mercoledì 18 gennaio 2023

Dalle Librerie di Famiglia- La sezione Testi di "destra". prima parte







Cau, Jean. *

Le scuderie dell’Occidente Trattato di morale

Anno pubblicazione: 1973

Editore: Volpe


*Jean Cau (1925-1993), Prix Goncourt a 36 anni, è stato scrittore, giornalista e sceneggiatore francese. Segretario di Jean-Paul Sartre, si è via via allontanato dallo schieramento progressista per avvicinarsi a posizioni anticonformiste.


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*Fu uno scrittore francese nato a Carcassonne nel sud della Francia, dove visse estati torride e inverni di vento violento, poi partì per Parigi «con una valigetta in legno e l’accento della mia terra», studiò filosofia «che spero di aver dimenticata» e lavorò da giornalista e scrittore con registi, ballerini, coreografi, attori e toreri. Morì il 18 giugno del 1993, giusto vent’anni fa.


Si chiamava Jean Cau, era stato segretario personale di Sartre per dieci anni, «facevo parte dei reparti d’assalto dell’intelligenza di sinistra», insignito da giovane del premio Goncourt per il suo libro La pietà di Dio (tradotto nel 1961 da Mondadori). Ma un giorno, tornando dalla guerra d’Algeria, si convertì all’onore e alla tradizione. Combatté contro la decadenza della Francia e dell’Europa, schiacciata tra l’americanizzazione e il comunismo sovietico, avversò il ’68. Gli estremi del degrado erano per lui la gioventù drogata e la tecnocrazia al potere.


Da allora Jean Cau diventò quel Cavaliere solitario e in disparte, dannato all’inferno e alla morte civile. Scrisse opere taglienti, come Il Papa è morto e Le Scuderie dell’Occidente, pubblicate in Italia da Volpe, e celebrò la corrida in un celebre libro, Toro (edito in Italia da Longanesi) dedicato ai suoi amici matadores, banderilleros e picadores.


Non mancò di scrivere un ardito elogio del Che (Passione per Che Guevara, Vallecchi, 2004), che esaltò come un Comandante intrepido, un artista, insomma un Cavaliere che sfida la morte e il diavolo. Per lui, il Che andò a cercar la bella morte: «Ci sono mille modi di suicidarsi. Balzac scelse il caffè, Verlaine l’assenzio, Rimbaud l’Etiopia, l’Occidente la democrazia, e Guevara la giungla».


https://www.marcelloveneziani.com/ritratti/rcosi-il-cavaliere-di-durer-divento-l-icona-eroica-della-destra-nobile-e-perduta/


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non c’è morale, oggi; c’è un moralismo che brancola e brulica dappertutto.”


«I miei avi, non ne dubito, sono contadini fin dalla notte dei tempi, e la nobiltà del mio ceppo e della mia razza sta in ciò, che non abbiamo mai acquistato né venduto nulla»


dove siano i veri ancoraggi  e i veri porti…

In Occidente è venuta a dominare, incontrastata, la morale degli schiavi: «Essa è stata amplificata, nel secondo dopoguerra, dal novum per eccellenza: il rischio dell’autoestinzione dell’umanità, determinato da un possibile conflitto nucleare» 


«Nel panico della pace continua, sento magnificare la religione del piacere […] Se il piacere non è anche avventura di tutto il mio essere, io lo rifiuto» 


"a esclusivo vantaggio della divinizzazione del consumo» 


«pensare l’opposto dell’opinione prevalente» 

 “pensare l’opposto. E dopo tutto che conta se l’avvenire ci dà torto.”

C’è nel loro sguardo la repellente, floscia amabilità del venditore che si augura di rifilarvi un paio di scarpe»

“milioni di uomini  vorrebbero credere, ma non sanno  in quali dèi e secondo le tavole  di che religione e di che legge.

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opera del 1973, incisiva, lapidaria, lucida e pungente nel biasimare un sistema educativo che non sa  vietare. Con ciò si ha la certezza di ritrovarsi al centro del pensiero anti-conformista, in un riflettere che smaschera le incoerenze della libertà, ossia il suo eccesso contemporaneo che “renderà impossibile la libertà"

https://www.barbadillo.it/91491-libri-jean-cau-elogio-dellessere-reazionario/

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