Giorgione, Adorazione dei pastori, National Gallery of Art, Washington, D. C.
Quello che sarà chiaro a tutti se appena ci riflettono, è che il Logos si fece carne avvolto dall’oscurità, in una stalla-1-, lontano dai potenti e dai sapienti della sua nazione.
Solo gli animali, forse-2-, oltre a sua madre e suo padre, lo videro nascere. E solo i pastori furono avvertiti della sua nascita-3 -e, di lungi, i sapienti di Zoroastro, i Magi -4.-
E i pastori erano segno della sua missione di Buon Pastore, e i Magi della sua missione di Cosmocràtore -5-
La tradizione ebraica fu rappresentata dal Giuseppe il Giusto, il custode della sacra fami-glia, e da Maria, incarnazione anagogica del Tempio in cui si pronuncia il Santo Nome di Dio.
La terra fu presente con la stalla, con gli animali, con i pastori.
Il cielo fu presente a Betlemme con gli angeli, con il cielo stellato, con i Magi che vi giunsero decrittandone le indicazioni -6-
Ma il parto della Vergine si svolse nell’oscurità - 7- .
Tale oscurità fu sospesa, solo per poco, dall’adorazione dei pastori e da quella dei sapienti, e pur tuttavia questa sospensione costò molto: costò la vita dei Santi Innocenti sterminati da Erode-8- .
Circa trent’anni dopo, la rimozione finale di questa oscurità – la resurrezione di Gesù dopo la sua crocifissione – trasformò il mondo ma costò, per mano dei romani, la vita e la libertà a molti ebrei, il loro esilio e la loro perdita di Gerusalemme -9-
La manifestazione del Logos non porta infatti la pace, ma la spada-10.-
È vero che l’uccisione del Logos è inefficace, anzi provvidenziale, per il Logos stesso, Gesù infatti risorge e risorgendo compie la sua missione. Ma se è vero che è necessario che lo scandalo avvenga, guai tuttavia a chi lo ha messo in atto -11-; di lì a poco infatti – quarant’anni, il tempo del pentimento – chi non si è pentito e cerca ancora il Messia che è già venuto, viene rimosso dalla sua casa, spinto schiavo in esilio, sottomesso per secoli ai suoi nemici.
Chi aveva capito, chi aveva accettato, non era più a Gerusalemme quando venne abbattuta e resa deserta.
Israele per il cristiano fu da allora un vecchio e venerabile nome ereditato dalla comunità cristiana, il preludio veterotestamentario alla neotestamentaria manifestazione del Logos.
Questo non è naturalmente il punto di vista degli attuali ebrei, cioè di quella parte di essi che ha mantenuto questo nome invece di assumere quello cristiano.
Non si può del resto imputare loro nulla, sono fedeli alla propria santa tradizione e per la maggior parte non discendono da chi invocò la morte del Cristo, e poi Cristo perdonò tutti e non si può far la vendetta di chi perdonò, né sulla progenie dei condannatori né, a maggior ragione, su coloro – la maggior parte, forse tutti – che progenie non ne sono.
E Gesù stesso era ebreo, ebrea sua madre, ebreo Giuseppe, ebrei gli apostoli. Chi insulta gli ebrei insulta Gesù, chi pretende di vendicarsi sugli ebrei si vendica sui parenti di Gesù e sui suoi più intimi amici, rinunciando inoltre – e non è poca cosa – alla possibilità di usufruire delle innumerevoli ricchezze spirituali di cui è ancor oggi detentrice la tradizione ebraica, che è destinata infine a ricongiungersi nella sua totalità a quella cristiana con mutuo arricchimento.
Infatti i doni di Dio non sono mai stati revocati a Israele, sicché l’israelita, che è stato crocifisso nella diaspora e nella persecuzione, è di fatto fratello del cristiano, e vale allora per ambedue la parola divina: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono»-12-
Senza riconciliazione dei cuori, infatti, la Presenza di Dio entra difficilmente in essi.
Inizialmente, quando cominciò a predicare, Gesù sembrava probabilmente un classico rabbi che predicasse ai suoi correligionari. Ma col passar del tempo la cosa evolvette; respinto da molti suoi conterranei, allargò il raggio d’azione ai gentili finché non spinse ad-dirittura i suoi discepoli, dopo la resurrezione e la discesa del Santo Spirito nella pentecoste, all’evangelizzazione di tutti i popoli.
