venerdì 22 ottobre 2021

Liberi dentro. Vivere secondo il Manuale di Epitteto


https://francescodipalo.wordpress.com/2021/10/22/liberi-dentro-vivere-secondo-il-manuale-di-epitteto-pubblicato-in-formato-ebook/


Dalla Introduzione

Con l’affidare alla stampa questa versione del Manuale di Epitteto non mi propongo particolari fini scientifici o filologici. Questo lavoro obbedisce piuttosto a esigenze di carattere pratico e spirituale. Ho fatto una piccola scommessa con me stesso: provare a restituire al Manuale la sua funzione originaria, adattandolo alla sensibilità e all’immaginario collettivo dei nostri tempi. Ovvero, l’ho “riscritto” per me, innanzitutto, e per chi avrà la pazienza di leggerlo con l’intenzione di prendersi cura di sé. Esso è l’ordito di un percorso spirituale alla ricerca della libertà interiore, un percorso che si rinnova da secoli attraverso l’esperienza di molte generazioni di esseri umani.

Composto da Arriano di Nicomedia nella prima metà del II sec. d.C. sulla scorta degli insegnamenti orali del grande filosofo stoico, questo libriccino aveva una funzione eminentemente pratica. Encheirìdion in greco significa, letteralmente, “che sta in mano” (en chèir), che si può facilmente “maneggiare”. Qualcosa, insomma, che ci si può (o ci si deve) portare sempre appresso, perché all’occorrenza serve.

A cosa? A “ben vivere”, nel momento presente, a sbrigarsela con se stessi in rapporto “a ciò che è esteriore” (fatti, persone, vicissitudini), ovvero al saper essere e al saper fare. O, per dirla più chiaramente, al “saper stare al mondo”, affrontando nella maniera più idonea le circostanze che la vita ci pone dinanzi in termini più o meno problematici, col bipartire ciò che è in nostro potere (la sfera personale, il modo in cui consideriamo le cose) e ciò su cui non abbiamo alcun controllo (le cose in sé). Per difendere gelosamente la propria libertà interiore bisogna imparare a riconoscere ed applicare tale differenziazione ai nostri casi concreti. Questo, in essenza, è il messaggio di Epitteto. Ma egli non ci dice solo cosa occorra fare (e perché): ci spiega anche come farlo.

Il Manuale è anche “filosofia” nel senso corrente del termine, d’accordo, quindi si tratta di “pensiero astratto”. La sua funzione, però, non è affatto “astratta”. Conoscere per il gusto di conoscere è una bellissima esperienza. Ma ancor più bella è quella conoscenza che dalla concretezza del vissuto (personale) ascende faticosamente alle vette dell’astrazione per ridiscenderne purificata e fresca come torrente montano, nuova vita e nuove prospettive fornendo all’esser presenti a se stessi nel qui e nell’ora.

Insomma, conosco per stare bene, conosco per provare ad essere felice. E quelle nozioni che mi servono ad affrontare nel modo più tranquillo e dignitoso possibile la quotidianità – da uomo affrancato dall’ignoranza, che calca la terra per il tempo dal destino assegnatogli con libera testa e libero cuore – me le porto dietro, nella memoria e, non si sa mai, anche su carta.

Se il contenuto del Manuale, giunto a noi varcando i secoli, è sempre vivo e vitale, come ben si conviene ad un classico, per restituirlo al compito che dovette attribuirgli Arriano occorreva tentare di ripristinarne l’immediatezza, l’efficacia comunicativa, il suo essere incisivo, mordente. Senza snaturarlo, travisandone il greco, ma, per così dire, lasciandolo parlare alle orecchie, al sentimento e all’intelligenza dei miei contemporanei, come a suo tempo (1825) fece Giacomo Leopardi.

Questo ho provato a fare, nella maniera più semplice possibile, “ri-meditando” paragrafo per paragrafo e rinnovandone l’esercizio spirituale sottostante, di cui lo scritto rappresenta la cifra, la traccia. Per decifrarla è stato necessario – va da sé – chiarire il significato della terminologia e dei concetti filosofici dello stoicismo di Epitteto e della mentalità del lettore del tempo. A ciò provvedono sia gli ampi testi introduttivi che il dizionario posto a conclusione del libro. Una speciale sezione è dedicata alla rassegna degli esercizi sottesi al testo. In queste parti del lavoro si è fatto frequente riferimento alle Diatribe, i dialoghi di Epitteto – sempre trascritti da Arriano – dalla cui rielaborazione è nato il Manuale. Applicando la disciplina giornaliera dello scrivere, il pomeriggio al termine delle mie lezioni di filosofia a scuola, ho avuto sempre presente i miei allievi, le persone, intendo, quelle lì e non altre, cui va la mia riconoscenza. Forse quello che prendo, concretamente, è più di quello che do. A loro mi rivolgo, in prima battuta, com’è naturale (chissà che questo libro non si riveli anche un puntuto strumento didattico!), nonché a chi, giovane o meno giovane (non si è mai troppo vecchi per filosofare! sarebbe come dire che si è troppo vecchi per esser felici …), crede che la filosofia rappresenti ancora una chance di miglioramento di sé e di “buona vita”.

Non è affatto detto che l’alchimia di rinverdire la spiritualità stoica mi sia riuscita. Giudicherà il lettore. Per quanto mi riguarda, ho semplicemente nutrito l’intenzione d’essergli utile. Con la consapevolezza che difficilmente riuscirò a esser utile a chicchessia se avrò fallito nel giovare a me stesso. Questo era quanto dipendeva da me. Per il resto mi affido alla volontà del dio.

Fate di tutto per coltivare il vostro spazio personale, liberatevi dagli abiti di pensiero nocivi, date fiato ed agio al vostro Sé. Cercate di essere felici col riscattate la vostra libertà. La vita è breve e non c’è nient’altro da realizzare se non questo, il massimo bene:

«”Ti sembra un bene la libertà?” — “Il più grande”. — “E chi ottiene il bene più grande, può essere infelice o star male?” “No”. — “Dunque, quanti vedi infelici, inquieti, gemebondi, afferma pure senza esitare che non sono liberi”» (Diatribe IV, 1, 52).

Francesco Dipalo

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