lunedì 10 aprile 2023

tra i libri di casa. La Filosofia del Dr. House

La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo - Blitris - copertina

La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo – 6 settembre 2007- 

Autore Blitris 


Per House ogni malattia è una sfida, un nuovo e intrigante puzzle da risolvere con acume, spirito di osservazione, abilità analitiche e intelligenza. E la sfida, per noi, è House. Come ragiona? Come fa a indovinare la diagnosi? Come fa a sapere che è corretta? E’ buono o cattivo? O è al di là del bene e del male? E perché, in fondo, ci affascina tanto? Ecco perché abbiamo deciso di discutere di filosofia con Gregory House. Perché oltre a mostrarci qualcosa di assolutamente originale ha anche qualcosa di appassionante da dirci.

“Che questa iper-etica della singolarità, che questo imperativo fondato sulla concreta vanificazione dei principi universali incontri il successo di un vasto pubblico è, se non una prova, almeno un indizio del fatto che tale etica è possibile.” (Girolamo De Michele, Liberazione, 31.1.2008)

Blitris è il nome di un collettivo filosofico nato nel 2007 i cui membri sono M. Cristina Amoretti, Daniele Porello, Simone Regazzoni, Chiara Testino. Blitris (dal greco blityri) indica una parola senza significato, un puro suono che imita quello di uno strumento a corde.


Descrizione


Nell'epoca in cui i festival di filosofìa riscuotono il successo dei grandi concerti rock, si può forse cominciare a dire che la filosofia è aperta a tutti quelli che hanno voglia di sperimentarla, non solo agli specialisti. La filosofia discute di temi e problemi che riguardano tutti. Che cosa è giusto o sbagliato? Come si conduce un ragionamento corretto? Che cosa conosciamo? Si tratta allora di capire come entrare nel mondo della filosofia. Come imparare le regole del gioco. I 4 giovani filosofi autori del libro hanno scelto di discutere di filosofia con Gregory House, l'originale protagonista di una delle serie tv più seguite di tutti i tempi, Dr. House M. D. Perché si può fare filosofia anche senza i manuali. In maniera appassionante, rigorosa, ma anche divertente... divertente come guardare la propria serie televisiva preferita.


Fare filosofia a partire da un telefilm: un modo originale per avvicinare il pubblico, specialmente gli studenti, a questa materia. Un telefilm popolare, con spettatori trasversali in cui sono numerosi i liceali e gli universitari. Quattro approcci diversi, ma uno stile sempre chiaro e ricco di richiami a dialoghi e puntate. La singolare etica di House che va al di là dell'etica ed è un'iper-etica; le ragioni e la logica di House spiegati a partire da precisi episodi.


'Studiamo il mito pop per parlare con tutti'

