domenica 13 settembre 2020

UN RACCONTO BUDDHISTA: I TRE MONACI CHE RIDONO


Questo è l'antico racconto di tre monaci molto venerati e rispettati dalla gente ma dei quali nessuno conobbe mai i nomi. In Cina essi erano conosciuti semplicemente come "i tre monaci che ridono.

Costoro non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano in mezzo alla piazza, e iniziavano a ridere. Piano piano altre persone venivano contagiate da quella risata, finché si formava una piccola folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare dal ridere tutti i presenti. Alla fine tutti gli abitanti venivano coinvolti dalla risata collettiva. A quel punto i tre monaci si spostavano in un altro villaggio.

La risata era la loro unica predica, il solo messaggio.

Non insegnavano nulla, nel senso letterale del termine: si limitavano a creare quella situazione. Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto prediche o sermoni simili!

Essi comunicavano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata. E non ridevano di qualcosa in particolare: si limitavano a ridere, come se avessero scoperto lo «scherzo cosmico».

Quei monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola.

Con il tempo invecchiarono e uno di loro, un giorno, presso un villaggio, morì. L’intero villaggio si chiedeva come avrebbero reagito gli altri due: almeno in quella circostanza ci si aspettava che avrebbero pianto.

Tutti gli abitanti del villaggio, dunque, si riunirono e andarono a trovare i due monaci rimasti e a rendere omaggio al defunto. Con grande sorpresa trovarono i due monaci superstiti che, accanto al cadavere del loro amico, ridevano a crepapelle.
Il capo del villaggio, esordì quindi a nome di tutti e disse: " Non capiamo. Questo davvero non lo campiamo. Potete spiegarci perchè ridete della morte del vostro compagno?"
Fu la prima volta che i due monaci ruppero il silenzio.

Il primo disse: «Ridiamo perché il nostro amico ha vinto. Ci siamo sempre chiesti chi tra noi sarebbe morto per primo, e lui ci ha battuti. Stiamo ridendo della nostra sconfitta e della sua vittoria..»
E il secondo monaco aggiunse: « Inoltre, ha vissuto con noi così tanti anni, e insieme abbiamo riso e ci siamo divertiti e la gioia va sempre celebrata.»

Le risposte non furono comunque di grande conforto ne' convincenti per la gente del villaggio che , mesta e sconsolata si avvicinò dunque al monaco defunto per l'ultimo ossequioso saluto e con grande stupore si accorsero che anche costui sembrava sorridere.
Prima di morire aveva detto ai suoi amici: «Non cambiatemi le vesti, e non lavatemi, perché sono sempre stato pulito. Ho riso tanto nella mia vita, che nessuna impurità si è mai accumulata in me, addirittura non sono mai stato toccato da impurità. Non ho raccolto polvere: la risata è sempre giovane, fresca e pulita. Per cui, non mi lavate e non cambiatemi le vesti!»

Per rispetto delle sue ultime volontà, dunque, non gli cambiarono l’abito. E Quando il corpo del monaco fu posto sulla pira funebre per essere bruciato, si accorsero d’improvviso che nei vestiti aveva nascosto dei fuochi artificiali. Pum, pum, pam!

L’intero villaggio si mise a ridere, e i due monaci rimasti dissero: «Furfante! Sei morto, e ti sei fatto anche l’ultima risata!»

Nessun commento:

Posta un commento