Lo scritto di De Sanctis è certamente tra i primi lavori dedicati alla interpretazione di Schopenhauer, ed è indubbiamente unico, nel panorama delle reazioni filosofiche italiane a tale pensatore, non solo per la sua tempestività in ordine di tempo, ma proprio per il valore dell’interpretazione ivi presentata del filosofo tedesco, il quale era sugli allori, dopo il tardo successo del suo pensiero, avvenuto, finalmente, dopo l’uscita del suo scritto Parerga e Paralipomena, nel 1851. Pubblicato nel dicembre 1858 sulla Rivista contemporanea, anche dal punto di vista strettamente letterario è «uno dei suoi saggi più geniali» (Muscetta), proprio per l’effetto concreto che ottiene, sotto l’apparente espressione di adesione e consenso al pensiero schopenhaueriano: ossia una effettiva spietata “liquidazione” della sua filosofia, a fianco di una altrettanto aperta rivalutazione del significato “progressivo” del “nichilismo” leopardiano
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Alcune citazioni
La filosofia avea trovate le sue fondamenta, grazie
a Locke e Kant, riposando sull’assoluta differenza del reale e dell’ideale; ed eccoti
Schelling che ti fa proprio il rovescio, e confonde bianco e nero, e ti gitta reale e ideale
nell’abisso della sua assoluta identitá. Di qui errori sopra errori; sparsa la mala semenza,
n’è nata la corruzione, il pervertimento della filosofia. Il peccato di Schelling è grosso, ma,
come ti dicevo, Hegel è il gran peccatore, perché l’intuizione intellettuale difficilmente
sarebbe andata in capo al pubblico; dove Hegel col suo processo dialettico ha dato
un’apparenza di armonia a questo mostro filosofico, ne è stato l’ordinatore e l’architetto, ha
reso curabile il peccato. E Schopenhauer te lo concia per le feste. Ciarlatano, insipido,
stupido, stomachevole, ignorante, la cui sfacciataggine è stata gridata saggezza da’ suoi
codardi seguaci, vero autore della corruzione intellettuale del secolo.
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Leopardi e Schopenhauer sono una cosa. Quasi nello stesso tempo l’uno creava la
metafisica e l’altro la poesia del dolore. Leopardi vedeva il mondo cosí, e non sapeva il
perché. Arcano è tutto
Fuorché il nostro dolor.
Il perché l’ha trovato Schopenhauer con la scoperta del “Wille”
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Perché Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone. Non crede al
progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertá, e te la fa amare. Chiama illusioni
l’amore, la gloria, la virtú, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. E non puoi
lasciarlo, che non ti senta migliore; e non puoi accostartegli, che non cerchi innanzi di
raccoglierti e purificarti, perché non abbi ad arrossire al suo cospetto. È scettico, e ti fa
credente; e mentre non crede possibile un avvenire men tristo per la patria comune, ti desta
in seno un vivo amore per quella e t’infiamma a nobili fatti. Ha cosí basso concetto
dell’umanitá, e la sua anima alta, gentile e pura l’onora e la
nobilita. E se il destino gli avesse prolungata la vita infino al quarantotto, senti che te
l’avrestitrovato accanto, confortatore e combattitore. Pessimista od anticosmico, come
Schopenhauer,non predica l’assurda negazione del “Wille”, l’innaturale astensione e
mortificazione del cenobita: filosofia dell’ozio che avrebbe ridotta l’Europa all’evirata
immobilitá orientale, se la libertá el’attività del pensiero non avesse vinto la ferocia
domenicana e la scaltrezza gesuitica. Ben contrasta Leopardi alle passioni, ma solo alle
cattive; e mentre chiama larva ed errore tutta la vita,non sai come, ti senti stringere piú
saldamente a tutto ciò che nella vita è nobile e grande. L’ozio per Leopardi è
un’abdicazione dell’umana dignitá, una vigliaccheria; Schopenhauer richiede
l’occupazione come un mezzo di conservarsi in buona salute. E se vuoi con un solo esempio
misurare l’abisso che divide queste due anime, pensa che per Schopenhauer tra lo schiavo e
l’uomolibero corre una differenza piuttosto di nome che di fatto; perché se l’uomo libero
può andare daun luogo in un altro, lo schiavo ha il vantaggio di dormire tranquillo e vivere
senza pensiero, avendo il padrone che provvede a’ suoi bisogni( ) 27 ; la qual sentenza se
avesse letta Leopardi, avrebbe arrossito di essere come “Wille” della stessa natura di Schopenhauer.
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