Le lezioni di Socrate, Derrida, e Kierkegaard spiegate attraverso lo stetoscopio, le stampelle e l' irresistibile arroganza del medico più amato del piccolo schermo. Termini come «epistemologia» e «iper-etica» che acquistano un senso improvvisamente chiaro in una corsia d' ospedale, tra trapianti di cuore e terapie sperimentali. E l' imperativo categorico di Kant, un dovere incondizionato a cui occorre sacrificare tutto, che si materializza nella missione-ossessione, fatta propria dal personaggio interpretato da Hugh Laurie, di salvare la vita al paziente a costo di trasgredire qualsiasi regola e qualsiasi morale. Insomma, una filosofia del doctor House è possibile, almeno secondo Maria Cristina Amoretti, Daniele Porello, Simone Regazzoni e Chiara Testino: quattro giovani filosofi dell' Università di Genova che hanno deciso di riunirsi in un collettivo, Blitris («una parola senza senso, un puro suono che imita quello di uno strumento a corde»), per provare a spiegare «etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo». Il loro La filosofia del Dr. House (Ponte alle Grazie, 2007) sarà protagonista, oggi alle 17.30 alla Biblioteca delle Oblate (via dell' Oriuolo, 26, ingresso libero) del primo appuntamento del 2009 di «Leggere per non dimenticare». A presentarlo, Sergio Givone, docente di Estetica all' Università di Firenze. Nel prologo al vostro saggio - chiediamo a Simone Regazzoni - scrivete che «la filosofia non dovrebbe rinunciare a niente, nemmeno alla televisione». «Abbiamo semplicemente portato in Italia qualcosa che è molto diffuso nel mondo angloamericano, e cioè una filosofia della cultura di massa. Può sembrare una provocazione, ma trattiamo un mito pop come Doctor House con lo stesso rigore di Platone o Aristotele. Nel farlo, certo, abbiamo attirato giudizi feroci, ma capitò anche a Eco, quando scrisse La fenomenologia di Mike Bongiorno e fu criticato da Citati. Altrove, invece, siamo stati apprezzati: La filosofia del Dr. House è stato adottato anche in alcuni corsi di laurea». Fare riferimento a un telefilm così popolare può servire ad avvicinare i giovani a una materia in apparenza tanto ostica come la filosofia? «è quello che speriamo. Il libro può essere letto da tutti, anche se, di sicuro, richiede un certo tipo di sforzo. Uno sforzo che abbiamo fatto anche noi, soprattutto nella scrittura. Alla fine del libro, abbiamo inserito un piccolo glossario per far sì che i termini utilizzati siano accessibili a chiunque. Questo perché condividiamo l' idea gramsciana secondo cui la filosofia non deve essere confinata in un' élite». Il metodo utilizzato - scrivete - è quello socratico. In cosa consiste? «Porre domande per far emergere dei problemi. Socrate lo faceva nella pubblica piazza ad Atene. Noi facciamo la stessa cosa nella piazza globale dell' universo mediatico». Leggendo il libro si avverte, oltre a una conoscenza approfondita degli episodi, una certa fascinazione per la serie. Ammettetelo, siete fan di Doctor House? «Inutile bluffare, i lettori se ne accorgerebbero! La risposta è sì, amavamo Doctor House ben prima di pensare di scriverci un libro. Lo troviamo fantastico, scritto benissimo, come tante altre serie televisive statunitensi, che sono vere e proprie opere d' arte della cultura di massa. Del resto, anche un grande filosofo come Derrida non si perdeva una puntata di Dallas». In appendice, accanto ai personaggi tv compaiono filosofi come Francesco Bacone e Guglielmo d' Occam. «Si tratta di mescolare alto e basso, di non tenere la filosofia ingessata nel suo empireo. House è un personaggio concettuale esattamente come Socrate, e per questo stanno benissimo accanto. Così come Derrida è perfetto accanto alla dottoressa Cuddy».


https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/07/studiamo-il-mito-pop-per-parlare-con.html


 La filosofia del Dr. House, scritto a otto mani dal collettivo filosofico Blitris (composto da quattro ricercatori di filosofia dell’Università di Genova). Un collettivo che si muove nell’ambito del post-strutturalismo francese, e che sembra voler riconoscere alla filosofia il compito di ricognizione e chiarificazione dei linguaggi e degli oggetti della quotidianità, animati dal convincimento che «non ci sono cose degne o indegne di attenzione filosofica, ma solo modi buoni o cattivi di fare filosofia sulle cose. Tutte le cose»: in una fase di profonda crisi della filosofia, non è un compito da poco. E Gregory House non è il più facile degli oggetti da assumere per una fenomenologia dei comportamenti. Logico e illogico al tempo stesso, impermeabile ad ogni regola – «House non disobbedisce alle regole, le ignora e basta. Non è Rosa Parks, è un anarchico» – ma anche portatore di un particolarissimo imperativo etico: non lasciare nulla d’intentato per sconfiggere la malattia (NB: sconfiggere la malattia, NON curare il malato), nella convinzione che per un medico la propria sconfitta, cioè la morte, sia «un sintomo incurabile». Detto altrimenti, House si relaziona all’evento (la malattia), obbedendo a un imperativo incondizionato la cui forma, diversamente da Kant, non è universale, ma assolutamente singolare. L’etica della singolarità, da Kierkegard a Deleuze, è proprio questa: mentre l’agire dell’eroe tragico «ha il suo fine nell’universale, nel bene universale, il Singolo sospende l’etica e le sue regole perché il suo fine è mettersi in relazione con l’altro assoluto al di là dell’universale». Appoggiandosi all’etica di Alain Badiou, Blitris ricorda che la situazione clinica non significa altro che «curare questa persona che glielo domanda fino in fondo, con tutti i mezzi di cui conosce l’esistenza»


Articolo integrale sta in 





https://www.carmillaonline.com/2008/02/03/blitris-la-filosofia-del-dr-ho/

Nessun commento:

Posta un commento