*http://www.pensierofilosoficoreligiosoitaliano.org/node/52
GF-RECENSIONI-Gily-Dieci-anni-dalla-morte-di-Sergio-Quinzio.pdf
"Rifiutò con lo sdegno di Giobbe ogni riduzione delle promesse messianiche: se il regno di Dio è il benessere dell’anima ma non la fine dell’ingiustizia, se il paradiso è una condizione psichica ma non la risurrezione dei morti... allora non interessa proprio a nessuno. In questo dispotismo spiritualista Quinzio vedeva prevalere la matrice greca del cristianesimo, cosa che lo portò a recuperare le radici ebraiche della teologia, perché per la Bibbia la salvezza è palpabile e quantificabile, incide sulla materia e sulla storia, sul corpo e sul sangue.".. «Negli ultimi anni in Sergio l’attesa del Regno era posta nel cono d’ombra della domanda, sempre più incombente, sul Regno non venuto. Solo la morte stessa della speranza pareva permettergli di accedere a una salvezza povera, l’unica che ci è ancora concesso di attendere; un frammento salvato a stento dalla gola del leone che vale più di tutto il resto. A chi interessa una lettura di questo tipo?
consultare anche
Due rintocchi della vecchia campana di Sergio Quinzio
a pagina 9
https://www.byterfly.eu/islandora/object/librib:555588/datastream/PDF/content/librib_555588.pdf
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