogli Excel.

- Fogli Excel.

- Sì.

- La cosa più vicina alla parola di Dio.

- Infatti.

- No, no, non esiste, non è possibile. Mi vuole far credere che tutto il resto del mondo, in questo momento, è più miserabile di me?

- Sì.
- Solo perché Amazon m’ha regalato un rimborso?
- Sì.

- Ma vivaddio ci sarà un altro essere umano che…
- Non c’è.
- Ma… ma è assurdo… e… e, scusi, e il Dalai Lama?
- Ha le emorroidi.
- Le emorroidi.
- Lui prova a meditarci su, ma deve star seduto per farlo, quindi...

- Zuckerberg.
- Zuckerberg?
- Mark Zuckerberg.
- Due paroline: Elon Musk.
- Va bene. Elon Musk, allora.
- Emorroidi.
- Pure lui!
- Son tre giorni che discute col Dalai Lama di pomate.

- Ce l’ho! I neonati. Ci sarà un marmocchio da qualche parte più felice di me.
- Lei quanto sarebbe felice se sapesse che può cagarsi addosso da un momento all’altro?
- Poco.

- Senta, si rassegni lei è l’uomo più felice della Terra.
- Cristo. Questa notizia è terribile. Dovrebbe deprimermi, invece sa una cosa? Sono contento. Per una volta in vita mia sono arrivato primo in qualcosa e niente e nessuno potrà togliermi la soddisfazione di…

- Mi deve ridare l’attestato e la coccarda.
- Perché?

- Perché lei non è più l’uomo più felice della terra.
- Ma lei ha appena detto...
- Purtroppo mentre cianciava è sceso in seconda posizione.
- Com'è possibile?

- A un ragazzetto del Burkina Faso gli hanno costruito un pozzo di acqua potabile vicino a casa.
- Cazzo.
- Lo so, è una vitaccia per tutti. Coccarda e attestato, please.
- Ma… adesso io… io... che cosa.
..
- Su, non faccia così. Il secondo posto non è mica… volevo dire, quindicesimo posto...
- Quindicesimo?
- Centonovantaseiesimo.
- Centonovantaseiesimo!
- Settecento milioni e quattro.
- Lo faccia smettere!
- Non posso, non dipende da me. Dipende da lei.
- Settecento milioni e quattro!
- Qui mi segna così.
- È tanto brutto?
- Sta sotto quelli che si scaccolano con gusto.
- Oh no.

- Due miliardi e cinque. Sta dalle parti di quelli che hanno una fidanzata a cui piacciono i cani piccoli.
- Cosa posso fare?
- Niente. È la vita. Ogni tanto si è in testa, ogni tanto...
- Fottesega di queste menate alla Terzani. Io voglio tornare primo.

- Allora deve cercare di essere felice, e in fretta.
- Va bene, non dev'essere troppo difficile.

- Okay, ho fatto tutto.
- Tutto?
- Tutto quello che mi poteva rendere felice. Ho mangiato un gelato al pistacchio, poi ho fatto del sesso, poi ho fatto del sesso mangiando un gelato al pistacchio. Poi ho comprato roba su internet, ne ho venduta dell'altra, sono stato applaudito, ammirato, corteggiato, amato. Sono stato al centro dell'attenzione, ho fatto del bene, ho vinto una discussione, mi sono tolto un peso, ho confessato delle cose, ho chiesto scusa, sono stato di gran lunga la migliore persona nella stanza. Non ho odiato nessuno, invece ho preso un animale, l'ho amato e lui ha amato me. Ho superato una mia paura, ho risolto un conflitto, ho costruito qualcosa per il futuro. Ho lasciato un retaggio, ho scritto una riga nel grande libro dell'esistenza umana e così facendo mi sono conquistato l'immortalità.
- Okay.
- A che posizione sto?
- Novecentocinquantatré milioni e rotti.
- Figlio di puttana!

- Stava andando bene, ma poi quel ragazzino del Burkina Faso è sopravvissuto a una banale malattia che da noi si cura con gli antibiotici.
- Lo odio quel ragazzino!

- Credo che lei sbagli approccio.
- In che senso?
- Prima di essere così deluso dovrebbe considerare le altre classifiche.
- Le altre classifiche? Ci sono altre classifiche?

- Certo. Ad esempio lei registra ottime posizioni nella classifica della bassa autostima (ma non si monti la testa altrimenti peggiora la situazione). È molto in alto nella classifica delle paranoie, in quella delle opportunità mancate, in quella della permalosità e in quella dell'autocompatimento è praticamente una celebrità. Ha buoni piazzamenti anche nella classifica dell'autocritica, in quella della solitudine, in quella della mestizia, in quella del pessimismo e in quella della rassegnazione.

