mercoledì 12 aprile 2023

tra i libri di casa Guido Morselli Roma senza papa Cronache romane di fine secolo ventesimo Adelphi 1974



RISVOLTO
Nella Roma fine-secolo-ventesimo in cui si svolge questo romanzo, città ampiamente dissestata e disfatta, un solo fatto essenziale sembra mutato rispetto alla Roma di oggi: il silenzioso abbandono del Vaticano, non più abitato dal papa, Giovanni XXIV – un irlandese di mezza età, fidanzato, si dice, con una teosofa di Bengalore –, che ha trasferito la Sede Apostolica in una inappariscente Residenza, simile a un complesso di motels, a Zagarolo. È questa la ‘Roma senza papa’ che si mostra a un discreto e percettivo sacerdote svizzero che vi torna dopo anni di assenza, in attesa di essere ricevuto in udienza da Giovanni XXIV: una città offesa per l’oltraggio commesso dal papa contro il turismo, ormai principale attività del Paese, «impigrita, svuotata, con un che di depresso», ma pur sempre una città che continua ad accogliere, con la consueta indifferenza, un instancabile cicaleccio teologico. Negli antri climatizzati della Università Gregoriana, in ampi refettori dalla luce soffusa, in modeste case di parroci, in convegni di seriosa incongruità proliferano e si accavallano come mai prima le teologie, e le nuove tesi vengono spesso pronunciate da sacerdoti che parlano una lingua mista fra il romanesco e lo slang americano. Dalla ‘socialidarietà’ al policentrismo più sfrenato, dalla auspicata introduzione del totemismo nella pratica religiosa a progetti di rigide restaurazioni, tutto può essere invocato e esecrato in questo clima di ormai perfetta confusione delle lingue, dove il protagonista si muove con imbarazzo e con una certa malcelata amarezza, finché la sua perplessità giunge al culmine, e anche a una sorta di liberazione, nella visita alla Residenza del Papa, un essere dolce e un po’ spento, che alleva serpenti, ama il silenzio e vive in una sua ombrosa, elusiva solitudine.
L’acutezza ironica di questa vicenda, la padronanza con cui Morselli si muove nei labirinti delle dottrine, vere e immaginarie, della Chiesa, i magistrali ritratti di ecclesiastici di alto e basso rango, l’incessante invenzione satirica, fanno di questo libro un felicissimo romanzo di ‘anticipazione teologica’, dove le idee hanno la concretezza e il grottesco dei personaggi e dove, a ogni passo, si sente uno sguardo disincantato e penetrante posarsi su un futuro che incontriamo ogni giorno.




Trama
È stato eletto papa un turco di rito Maronita, che ha preso il nome di Libero I. Con l'enciclica Maria, Mater Christi, inaugura una mariologia rinunciataria. Abolisce il celibato ecclesiastico, mantenendo la proibizione per gli anticoncezionali, per cui il prete fedele si riconosce dalla famiglia numerosa. Ciò è solo l'inizio di una stagione di demolizione della tradizione della Chiesa. Il papa lascia Roma e si trasferisce a Zagarolo, alimentando un clima di sospensione e attesa.

Guido Morselli era un ottimo romanziere, ma fu apprezzato solamente dopo il suo suicidio; tuttavia, ignorava le pratiche dei Maroniti, tranne forse l'antichissima origine monotelita, abbondantemente rinnegata, altrimenti non ne avrebbe attribuito ad un loro membro simili iniziative. Sono trascorsi alcuni anni. Il romanzo è presentato sotto forma di diario: il suo protagonista e narratore è un giovane sacerdote svizzero, don Walter, coniugato con una psichiatra, ma attaccato alla talare ed alla Messa celebrata tutta in latino ed iniziando con L'Introibo. Egli e la moglie sono molto devoti alla Madonna: lui è venuto in Italia per consegnare al nuovo papa, un monaco benedettino irlandese che ha preso nome Giovanni XXIV e ama allevare vipere, un saggio scritto da lui e dalla consorte, in difesa dell'Iperdulia (la devozione mariana).

Intanto, in Italia, l'abolizione delle gare sportive, in specie delle partite di calcio, ha provocato lo scoppio della sua prima vera rivoluzione. Amintore Fanfani, divenuto capo del PSU (Partito Socialista Unificando) è il dittatore comunista al potere. Il prete svizzero, assiste a spettacoli a dir poco "curiosi". Dal vecchio parroco trasteverino, che, alla notizia che, ben presto, per essere prete bisognerà sposarsi, pensa di lasciare il sacerdozio, ai seminaristi che sfilano con la fascia di lutto al braccio per la "morte" di Dio. La Chiesa Spagnola, non contenta di queste riforme, reputate ancora troppo timide e parziali, si è staccata consumando uno scisma.

Nel frattempo, però, la Chiesa Anglicana si è sottomessa e subito ha fatto causa comune con gli ambienti più reazionari di Curia. Circa il papa, poi, proprio durante il soggiorno italiano del prete svizzero, le agenzie di stampa battono la notizia che la presidentessa degli USA, ed un'indiana maestra di yoga, sono divenute rivali, avendo entrambe chiesto pubblicamente la sua mano. Allorché finalmente riesce ad incontrare il pontefice, ne ricava l'impressione che era il più tradizionalista di tutti, seriamente addolorato per la situazione di sfascio della Chiesa, ma che, giuntovi alla guida, aveva concluso che solo toccando il fondo si poteva risalire, e, pertanto, aveva deciso, semplicemente di non far nulla.

