giovedì 6 agosto 2020

Gi anno zzo P u cc i A N N I V E R S A R I O D I A L E X L A N G E R

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Continuare in ciò che è giusto.


Era una mattina molto calda il 4 luglio  1995, ero in commissione consiliare in
un’accesa discussione. Telefonò Tommaso Franci per dirmi che Alex la sera prima non era tornato a casa e lo stavano cercando,avevano scoperto che la mattina era andato dal
ferramenta a comperare un cavo d’acciaio di quelli che si usano in auto. 

Nel pomeriggio arrivò la notizia: lo avevano trovato in un luogo solitario sulla collina di Monteripaldi, appeso a un albicocco: la sua macchina non era lontana e sul sedile alcuni brevi bigliettini, fra i quali «continuate in ciò che era giusto». 

Incontrai i contadini che vivevano nella casa piú vicina, oltre un avvallamento, a meno di un chilometro  dal ritrovamento e mi dissero che i cani avevano continuato ad abbaiare tutta la notte.



Partecipai al funerale alla Badia Fiesolana.


Non molto tempo dopo ci fu un ricordo al Palazzo dei Congressi dove espressi tutto il mio
profondo dolore perché Alex con quel modo di  morire lasciava un messaggio di impotenza a  continuare a combattere per ciò che era giusto,come se per lui non lo fosse piú.

Il mondo dei consumi diffonde una pratica e  mentalità suicida non solo perché distrugge laterra e non gliene importa dei figli e delle generazioni successive ma anche perché non dà alla gente delle motivazioni per affrontare i grandi  problemi del nostro tempo.


Alcune delle avanguardie piú sensibili dei movimenti ecologici in Europa sono state talmente coinvolte nel dramma suicida della società occidentale moderna da farsene soffocare, una volta misurata la propria incapacità a cambiarne il  corso: Petra Kelly, André Gorz e Alex Langer.Ma anche Teddy Goldsmith, il fondatore dell’Ecologist, che per primo ha lanciato l’allarme sul cambiamento climatico, quando si è convinto che ormai non c’era piú nulla da fare, ha somatizzato il fallimento in un malessere che loha  portato alla morte senza atti suicidi.


Per Alex c’era forse anche una ragione inpiú, al di là della sua storia famigliare, che lo ha
spinto a seguire il Piccolo Principe di SaintExupéry, che si fa mordere dalla vipera per tornare in cielo sul suo pianeta.

La Federazione delle Liste Verdi prima eancora di piú il partito italiano dei Verdi hanno di fatto rifiutato sia metodologicamenteche nei contenuti, le sollecitazioni di Alex
alle novità che la cultura ecologica immetteva nella politica.


Basta rileggere il suo articolo sul Manifesto del 7 maggio 1987 in difesa del cosiddetto «Documento Ratzinger» che avevo scritto con altri  della Lista Verde fiorentina per condividere la  condanna delle manipolazioni genetiche umane da parte della Congregazione della Dottrina  della Fede Vaticana invitandola a estendere la
condanna anche al mondo vegetale e animale,cosa avvenuta quasi trent’anni dopo con l’enciclica Laudato si’.

Il «Documento Ratzinger» conteneva preterintenzionalmente anche una sollecitazione a
una parte del mondo cattolico di coinvolgersi  nel movimento ecologista, invaso fino ad allora  solo da personale di cultura liberal-radicale e  post-marxista.


In realtà, a parte qualche eccezione, il mondo cattolico non si è fatto smuovere nemmeno
dall’enciclica e solo dopo anni, comincia a  muoversi in alcune delle tesi antichissime e cristianissime di papa Francesco.


Langer si era probabilmente accorto del rifiuto dei sedicenti ecologisti politici ad avventurarsi in navigazioni nuove e dell’impossibilità di contrastare l’occupazione radicale e postmarxista dei verdi italiani. Chissà che non fosse  proprio questa una ragione inconscia per cui  non perdeva occasione per proporre lo scioglimento dei verdi politicamente organizzati.


Appariva un suicidio politico incomprensibile e non capivo perché Alex non accettasse
di schierarsi nelle assemblee federali cercando di costruire una maggioranza sulla base
delle liste del triveneto che lo sostenevano insieme alle altre non ancora schierate, che a
macchia di leopardo esistevano in tutto il  paese. Forse vedeva piú lontano.


Quando la federazione delle Liste Verdi a  Trani decise la fine del diritto di voto delle
liste comunali in assemblea federale in nome  dell’unione coi Verdi Arcobaleno di Rutelli, la  fine della novità dei verdi italiani si avviava.


Era perciò venuto il momento, per quelli di  noi che non volevano la forma partito, di cominciare a sciogliersi e seguire in questo il discorso di Alex, infatti le cause della rivoluzione ecologica sono talmente profonde che relegarle nel monopolio di un soggetto politico manipolabile dalle vecchie ideologie, era offrire al sistema un facile strumento.


Era venuto il momento di lasciar emigrare altrove le nostre intuizioni, in obbedienza alla
conclusione del «Manifesto del Fronte di Liberazione del Contadino Impazzito» … di Wendell Berry, perenne ispirazione del movimento  ecologista:

Quando vedi che i generali e i politicanti  riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,  abbandonalo,lascialo come un segnale per indicare la falsa traccia,
la via che non hai preso.Sii come la volpe che lascia molte piú impronte del necessario,
diverse nelle direzioni sbagliate.
Pratica la resurrezione.


Cosí tornammo a casa, impegnati nel comune con gli amici della Lista Verde Fiorentina.
Nel 1994 Ivan Illich, di passaggio da Firenze, ci sollecitò a coinvolgere Alex l’anno a
venire perché non voleva ricandidarsi al Parlamento europeo. Purtroppo però riuscirono a
convincerlo ad accettare ancora una volta la
candidatura nella primavera del ’95. Dopo poco piú di un mese non c’era piú. È stato un segnale: nel primo anniversario della partenza di
Alex, il 3 luglio del 1996 mi dimettevo dal
Consiglio Comunale di Firenze.


Quel «continuate in ciò che era giusto» ha  trovato altre strade fuori dai verdi, alcuni di
noi le hanno cercate e seguite, altri si sono istituzionalizzati giocando la propria tessera di
verdi in cambio di qualche piatto di lenticchie.


Oggi piú che mai gli scritti di Alex sono un testimone da raccogliere nella staffetta ecologica della nonviolenza.


Langer non avrebbe mai immaginato un’enciclica come la Laudato si’, la quale vieta
di perdere la speranza e dimostra che anche davanti agli avversari piú immani, ai tempi piú  bui, alle difficoltà apparentemente piú invalicabili c’è sempre qualche porta imprevedibileche si apre sull’universo.

Piú lenti, piú profondi, piú insieme…


Giannozzo Pucci




Alexander Langer

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