mercoledì 4 novembre 2020

Quel che resta di un maestro di Mario Calabresi

Nel caos di questo tempo e di questa settimana, con il ritorno del virus e, in Francia, del terrorismo islamico, ho seguito un filo che ci parla del rapporto tra passato e futuro e di quanto sia prezioso avere buoni maestri. Albert Camus, premio Nobel per la Letteratura 1957, dopo aver ricevuto la notizia del conferimento del più alto riconoscimento per uno scrittore decise di mandare una lettera al suo maestro elementare, Louis Germain, per esprimergli riconoscenza. La lettera, commovente nella sua sincerità, è apparsa sul profilo Twitter dell’Eliseo il 21 ottobre, giorno dell’omaggio della Francia alla memoria di Samuel Paty, l’insegnante assassinato da un giovane estremista islamico




La lettera originale di Albert Camus dal profilo Twitter della Presidenza della Repubblica francese
Il 19 novembre 1957

Caro maestro Germain,

ho lasciato che si spegnesse un po’ il rumore che mi ha avvolto negli ultimi giorni prima di rivolgermi a Lei e parlarLe con tutto il cuore. Mi è appena stato fatto un onore fin troppo grande, che non ho né ricercato né sollecitato. Ma quando ho appreso della notizia, il mio primo pensiero, dopo mia madre, è stato per Lei. Senza di Lei, senza quella mano affettuosa che Lei porse verso il ragazzino povero quale ero, senza il Suo insegnamento e il Suo esempio, niente di tutto ciò sarebbe successo. Non mi lascio impressionare oltremodo da questo tipo di onori, ma questo è per lo meno un’occasione che colgo per dirLe ciò che Lei è stato, e che continua a essere per me, e per assicurarLe che tutti i Suoi sforzi, il Suo lavoro e la generosità di cuore con cui l’ha svolto sono ancora vivi in uno dei Suoi piccoli scolari che, nonostante l’età, non ha mai smesso di essere il Suo allievo riconoscente.

La abbraccio, con tutte le mie forze.

Albert Camus


Nessun commento:

Posta un commento