In effetti, quando finalmente, (dopo circa un anno di attesa in una Roma completamente secolarizzata e "vedova" della presenza papale), don Walter riesce a farsi dare udienza dal papa, assieme ad altri undici prelati, le uniche parole che ascolterà, prima di tornarsene in Svizzera, dall'amata ma sterile moglie psichiatra Lotte sono:
«I preti sono portati a vedere il buon Dio a loro immagine e somiglianza, anche quando predicano che siamo noi a immagine e somiglianza Sua. Invece... bisogna persuaderci che Dio è diverso, Dio non è prete... E nemmeno frate



3/06/2012
“Roma senza Papa”, e il cristianesimo ritrovò se stesso

Un monaco, anche se non ignaro delle mondanità diplomatiche, rimane un monaco. Tale era Giovanni XXIV all’atto della sua elezione. […].
Ho qui nella cartella ‘Evidenza’, le bozze di una circolare che mi passa Mons. Vescovo. Si avverte il clero dipendente che è consigliabile non tenere elicotteri per uso personale, compresi i c.d. station-copter di impiego promiscuo. Evitare in ogni caso di servirsene in compagnia di donne, specie in età giovanile, comprese le religiose, ancorché indossino le vesti degli ordini.
Risulta dal relativo dossier della VI (sesta) circolare che diramiamo in due anni sull’argomento. Ciò basta a provare che queste reprimende sono inutili. […]
Giovanni dunque era monaco. Adesso che è papa e ha detto addio alle vie della contemplazione per intraprendere quelle, meno comode, dell’azione responsabile e direttiva, la domanda è se ha cambiato vita.
Concezione e intima condotta di vita. Un papa che venga al Soglio del governo di una grande arcidiocesi, cambia soltanto dimensioni di lavoro: Giovanni, oltre a cambiare carriera, ha assunto un nuovo e più strenuo ideale. […] Vediamo sino a che punto si concilia quel poco che sono giunto a sapere di Lui. Notizie di superficie raccolte in pochi giorni e per pochi canali; aneddotica ‘romana‘ più che altro.

Giovanni beve, benché moderatamente. Un paio di bicchieri di vino locale, dopo il pranzo e la cena. Mangia, di gusto suo, pochissima carne. Preferisce latte, formaggi, uova.
Gli piacciono i dolci e non se li fa mancare. Caflisch manda da Napoli le tortiere già pronte, da presentare alla mensa d Sua Santità. Gradisce, in tutte le stagioni, il gelato. Fuma sigarette Peter Stuyvesant, in dose appena normale, (e nel formato comune, non in quello maggiorato che il fabbricante non si perita di chiamare Pope’s size). Mangia da solo, tranne, come già Pio X e Giovanni XXIII, la domenica, quando convita amici, se possibile conterranei. Come tutti gli Irlandesi, il suo vino non lo beve a pasto ma dopo, camminando su e giù per la stanza, o seduto, d’inverno, al caminetto.
Si è dispensato da tutte le pratiche conventuali e monastiche, in quanto obbligo, non però in quanto saltuaria e spontanea frequenza: e non dalla veste, che trova confortevole più del clergyman, adottato dal suo diretto predecessore Libero I. Se fa caldo, lo si può vedere in sandali e perfino affatto scalzo, a piedi nudi.
Nella Residenza non ci sono piscine, nemmeno di quelle ‘micro-olimpioniche’, in plastica, come ne possiede ogni villino di periferia: pure Giovanni si mantiene agile, coltiva volentieri il gioco del tennis. Lo fa senza eccessi; corre voce che abbia giocato, e vinto, con Di Gennaro, l’ambasciatore statunitense. Buon cavalcatore (è un’antica tradizione dei Benedettini d’Irlanda) , si esercita nei giardini della Residenza; opportunamente, a non rievocare fantasmi di papi equestri, adopera le due mule giuntegli in dono dall’Isola dei Santi.
La famosa amicizia con Mrs. Oona Maraswami appartiene, se mai, alla vita pubblica. Gli incontri in verità spesseggiano. Però hanno luogo in biblioteca, presente l’uno o l’altro dei due prelati o camerieri partecipanti; oggi, per l’esattezza, Segretari-privati. Incontri, dunque, spogli d’intimità, anche se non rigorosamente protocollari. Circostanza notevole, che non è ancora stata data in pasto a lettori e telelettori: fra i subalterni della Residenza si contano diverse donne, non religiose e non vecchie, fra cui un’interprete di dialetti africani (negra), una cuoca emiliana, una tecnica inglese del teletyping. Il progresso o comunque il divario, rispetto a Suor Pasqualina, è chiaro e non occorre di più per assegnare il peso che meritano alle versioni ascetiche della personalità dell’Uomo, che si sono tentate da varie parti; leggermente e affrettatamente, a mio sommesso avviso.
Misura, spontaneo equilibrio. Niente di rigido, di mortificatorio, o di esteriormente austero. Certo, d’altra parte, nemmeno più l’ombra del fasto feudaleggiante della Corte che trent’anni fa io ebbi modo di ammirare. Diciamo pure, di venerare.
Non assiste a spettacoli cinematografici, non a concerti, non tiene presso di sé un solo apparecchio TV, neanche del vecchio sistema bidimensionale. Invece dicono che apprezzi, come un papa del Rinascimento, gli spettacoli molto ingenui e animati, di destrezza o fi forza, i giocolieri, i comici, i clown, i lottatori. Al ricevimento del segretario del PCUS, Wassilienko, il maggio scorso, pare che costui osservasse:
Suppongo che Vostra Santità conosca bene Marx.
Quale de due – avrebbe risposto Giovanni – Groucho Marx o Karl Marx?”


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