Ecco, l’Israele del tempo aveva raggiunto l’Israele eterno, e in ciò s’era congiunto con il Cristianesimo eterno, cioè con la via di salvezza universale, per tutte le genti in buona fede.
È questo che Gesù – Logos salvatore – ci insegna: la via universale, che tutto il bene, tutti i simboli del bene, tutte le azioni del bene ingloba, mentre respinge tutto il resto, tutte le leggi e i valori del mondo.
Maree di parole vuote sommergono, oggi come ieri, il mondo, lo rendono profano, oscurato.
Speriamo che questo oscuramento sia preludio alla nascita del Logos, non al massacro degli Innocenti o all’abbattimento del Tempio.
Perché accada questo, bisogna impegnarsi a combattere contro il male, non accettarlo con acquiescenza.
Ma si può combattere il male solo dopo che il Logos sia nato in noi, bestie mute, dandoci l’eloquio e l’intelletto adatti.
Questa è la vera nascita, il vero Natale. La scoperta della spada del Verbo con cui combatteremo il male nell’agone spirituale.
Solo per questa via ci s’incammina alla resurrezione, dove il male non ha più luogo, dove l’incarnazione di Cristo è compiuta.
Possa farsi manifesto e sostare per sempre nel nostro cuore il Signore del mondo
NOTE
1 Luca 2,1-16.
2 Del bue e dell’asino non parlano i vangeli canonici, ma solo gli apocrifi.
3 Luca 2, 8-20.
4 Matteo 2,1-16.
5 Signore cioè di tutto l’universo, non del solo Israele.
6 Della stella di Gesù sono state date tante interpretazioni. In Matteo 2,1-2 è scritto: «Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”», mentre in Matteo 2,9-10 si dice: «Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima». Ora, varie ipotesi sono state fatte o sono possibili: 1) un miracolo, ma un miracolo che dura così a lungo per tanta gente non è cosa molto credibile; 2) una congiunzione perfetta di Giove e Saturno, ma non sembra corrispondere al testo che parla di una stella al singolare; 3) l’esplosione di una supernova o l’apparizione di una cometa, la cui esistenza è però solo ipotetica; 4) una particolare configurazione astronomica che coinvolga un pianeta maggiore tradizionalmente legato alla regalità, e sembra l’ipotesi più credibile.
In ogni caso il testo evangelico sembrerebbe implicare un corpo celeste che si muove da oriente a occidente e staziona sopra la Giudea vicino a Betlemme, il che può implicare – sia nel caso di una cometa o di una supernova che nel caso più probabile di un pianeta maggiore che si muova su configurazioni astromantiche particolarmente favorevoli – il fatto che tale astro dia l’impressione di fermarsi per il periodo che, osservando da un punto di vista geocentrico, è necessario a invertire la rotta e diventare retrogrado o smettere di esserlo, in un punto del cielo corrispondente astrologicamente a Betlemme o comunque alla Giudea. Ora, secondo la Tetrabiblos di Claudio To-lomeo, alla Giudea corrispondono l’Ariete e Marte (II.3,29.31 e 4,2). Bisognerebbe dunque, se si volesse dar credito a questa ipotesi, indagare a partire da qui le configurazioni celesti degli anni 7-4 a.C. Ma non so se vi siano oggi astrologi in grado di farlo; a giudicare dai loro continui fiaschi predittivi non direi. Del resto i Magi erano ispirati dalla loro sacra tradizione, non collaboravano per pochi soldi alle pagine di qualche giornaletto di oroscopi.
7 Ed egualmente nell’oscurità, sorretti solo dalla maternità di Dio, si compie la nascita del Logos in noi.
8 Matteo 2,16-18.
9 Tito distrusse il Secondo Tempio nel 70, Masada fu presa nel 73. Nel 135, al termine delle guerre giudaiche, la Giudea era deserta di ebrei e Gerusalemme si chiamava da sessant’anni Aelia Capitolina.
10 Matteo 10,34-36: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa». Dispiacerà forse a molti questa considerazione, pur tuttavia è evidente che l’instaurazione di una nuova tradizione ha sempre comportato effetti anche assai violenti.
11 Matteo 18,7: «Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!»
12 Matteo 5,23.
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