- È terribile, come dovrebbe aiutarmi tutto questo?
- La felicità non serve a niente.
- Prego?

- La felicità è dopamina. È zucchero. Mangi un profiterole e sarà felice. Ma il resto... è il resto che le fa fare le cose.
- Non capisco.

- Tutta quell'ansia, quella tristezza, quella stupida paranoica ipersensibilità, il non essere adeguato, il non sentirsi all'altezza, lo sbattere costante contro tutta la mobilia dell'esistenza, il sapere di starsene da qualche parte in fondo alla classifica. Quello è importante. Quello la fa cercare, viaggiare, domandare, provare, sbagliare, quello le fa muovere il culo. È nella distanza fra lei e la felicità che si misura la grandezza di ciò che potrà fare se solo concederà a se stesso di essere infelice ogni tanto.

- Che belle parole.
- Grazie.

- Mentre parlava ho preso uno Xanax.
- Lei è primo.

giovedì 6 agosto 2020

Gi anno zzo P u cc i A N N I V E R S A R I O D I A L E X L A N G E R

Alexander Langer.jpg


Continuare in ciò che è giusto.


Era una mattina molto calda il 4 luglio  1995, ero in commissione consiliare in
un’accesa discussione. Telefonò Tommaso Franci per dirmi che Alex la sera prima non era tornato a casa e lo stavano cercando,avevano scoperto che la mattina era andato dal
ferramenta a comperare un cavo d’acciaio di quelli che si usano in auto. 

Nel pomeriggio arrivò la notizia: lo avevano trovato in un luogo solitario sulla collina di Monteripaldi, appeso a un albicocco: la sua macchina non era lontana e sul sedile alcuni brevi bigliettini, fra i quali «continuate in ciò che era giusto». 

Incontrai i contadini che vivevano nella casa piú vicina, oltre un avvallamento, a meno di un chilometro  dal ritrovamento e mi dissero che i cani avevano continuato ad abbaiare tutta la notte.



Partecipai al funerale alla Badia Fiesolana.


Non molto tempo dopo ci fu un ricordo al Palazzo dei Congressi dove espressi tutto il mio
profondo dolore perché Alex con quel modo di  morire lasciava un messaggio di impotenza a  continuare a combattere per ciò che era giusto,come se per lui non lo fosse piú.

Il mondo dei consumi diffonde una pratica e  mentalità suicida non solo perché distrugge laterra e non gliene importa dei figli e delle generazioni successive ma anche perché non dà alla gente delle motivazioni per affrontare i grandi  problemi del nostro tempo.


Alcune delle avanguardie piú sensibili dei movimenti ecologici in Europa sono state talmente coinvolte nel dramma suicida della società occidentale moderna da farsene soffocare, una volta misurata la propria incapacità a cambiarne il  corso: Petra Kelly, André Gorz e Alex Langer.Ma anche Teddy Goldsmith, il fondatore dell’Ecologist, che per primo ha lanciato l’allarme sul cambiamento climatico, quando si è convinto che ormai non c’era piú nulla da fare, ha somatizzato il fallimento in un malessere che loha  portato alla morte senza atti suicidi.


Per Alex c’era forse anche una ragione inpiú, al di là della sua storia famigliare, che lo ha
spinto a seguire il Piccolo Principe di SaintExupéry, che si fa mordere dalla vipera per tornare in cielo sul suo pianeta.

La Federazione delle Liste Verdi prima eancora di piú il partito italiano dei Verdi hanno di fatto rifiutato sia metodologicamenteche nei contenuti, le sollecitazioni di Alex
alle novità che la cultura ecologica immetteva nella politica.


Basta rileggere il suo articolo sul Manifesto del 7 maggio 1987 in difesa del cosiddetto «Documento Ratzinger» che avevo scritto con altri  della Lista Verde fiorentina per condividere la  condanna delle manipolazioni genetiche umane da parte della Congregazione della Dottrina  della Fede Vaticana invitandola a estendere la
condanna anche al mondo vegetale e animale,cosa avvenuta quasi trent’anni dopo con l’enciclica Laudato si’.

Il «Documento Ratzinger» conteneva preterintenzionalmente anche una sollecitazione a
una parte del mondo cattolico di coinvolgersi  nel movimento ecologista, invaso fino ad allora  solo da personale di cultura liberal-radicale e  post-marxista.


In realtà, a parte qualche eccezione, il mondo cattolico non si è fatto smuovere nemmeno
dall’enciclica e solo dopo anni, comincia a  muoversi in alcune delle tesi antichissime e cristianissime di papa Francesco.


