sabato 11 febbraio 2023

Nelle librerie di casa. -Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski


DESCRIZIONE

DESCRIZIONE

La biografia di Bukowski include due tentativi di lavorare come impiegato, dimissioni dal ‟posto fisso” a cinquant’anni suonati, ‟per non uscire di senno del tutto” e vari divorzi. Questi scarsi elementi ricorrono con ossessiva insistenza nella narrativa di Bukowski, più un romanzo a disordinate puntate che non racconti a sé, dove si alternano e si mischiano a personaggi e eventi di fantasia. ‟Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo,” ha scritto Beniamino Placido su ‟la Repubblica”, aggiungendo: ‟in questa scrittura molto ‘letteraria’, ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant’anni (al tempo in cui scrive questi racconti, attorno al ’70), le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco... Lui, Charles Bukowski, ‘forse un genio, forse un barbone’. Anzi, ‘io Charles Bukowski, detto gambe d’elefante, il fallito’, perché questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta”. Un pazzo innamorato beffardo, tenero, candido, cinico, i cui racconti scaturiscono da esperienze dure, pagate tutte di persona, senza comodi alibi sociali e senza falsi pudori

https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/storie-di-ordinaria-follia-1/#descrizione


https://lepenneirriverenti.altervista.org/uno-sguardo-su-charles-bukowski/


Grandezza dell’opera è indubbiamente il tono con il quale viene affrontata, vi è un perfetto equilibrio tra sarcasmo e amarezza, sempre controbilanciati. È così dunque che un evento divertente o di poco conto diviene occasione per scardinare la società e porne in risalto le sozzure, mentre da uno più serio può derivare una riflessione profonda ma allo stesso tempo altamente ironica.

(…) capace di ridere di se stesso, il che talvolta è segno di grandezza, o perlomeno è segno che può darsi che non finirai per essere uno stronzo letterario.

In fondo, non c’è nessun uomo al cento per cento sano, tutti abbiamo varie forme di pazzia e di bruttezza, delle quali non siamo coscienti, ma di cui gli altri sono consapevoli. Se ci pensi su fitto, non vivi più. 


Se mettessimo fuorilegge tutto ciò che fa diventar matta la gente, l’intera struttura sociale crollerebbe: il matrimonio, la guerra, i trasporti pubblici, il mattatoio, l’apicultura, la chirurgia, tutto quanto. Qualsiasi cosa può far diventare matta la gente poiché la società è fondata su basi false, finché non avremo ribaltato tutto, i manicomi resteranno pieni. E i recenti tagli ordinati dal nostro governatore al bilancio dei manicomi, in California, mi fanno capire che la società non ritiene suo dovere curare quelli che la società stessa ha fatto impazzire (…)


Sì, non potevo soffrire d’alzarmi alla mattina. Significava rientrare nella vita e dopo che hai passato una notte a dormire e ti sei costruito una specie di nicchia privata nel sonno, non ti va di ricominciare. Sono stato sempre solitario – sarò matto, sarò – ma per me (…) non me ne fregherebbe proprio un tubo se morissero tutti al mondo. Sì, lo so, non è carino. Ma io sarei contento (…) Dopo tutto è la gente che m’ha reso infelice. 

Nel frattempo, io scrivo di me stesso e bevo troppo, ma questo lo sapete.

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