martedì 26 ottobre 2021

Schopenhauer e Leopardi è un saggio in forma di dialogo scritto da Francesco de Sanctis nel dicembre 1858 sulla Rivista Contemporanea,



Lo scritto di De Sanctis è certamente tra i primi lavori dedicati alla interpretazione di Schopenhauer, ed è indubbiamente unico, nel panorama delle reazioni filosofiche italiane a tale pensatore, non solo per la sua tempestività in ordine di tempo, ma proprio per il valore dell’interpretazione ivi presentata del filosofo tedesco, il quale era sugli allori, dopo il tardo successo del suo pensiero, avvenuto, finalmente, dopo l’uscita del suo scritto Parerga e Paralipomena, nel 1851. Pubblicato nel dicembre 1858 sulla Rivista contemporanea, anche dal punto di vista strettamente letterario è «uno dei suoi saggi più geniali» (Muscetta), proprio per l’effetto concreto che ottiene, sotto l’apparente espressione di adesione e consenso al pensiero schopenhaueriano: ossia una effettiva spietata “liquidazione” della sua filosofia, a fianco di una altrettanto aperta rivalutazione del significato “progressivo” del “nichilismo” leopardiano 

https://www.liberliber.it/online/autori/autori-d/francesco-de-sanctis/schopenhauer-e-leopardi/

https://it.wikipedia.org/wiki/Schopenhauer_e_Leopardi


testo completo in

https://it.wikisource.org/wiki/Schopenhauer_e_Leopardi

https://www.facebook.com/groups/ileopardiani/permalink/1182453659164312


https://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/de_sanctis/schopenhauer_e_leopardi/pdf/schope_p.pdf



Alcune citazioni


La filosofia avea trovate le sue fondamenta, grazie

a Locke e Kant, riposando sull’assoluta differenza del reale e dell’ideale; ed eccoti 

Schelling che  ti fa proprio il rovescio, e confonde bianco e nero, e ti gitta reale e ideale 

nell’abisso della sua assoluta identitá. Di qui errori sopra errori; sparsa la mala semenza, 

n’è nata la corruzione, il pervertimento della filosofia. Il peccato di Schelling è grosso, ma, 

come ti dicevo, Hegel è il  gran peccatore, perché l’intuizione intellettuale difficilmente 

sarebbe andata in capo al pubblico; dove Hegel col suo processo dialettico ha dato 

un’apparenza di armonia a questo mostro filosofico, ne è stato l’ordinatore e l’architetto, ha 

reso curabile il peccato. E Schopenhauer te lo concia per le feste. Ciarlatano, insipido, 

stupido, stomachevole, ignorante, la cui sfacciataggine è stata gridata saggezza da’ suoi 

codardi seguaci, vero autore della corruzione intellettuale del secolo.


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Leopardi e Schopenhauer sono una cosa. Quasi nello stesso tempo l’uno creava la 

metafisica e  l’altro la poesia del dolore. Leopardi vedeva il mondo cosí, e non sapeva il 

perché. Arcano è tutto

Fuorché il nostro dolor.

Il perché l’ha trovato Schopenhauer con la scoperta del “Wille”


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 Perché Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone. Non crede al 

progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertá, e te la fa amare. Chiama illusioni 

l’amore, la gloria, la virtú, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. E non puoi 

lasciarlo, che non ti senta migliore; e non puoi accostartegli, che non cerchi innanzi di 

raccoglierti e purificarti, perché non  abbi ad arrossire al suo cospetto. È scettico, e ti fa 

credente; e mentre non crede possibile un avvenire men tristo per la patria comune, ti desta 

in seno un vivo amore per quella e t’infiamma a  nobili fatti. Ha cosí basso concetto 

dell’umanitá, e la sua anima alta, gentile e pura l’onora e la

nobilita. E se il destino gli avesse prolungata la vita infino al quarantotto, senti che te 

l’avrestitrovato accanto, confortatore e combattitore. Pessimista od anticosmico, come 

Schopenhauer,non predica l’assurda negazione del “Wille”, l’innaturale astensione e 

mortificazione del cenobita: filosofia dell’ozio che avrebbe ridotta l’Europa all’evirata 

immobilitá orientale, se la libertá el’attività del pensiero non avesse vinto la ferocia 

domenicana e la scaltrezza gesuitica. Ben contrasta Leopardi alle passioni, ma solo alle 

cattive; e mentre chiama larva ed errore tutta la vita,non sai come, ti senti stringere piú 

saldamente a tutto ciò che nella vita è nobile e grande. L’ozio per Leopardi è 

un’abdicazione dell’umana dignitá, una vigliaccheria; Schopenhauer richiede

l’occupazione come un mezzo di conservarsi in buona salute. E se vuoi con un solo esempio 

misurare l’abisso che divide queste due anime, pensa che per Schopenhauer tra lo schiavo e 

l’uomolibero corre una differenza piuttosto di nome che di fatto; perché se l’uomo libero 

può andare daun luogo in un altro, lo schiavo ha il vantaggio di dormire tranquillo e vivere 

senza pensiero, avendo il padrone che provvede a’ suoi bisogni( ) 27 ; la qual sentenza se 

avesse letta Leopardi, avrebbe arrossito di essere come “Wille” della stessa natura di Schopenhauer.

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