Langer si era probabilmente accorto del rifiuto dei sedicenti ecologisti politici ad avventurarsi in navigazioni nuove e dell’impossibilità di contrastare l’occupazione radicale e postmarxista dei verdi italiani. Chissà che non fosse  proprio questa una ragione inconscia per cui  non perdeva occasione per proporre lo scioglimento dei verdi politicamente organizzati.


Appariva un suicidio politico incomprensibile e non capivo perché Alex non accettasse
di schierarsi nelle assemblee federali cercando di costruire una maggioranza sulla base
delle liste del triveneto che lo sostenevano insieme alle altre non ancora schierate, che a
macchia di leopardo esistevano in tutto il  paese. Forse vedeva piú lontano.


Quando la federazione delle Liste Verdi a  Trani decise la fine del diritto di voto delle
liste comunali in assemblea federale in nome  dell’unione coi Verdi Arcobaleno di Rutelli, la  fine della novità dei verdi italiani si avviava.


Era perciò venuto il momento, per quelli di  noi che non volevano la forma partito, di cominciare a sciogliersi e seguire in questo il discorso di Alex, infatti le cause della rivoluzione ecologica sono talmente profonde che relegarle nel monopolio di un soggetto politico manipolabile dalle vecchie ideologie, era offrire al sistema un facile strumento.


Era venuto il momento di lasciar emigrare altrove le nostre intuizioni, in obbedienza alla
conclusione del «Manifesto del Fronte di Liberazione del Contadino Impazzito» … di Wendell Berry, perenne ispirazione del movimento  ecologista:

Quando vedi che i generali e i politicanti  riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,  abbandonalo,lascialo come un segnale per indicare la falsa traccia,
la via che non hai preso.Sii come la volpe che lascia molte piú impronte del necessario,
diverse nelle direzioni sbagliate.
Pratica la resurrezione.


Cosí tornammo a casa, impegnati nel comune con gli amici della Lista Verde Fiorentina.
Nel 1994 Ivan Illich, di passaggio da Firenze, ci sollecitò a coinvolgere Alex l’anno a
venire perché non voleva ricandidarsi al Parlamento europeo. Purtroppo però riuscirono a
convincerlo ad accettare ancora una volta la
candidatura nella primavera del ’95. Dopo poco piú di un mese non c’era piú. È stato un segnale: nel primo anniversario della partenza di
Alex, il 3 luglio del 1996 mi dimettevo dal
Consiglio Comunale di Firenze.


Quel «continuate in ciò che era giusto» ha  trovato altre strade fuori dai verdi, alcuni di
noi le hanno cercate e seguite, altri si sono istituzionalizzati giocando la propria tessera di
verdi in cambio di qualche piatto di lenticchie.


Oggi piú che mai gli scritti di Alex sono un testimone da raccogliere nella staffetta ecologica della nonviolenza.


Langer non avrebbe mai immaginato un’enciclica come la Laudato si’, la quale vieta
di perdere la speranza e dimostra che anche davanti agli avversari piú immani, ai tempi piú  bui, alle difficoltà apparentemente piú invalicabili c’è sempre qualche porta imprevedibileche si apre sull’universo.

Piú lenti, piú profondi, piú insieme…


Giannozzo Pucci




Alexander Langer

martedì 4 agosto 2020

Andrea Camilleri Autodifesa di Caino

Autodifesa di Caino


Signore e signori della corte... oddio, che ho detto? Della corte? Scusate, ho avuto un lapsus... Ricomincio.
«Signore e signori del pubblico, permettete che mi presenti: sono Caino.
«Forse non avete capito. Sono Caino.
«Caino, il primo assassino della storia umana...
«Mi meraviglio. Nei secoli scorsi, appena la gente sentiva il mio nome, mi copriva di insulti, di improperi e ora invece voi ve ne state tranquilli seduti al vostro posto...
«In effetti, solo negli ultimi centocinquant’anni, ne avete visti di morti...
«Vi siete fatti due guerre mondiali, una gran quantità di guerre locali, gli eccidi, gli stermini, i massacri, i genocidi, le pulizie etniche, le stragi, gli attentati, i femminicidi…»





Andrea Camilleri: Caino sono



Pure Caino è stato un grande incompreso. Il processo va rifatto.


«C'è tutta una parte del mito che è affascinante, ma totalmente ignorata. È quella del Caino fondatore di città, inventore dei pesi e delle misure, della lavorazione del ferro... Ma soprattutto quella di Caino inventore della musica. Il Caino che dice: "Ecco io so, ne sono sicuro, che davanti a Dio l'avere inventato la musica è valso più di ogni sincero pentimento"